CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Fnsi 09 Gen 2004

Interviene Cescutti contestando punto per punto le accuse del Presidente della Lombarda Andriolo

Interviene Cescutti contestando punto per punto le accuse del Presidente della Lombarda Andriolo

Interviene Cescutti contestando punto per punto le accuse del Presidente della Lombarda Andriolo

Ho letto il carteggio tra i colleghi Venchiarutti e Andriolo pubblicato sul sito della Fnsi. Andriolo, in particolare, fa uno schematico elenco di colpe a me ascrivibili che dimostrerebbero l’esito fallimentare degli otto anni della mia presidenza all’Inpgi. Vediamole in sintesi, cominciando dalla più grave. Bilanci gonfiati– Sono anni che Andriolo ad ogni esame del bilancio consuntivo, ripete le stesse critiche, sordo alle risposte mie, del Direttore generale e del dirigente del Servizio amministrazione e finanza. Qual è l’accusa? “I bilanci in attivo (31 milioni e 266.075 euro nel 2000, 42 milioni e 206.498 euro nel 2001, e 47 milioni e 294.017 euro nel 2002, ndr) non sono attendibili, perché tra le attività figurano consistenti crediti frutto delle ispezioni compiute in varie aziende editoriali. Ma questi crediti, che l’Inpgi vanta sono contestati dalle aziende, che hanno presentato ricorso in Tribunale. E dunque quegli attivi rischiano di essere costruiti sul nulla”. La preoccupazione di Andriolo potrebbe essere fondata se il Cda (di cui Andriolo – per inciso – fa parte ininterrottamente dal 1982, e cioè da quasi 22 anni) non avesse deciso, fin dal 1997, di inserire nella posta passiva dei bilanci la voce “fondi svalutazione crediti”, la quale costituisce una rassicurante cassa di compensazione che serve, appunto, a dare assoluta certezza sull’attendibilità degli attivi espressi. Diamo qualche cifra. Dal ’97 al 2002 sono stati inseriti nei bilanci consuntivi i crediti derivanti dalle ispezioni, per un totale di 97,828 milioni di euro (44,260 milioni per contributi e 53,568 milioni per sanzioni). Ebbene, il fondo svalutazione crediti per contributi, nel bilancio consuntivo 2002 era di ben 90,952 milioni di euro, pari cioè al 93% dell’intero credito vantato. Una percentuale che la società di revisione Price Waterhouse, che esamina e certifica i nostri bilanci, ha giudicato estremamente prudenziale. Anche perché l’esperienza ha dimostrato che, dopo anni di schermaglie giuridiche, i nodi arrivano al pettine. Giusto nello scorso dicembre il Tribunale civile di Roma ha riconosciuto un credito di 5,492 milioni di euro vantato dall’Inpgi nei confronti della Rai. Uso anarchico delle ispezioni – Dal ’97, quando fu rinnovato l’intero Servizio ispettivo, l’Inpgi si dedicò a rendere concreta una più incisiva presenza ispettiva. Tutte le aziende grandi e medie, e tantissime aziende di piccole dimensioni sono state visitate. In base a precisi programmi, ed anche su richiesta di intervento motivata e preventivamente verificata da parte delle strutture sindacali. Ben 415, dal ’97 al 2002, sono state le ispezioni compiute. I risultati – come dimostrano le cifre poco sopra indicate - sono stati di notevole rilievo. Mi auguro quindi che questo particolare tipo di “anarchia” continui nel prossimo futuro, a difesa innanzitutto dei giornalisti sfruttati, ma anche a tutela di quelle aziende che applicano correttamente le regole contrattuali e le leggi sul lavoro. Impoverimento progressivo dell’Inpgi – Fortunatamente è vero l’esatto contrario. Non si può certo negare che l’Istituto abbia i suoi problemi. Ad esempio, il peso dei prepensionati, che costano alla collettività degli iscritti ben 14 milioni di euro l’anno. Ma siamo anche coscienti di aver allargato in questi anni in modo consistente– con l’aiuto determinante della Fnsi e con la disponibilità della Fieg – la base degli iscritti, aumentando di conseguenza gli ingressi contributivi. Dal 2001 della Gestione principale dell’Inpgi fanno parte anche i pubblicisti con contratto di lavoro subordinato (oggi sono 1.224). Ulteriori effetti positivi sono derivati dal contratto differenziato Fnsi – Aer Anti Corallo (oggi 440 nuovi iscritti all’Inpgi) e infine proprio di recente l’Istituto è riuscito ad ottenere dal