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Fnsi 19 Mar 2004

Un anno dopo l’arresto dei 75 dissidenti a Cuba, Reporter senza frontiere chiede all’Europa di mobilitarsi contro la repressione sull’isola

Un anno dopo l’arresto dei 75 dissidenti a Cuba, Reporter senza frontiere chiede all’Europa di mobilitarsi contro la repressione sull’isola

Un anno dopo l’arresto dei 75 dissidenti a Cuba, Reporter senza frontiere chiede all’Europa di mobilitarsi contro la repressione sull’isola

Il 18 marzo 2004, a un anno di distanza dall’inizio dell’ondata di arresti a Cuba, che si è conclusa con la condanna a pesanti pene detentive per 75 dissidenti, tra cui 27 giornalisti, Reporter senza frontiere ha organizzato una conferenza stampa a Bruxelles intitolata "L'Europa dice no la repressione a Cuba". A questo evento, patrocinato da Bronislaw Geremek, ex-ministro degli Affari esteri della Polonia e dallo scrittore e filosofo francese Bernard-Henri Lévy, hanno partecipato diverse personalità e testimoni venuti a denunciare la situazione dei diritti umani sull’isola. Alla conferenza stampa ha partecipato anche il regista spagnolo Fernando Arrabal. Una serie di iniziative per mobilitare l'UE e informare gli Europei Nel corso della conferenza stampa che si è tenuta al Parlamento europeo, Reporter senza frontiere ha annunciato una serie di iniziative per mobilitare l’opinione pubblica e i leader europei contro le violazioni dei diritti umani commesse dal regime di Fidel Castro. Robert Ménard, segretario generale dell’organizzazione per la difesa della libertà di stampa, ha invitato i deputati europei a firmare una "Dichiarazione di Bruxelles" nella quale si impegnano a "reclamare a gran voce la liberazione dei 75 dissidenti cubani al governo dell'Avana " e a chiedere "alla Commissione e al Consiglio europeo di mantenere una linea politica in accordo con questi obiettivi". Tra i primi firmatari della " Dichiarazione ", si leggono i nomi di Daniel Cohn-Bendit, Presidente del gruppo dei Verdi/ALE (Alleanza Libera europeare), Emma Bonino, del gruppo radicale dei non-iscritti (NI), Pervenche Berès, Vice-presidente del gruppo del Partito Socialista Europeo (PSE), Graham Watson, Presidente del Partito europeo dei liberali, democratici e riformatori (ELDR), José Ribeiro e Castro, del gruppo dell’Unione per l’Europa delle Nazioni (UEN), Gérard Deprez, del Partito Popolare europeo (PPE), e di Jules Maaten, dell'ELDR. Contestualmente, Reporter senza frontiere ha annunciato il lancio di una campagna di affissione per sensibilizzare i turisti europei sulla situazione cubana. Poiché ogni anno almeno 800mila turisti europei visitano l’isola, Reporter senza frontiere li invita a interessarsi a Cuba al di là dei facili cliché. Il manifesto della campagna presenta una ragazza su una spiaggia con una t-shirt sulla quale si può leggere "Cuba Si, Castro No", con la seguente spiegazione : "Per le vostre vacanza siete tentati da Cuba, dalle sue spiagge da sogno e dai suoi ritmi scatenati? Attenzione ! Oltre ai cliché, il sole cubano non brilla per tutti. Nel marzo 2003, il regine castrista ha arrestato e condannato a pesanti pene detentive quasi 80 giornalisti, dissidenti e difensori dei diritti umani. Per aver osato parlare di democrazia nel loro paese, alcuni di loro dovranno trascorrere 28 anni dietro le sbarre... Siate consapevoli quindi al momento di scegliere dove trascorrere le vacanze!" Reporter senza frontiere ha presentato inoltre "Cuba, il libro nero", pubblicato in occasione di questo primo "anniversario". Questo libro, diffuso nei paesi francofoni, contiene i rapporti di diverse associazioni dei diritti umani (Amnesty International, Comisión Cubana de Derechos Humanos y Reconciliación Nacional, Human Rights Watch, Pax Christi, Reporter senza frontiere), che descrivono come funziona il regime castrista e fanno il punto sulla portata dell’ondata repressiva che ha colpito gli oppositori nella primavera del 2003. Il libro nero presenta anche degli estratti della legislazione cubana utilizzata per reprimere le libertà individuali. Nel libro nero infine, si citano i principali manifesti con i quali la dissidenza, accusata di essere un "agente dell’imperialismo" americano, tenta di condurre Cuba verso la transizione democratica. L’intervento delle personalità e dei testimoni per denunciare le violazioni dei diritti umani La conferenza stampa è stata aperta dall’ex-dissidente polacco Bronislaw Geremek, in considerazione della prossima entrata nell’Unione