CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Fnsi 30 Apr 2004

L'alta corte di giustizia d'Israele "boccia" l'apartheid professionale decisa dal Governo israeliano nei confronti dei giornalisti palestinesi

L'alta corte di giustizia d'Israele "boccia" l'apartheid professionale decisa dal Governo israeliano nei confronti dei giornalisti palestinesi

L'alta corte di giustizia d'Israele "boccia" l'apartheid professionale decisa dal Governo israeliano nei confronti dei giornalisti palestinesi

L’International Federation of Journalists ha accolto con favore la decisione della Israeli High Court of Justice di modificare le disposizioni adottate dall’ufficio stampa del Governo, discriminanti nei confronti dei giornalisti Palestinesi. I reporter Palestinesi in possesso di permessi per lavorare all’interno del territorio Israeliano, possono ora richiedere all’ufficio stampa del Governo il rilascio delle credenziali. “Questo è un primo passo verso la fine di un inaccettabile sistema di apartheid professionale imposta da Israele,” ha detto Aidan White, segretario generale dell’IFJ. “Tutti i giornalisti Palestinesi, anche quelli senza per permesso di lavoro, dovrebbe essere liberi di spostarsi liberamente e di portare avanti il proprio lavoro.” Il governo si è giustificato per quanto accaduto dicendo che le restrizioni imposte ai giornalisti Palestinesi non erano altro che un modo per proteggerli dagli eventuali pericoli che avrebbero potuto incontrare durante conferenze stampa o in luoghi sensibili. Inoltre, il capo ufficio del GPO, Daniel Seaman, ha dichiarato che “aldilà del problema della sicurezza, è illogico garantire ai Palestinesi un diritto che potrebbe aiutarli nella lotta per conquistare l’opinione pubblica.” ”I giornalisti hanno molti nemici perché la verità spesso fa male, ha detto White. “Adesso è giunto il momento di riconoscere il diritto professionale dei giornalisti Palestinesi.” L’IFJ due anni fa ha pubblicato un rapporto sulle difficoltà cui dovevano far fronte i reporter Palestinesi, i quali si erano visti negare il rilascio delle credenziali ed identificati come “potenziali terroristi”. (Traduzione di Anja Gepponi per Informazioni senza frontiere)

@fnsisocial

Articoli correlati