Battuta di arresto nella trattativa per il rinnovo del contratto Fnsi-Fieg. Dopo oltre 15 mesi di confronto e dopo aver temporaneamente accantonato la prospettiva di un rinnovo organico del principale contratto dei giornalisti a favore di un accordo ponte, immediato e solo economico della durata triennale, l'offerta presentata dagli editori è stata di 150 euro in EDR (quindi senza aumento dei minimi e senza riflessi sugli istituti contrattuali che quindi sarebbero rimasti congelati al 2012), ma con la richiesta pressante di rinnovare la normativa del salario di ingresso.
Fnsi ha ritenuto inaccettabile questa proposta per due motivi. Primo: i giornalisti hanno bisogno di un aumento contrattuale vero, che riesca ad attutire i colpi dell'inflazione (certificata al 19,3% dall'Istat tra aprile 2016 e gennaio 2025) sulle retribuzioni ferme da anni. Una categoria impoverita soprattutto se si guardano gli stipendi sotto il limite della sussistenza dei giornalisti inquadrati come corrispondenti locali (art.12) e collaboratori fissi (art.2).
Secondo: la difficoltà ad accettare ancora una volta la logica del salario di ingresso, svincolata dalla certezza di assunzioni e di stabilizzazioni a favore dei colleghi, e utile solo agli editori per risparmiare ulteriormente sulle assunzioni obbligatorie legate ai prepensionamenti ottenuti con gli stati di crisi. Prepensionamenti che, con il passaggio all'Inps delle funzioni previdenziali dei giornalisti, per gli editori sono completamente gratuiti.
Fnsi ritiene che il settore abbia necessità di un contratto che possa traghettare l'informazione nel futuro tenendo conto delle nuove sfide portate dalle Intelligenze Artificiali e affrontando i nodi, ancora non sciolti a distanza di decenni, che riguardano la tutela del diritto d'autore e del lavoro dei giornalisti quotidianamente saccheggiato dai giganti del web e non adeguatamente retribuito per gli autori nella totale inadempienza della legge sull'equo compenso. E non si può certo dimenticare la progressiva destrutturazione del contratto, indebolito dalle aziende attraverso accordi unilaterali con i lavoratori più deboli, e lo sfruttamento sempre più grave dei lavoratori autonomi e dei collaboratori coordinati e continuativi per i quali Fnsi torna a chiedere l'immediata convocazione del tavolo in sede governativa sull'equo compenso istituito dalla legge 233/2012.