Ministero del Lavoro l’importante riconoscimento della titolarità dei contributi (che venivano invece indirizzati all’Inpdap) riguardanti i giornalisti che praticano la professione nella pubblica amministrazione. Sempre in questi otto anni l’amministrazione uscente si è fatta carico di misure per il ricupero dei colleghi disoccupati. Ciò, in un panorama generale spesso negativo, ha ridato lavoro a centinaia di colleghi (ben 553 sono stati aiutati a tornare stabilmente nelle redazioni) ed ha fatto crescere il rapporto attivi – pensionati dal parametro 2,31 del 1996 al parametro 2,72 del 2002 (2,72 giornalisti attivi per ogni giornalista pensionato). Dal 1996, infine, la riserva tecnica è cresciuta da 825 milioni di euro a 1.061 milioni calcolati nel consuntivo 2002. E tutto ciò nonostante l’onere pesantissimo dei prepensionamenti, per i quali l’Inpgi non riceve un euro di contributo. A fronte di questa realtà, mi pare azzardato parlare di “impoverimento progressivo” dell’Istituto. Prestazioni ridotte – La stabilità dell’Istituto è dunque oggi rafforzata e tranquillizzante. Ma in campo previdenziale bisogna guardare oltre il presente per assicurare garanzie anche nel futuro più lontano. Ecco il motivo della mini riforma previdenziale approvata a grande maggioranza nel settembre 2002 dal Consiglio generale (32 voti a favore, 11 contrari, un astenuto). Una riforma che è oggi all’esame delle Parti sociali e che punta a calcolare, per il futuro, la retribuzione pensionabile sulla media di tutti i contributi, senza escludere i periodi meno ricchi. Questa norma è oggi già applicata ai più giovani, a quasi 6.000 giornalisti (il 30% del totale) iscritti all’Inpgi dopo il luglio ’98. Estendendola, per il futuro, a tutti i colleghi si raggiunge una duplice garanzia: 1) nei confronti degli iscritti più lontani dalla quiescenza, che hanno il diritto di essere certi che l’Inpgi, anche fra 30 anni, potrà pagare la loro pensione; 2) nei confronti di tutti i giornalisti, anche i meno giovani, perché per tutti si potranno così conservare gli attuali migliori parametri di calcolo della pensione, che all’Inpgi sono di gran lunga superiori a quelli in vigore all’Inps. Dipendenti demotivati – Che io ricordi, in questi otto anni non c’è stato periodo più sereno dell’attuale, tra Amministrazione dell’Istituto e i Sindacati dei dipendenti. Ciò grazie all’impegno del Direttore generale, ma anche del Consiglio di amministrazione, che ha sempre cercato di premiare (e lo farà anche nel prossimo futuro, spero) lo sforzo e la passione con la quale il Personale dell’Inpgi ha affrontato la difficile metamorfosi dalla condizione pubblica a quella privatistica. Rapporti deteriorati con i giornalisti – E’ vero, delle difficoltà ci sono state e ci sono tutt’ora, da parte di gruppi di colleghi che hanno in affitto le case Inpgi. Difficoltà originate dall’aumento delle pigioni, che alla scadenza dei contratti il Consiglio di amministrazione ha approvato con due soli voti contrari. Va sottolineato comunque che gli aumenti non sono stati decisi d’imperio, ma applicati dopo una lunga trattativa con i Sindacati degli inquilini, che hanno ritenuto eque le nostre proposte ed hanno apprezzato le misure decise dall’Inpgi a tutela delle fasce più deboli. E va aggiunto anche che quando il Cda ha approvato i nuovi canoni era cosciente di affrontare possibili contestazioni. Ma non poteva essere trascurata l’esigenza di far rendere in modo adeguato – pur con le necessarie misure calmieratici – il patrimonio immobiliare che è di proprietà di tutta la categoria. * * * * * Ancora due considerazioni prima di concludere. Mi permetto di escludere che Andriolo o altri Consiglieri siano stati “maltrattati”. Anche perché sono certo che Andriolo e chi lo sostiene, in tali eventualità avrebbero saputo ben reagire e ben difendersi. Sull’inconsistenza del rischio commissariamento, infine, non ho purtroppo la ferrea certezza di Andriolo. E lo considero invece un rischio reale, che costituirebbe una sciagura per la categoria. Spero dunque che assieme, maggioranza e opposizione, cercheremo di evitare questo pericolo. Gabriele Cescutti

@fnsisocial

Articoli correlati