europea (1° maggio 2004) di otto paesi che appartenevano all’ex-blocco sovietico. Tenuto conto della loro storia, questi Stati lavoreranno in seno all'UE per mantenere la questione dei diritti umani al centro delle relazioni con Cuba. L'intervento di Geremek è stato seguito da quello dello scrittore e filosofo francese Bernard-Henri Lévy, che si è espresso sul rapporto che lega gli intellettuali europei a Cuba. Elizabeth Burgos, esperta di America latina, ha fatto una breve sintesi della repressione imposta dal regime castrista fin dall’inizio. In occasione di questo primo anniversario, Reporter senza frontiere voleva dare la parola alle vittime. Molte madri di giornalisti o dissidenti attualmente prigionieri che appartengono all’associazione Madri e donne contro la repressione (Madres y Mujeres Anti Represión, M.A.R., con sede a Miami), hanno preso la parola. Humberto Medrano, ex-direttore del quotidiano Prensa Libre chiuso nel 1960 dalle autorità castriste, è intervenuto per spiegare come il regime ha imposto un sistema di stampa totalitario fin dai primi anni della Rivoluzione. Queste testimonianze si sono concluse con la lettura fatta dal regista spagnolo Fernando Arrabal di un testo intitolato "Monologo del colpevole", scritto dal giornalista e poeta Raúl Rivero. Vincitore del premio Reporter senza frontiere-Fondation de France nel 1997, Raúl Rivero è una delle figure più importanti del giornalismo indipendente a Cuba. Arrestato il 20 marzo 2003, è stato condannato a 20 anni di carcere. 18 marzo 2003 : Cuba diventa la più grande prigione del mondo per i giornalisti A Cuba, la Costituzione prevede che sia autorizzata solo la stampa ufficiale. Da molti anni, alcune agenzie di stampa indipendente tentano di contestare questo monopolio dello Stato sull’informazione. Non potendo pubblicare le loro informazioni sull’isola, queste agenzie le inviano all’estero dove sono riprese dalla stampa o dai siti Internet. Nel corso dell’ondata di arresti del marzo 2003, sono stati arrestati 27 giornalisti indipendenti, che si sono aggiunti ai tre già detenuti. Accusati di "atti contro l’indipendenza e l’integrità territoriale dello Stato" (articolo 91 del codice penale), sono stati condannati a pene detentive (dai 14 ai 27 annni di carcere), al termine di un processo sommario. Questi giornalisti sono accusati di fare il gioco degli Stati-Uniti per aver pubblicato delle informazioni che offrivano una visione diversa, in particolare su temi come la violazione dei diritti umani o la vita quotidiana a Cuba, da quella presentata dalla stampa ufficiale Dopo la condanna, i giornalisti e i dissidenti arrestati lo scorso anno sono stati trasferiti in carceri distanti centinaia di chilometri dal loro domicilio. " Una seconda condanna ", sostengono le famiglie dei prigionieri, a causa dei lunghi e costosi trasferimenti sull’isola. I prigionieri sono sottoposti a un regime di massima sicurezza e le visite dei familiari sono autorizzate solo una volta ogni tre mesi (invece che ogni tre settimane). Tutti i prigionieri denunciano condizioni di detenzione disumane (violazioni delle più elementari norme igeniche, celle infestate da topi, assenza di cure mediche, pessima alimentazione, mancanza di acqua, censura della corrispondenza…). Alcuni di loro, come il prigioniero Oscar Espinosa Chepe, sono gravemente malati. Le ultime informazioni provenienti dall’isola riguardano Ivan Hernández Carrillo, dell'agenzia Patria, detenuto nel centro penitenziario provinciale di Holguín (al centro dell’isola). Dal 23 febbraio al 14 marzo 2004, questo giornalista è entrato in sciopero della fame per esigere il trasferimento in un’altra sezione del carcere dopo aver ricevuto minacce di morte da parte di altri detenuti ed essere stato seviziato dai secondini. Per solidarietà, altri due dissidenti detenuti a Holguín sono entrati in sciopero della fame il 2 marzo scorso : il giornalista Adolfo Fernández Saínz e l’oppositore Alfredo Domínguez Batista. In seguito alla promessa di accogliere le loro rivendicazioni, i tre uomini avrebbero deciso di mettere termine alla loro protesta. In una pagina speciale del sito internazionale di Reporter senza frontiere (www.rsf.org) intitolata "Cuba, la più grande prigione del mondo per i giornalisti ", gli internauti possono trovare tutte le informazioni sui giornalisti prigionieri, le reazioni internazionali provocate dalle loro condanne e un dossier sul controllo dell’informazione a Cuba.

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