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Foto: streaming da aljazeera.com
Internazionale 11 Ago 2025

Altri 5 giornalisti di Al Jazeera uccisi a Gaza, Fnsi: «La Corte penale internazionale apra un'indagine»

Israele accusava il reporter Anas Al-Sharif di essere legato ad Hamas senza però fornire prove. «Non è la prima volta che giustifica l'uccisione di cronisti nella Striscia con l'accusa di complicità con i terroristi», dicono la segretaria generale Costante e il presidente Di Trapani, che rilevano: «In assenza di prove credibili si tratterebbe di una confessione di un crimine di guerra». Stampa Romana: «Continua la mattanza di cronisti palestinesi».

«L'esercito israeliano ha rivendicato l'uccisione mirata dei giornalisti di Al-Jazeera Anas Al-Sharif e Muhammad Karika, insieme ai cameramen Ibrahim Zaher, Mohammed Noufal e Moamen Aliwa. Erano in una tenda usata dalla stampa all'esterno dell'ospedale Shifa di Gaza. Israele accusava Anas Al-Sharif di essere il capo di una cellula di Hamas senza però mai fornire prove credibili. E questo comunque secondo Israele giustificherebbe l'assassinio di altri 4 operatori dell'informazione?». Lo affermano Alessandra Costante e Vittorio di Trapani, segretaria generale e presidente Fnsi, all'indomani dell'uccisione dei reporter, domenica 10 agosto 2025.

«Del resto - proseguono - non è la prima volta che Israele giustifica l'uccisione dei giornalisti a Gaza con l'accusa di complicità con Hamas. La novità questa volta è che individua l'obiettivo militare chiamandolo per nome. A questo punto Israele ha il dovere di fornire le prove contro Anas Al-Sharif. Pubblicamente. E credibili».

L'auspicio della Fnsi «è che tutte le organizzazioni internazionali dei giornalisti, quelle in difesa dei diritti umani e le istituzioni democratiche si uniscano nel pretendere che Israele le renda pubbliche e nel chiedere alla Corte penale internazionale di aprire una indagine su questa uccisione mirata. In assenza di prove credibili - concludono Costante e Di Trapani - si tratterebbe di una confessione di una violazione di un diritto umano sancito in leggi nazionali e internazionali: la libertà di stampa. Si tratterebbe di una confessione di un crimine di guerra».

Immediata la condanna di Al Jazeera Media Network per quello che l'emittente qatariota definisce «l'assassinio mirato» dei suoi corrispondenti da parte dell'esercito israeliano, in un altro «attacco palese e premeditato alla libertà di stampa». E il direttore di Al Jazeera English, Salah Negm, dice alla BBC che «non sorprende» che Israele affermi che al-Sharif fosse un membro di Hamas, aggiungendo che «non hanno provato nulla» e che è «ridicolo» che Israele continui a chiamare «terroristi» i giornalisti di Gaza.

«Dopo aver diffamato i giornalisti di Gaza con accuse infondate di essere 'terroristi', Israele ha ucciso cinque membri dello staff Al Jazeera. Prendere deliberatamente di mira i giornalisti è un crimine di guerra. I leader israeliani devono essere ritenuti responsabili», afferma il segretario generale della Ifj, Anthony Bellanger. (mf)

Stampa Romana: «Continua mattanza giornalisti palestinesi, mobilitazione necessaria»
La mattanza di giornalisti palestinesi continua. Con l'uccisione da parte dell'esercito israeliano del corrispondente di Al Jazeera Anas Al-Sharif e di altri 4 operatori dell'informazione, obiettivi perché continuavano a raccontare l'orrore senza fine di Gaza, le morti per fame o negli agguati alla distribuzione degli aiuti dopo quelle nei bombardamenti, si aggiorna la lunga lista di colleghi caduti nella Striscia. Sono più di 230, cifra senza precedenti, neppure nei conflitti su vasta scala.
È solo grazie al lavoro di questi cronisti che la tragedia di Gaza è sotto gli occhi del mondo, visto che l'esercito israeliano ha sempre negato l'accesso ai giornalisti indipendenti, lasciando spazio agli embedded sotto controllo.
Proprio nelle ore in cui venivano uccisi Anas Al- Sharif e i suoi colleghi, sulla tv pubblica (RaiNews 24) veniva trasmessa senza filtri la conferenza stampa di Netanyahu. Episodi che devono far riflettere la categoria sul ruolo dell'informazione nei conflitti, sulla necessità di raccontare e testimoniare i fatti, di circostanziare le dichiarazioni, di sottrarsi alle pressioni delle propagande. È più che mai necessaria una vasta mobilitazione per difendere le ragioni di un'informazione libera e indipendente, il diritto e dovere di essere testimoni sul campo dei fatti.
La Segreteria dell'ASR

@fnsisocial

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