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Internazionale 28 Mar 2018

Kenya, si dimettono otto giornalisti: «Il governo influenza la stampa»

A lasciare il Nation Media Group (Nmg) sono fra gli altri George Kegoro, direttore della Commissione dei diritti umani keniana; Lynne Muthoni Wanyeki, direttore per l'Africa della Open Society Foundation; Nic Cheeseman, professore in una università  britannica e la scrittrice Rasna Warah.

Otto firme di punta del Nation Media Group del Kenya hanno rassegnato le dimissioni in segno di protesta per «ingerenze e interferenze del governo» nel loro lavoro, denunciando «una perdita di indipendenza dell'editoria». In un comunicato stampa di risposta, la direzione del più importante gruppo editoriale del paese rimpiange la decisione dei suoi collaboratori, sottolineando che il «Nation Media Group (Nmg) ha come fondamenta l'indipendenza dell'editoria, all'origine della sua nascita».

Il gruppo editoriale ribadisce la necessità di far rispettare i principi di «indipendenza, equità ed equilibrio» nel settore dell'informazione. A lasciare l'Nmg sono tra gli altri George Kegoro, direttore della Commissione dei diritti umani keniana, Lynne Muthoni Wanyeki, direttore per l'Africa della Open Society Foundation, Nic Cheeseman, professore di democrazia in un'università britannica e la scrittrice Rasna Warah.

Nella loro lettera di dimissioni gli editorialisti protestano per il licenziamento del caporedattore Denis Galava, allontanato dopo aver scritto un editoriale critico nei confronti della presidenza Kenyatta, e per il mancato rinnovamento del contratto del popolare vignettista Gado. Il testo fa anche riferimento al licenziamento del direttore generale dell'emittente televisiva Ntv, Linus Kaikai, dopo aver parlato di «collusione» tra il governo e manager del canale per «censurare la cerimonia di insediamento del leader di opposizione», Raila Odinga, sconfitto da Uhuru Kenyatta alle presidenziali del 26 ottobre scorso.

Sulla base di questi episodi, conclude il comunicato, «emerge un quadro preoccupante nel quale il governo è in grado di influenzare chi lavora per il gruppo, mentre la censura è un segno chiaro di intolleranza che non ci consente più di raggiungere i nostri obiettivi». (Agi – Nairobi, 28 marzo 2018)

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