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Giornalisti 05 Apr 2016

Vatileaks, la Questura vieta il presidio per Nuzzi e Fittipaldi. Fnsi e Usigrai: «Saremo comunque vicino ai colleghi»

La Questura di Roma ha vietato il presidio a sostegno di Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi organizzato da Articolo21, Fnsi, Usigrai, comitato “No Bavaglio” e gruppo “Pressing Giornalisti in rete” in occasione della nuova udienza del procedimento che vede coinvolti i due giornalisti. «Esprimeremo comunque, nelle forme opportune e nel rispetto della legge, la nostra vicinanza ai colleghi», ribattono Raffaele Lorusso, Giuseppe Giulietti e Vittorio Di Trapani.

La Questura di Roma ha vietato il presidio a sostegno di Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi organizzato da Articolo21, Fnsi, Usigrai, comitato “No Bavaglio” e gruppo “Pressing Giornalisti in rete” in occasione della nuova udienza, in programma domani, del procedimento che vede coinvolti i due giornalisti.
«La Fnsi, l'Usigrai e Articolo 21 esprimeranno comunque, nelle forme opportune e nel rispetto della legge, la loro vicinanza ai colleghi Nuzzi e Fittipaldi in occasione della nuova udienza del processo Vatileaks», ribattono Raffaele Lorusso, Giuseppe Giulietti e Vittorio Di Trapani, segretario e presidente della Federazione nazionale della stampa e segretario dell’Usigrai.
«Il diniego dell'autorizzazione da parte della Questura ad un presidio davanti al tribunale vaticano - proseguono - non può far venir meno il dovere di essere vicini a due colleghi coinvolti in un processo sbagliato e ingiusto».

VatiLeaks: No Questura presidio giornalisti; Articolo21, "Ci saremo"
La Questura di Roma non ha dato l'autorizzazione a sigle sindacali dei giornalisti per un presidio da tenersi domani alle 10 all'esterno del Tribunale Vaticano in concomitanza con una nuova udienza del processo VatiLeaks che vede imputati, con l'accusa di violazione del segreto di Stato, anche i giornalisti Emiliano Fittipaldi, dell'Espresso, e Gianluigi Nuzzi, de Il Giornale. "Apprendiamo con stupore e indignazione la decisione della Questura di Roma", dicono in una nota le associazioni Articolo 21 e Pressing NoBavaglio, preannunciando che "ci saremo lo stesso". Nel comunicato viene riferito che "non è stata accolta neanche la richiesta di concordare una collocazione più distante rispetto alla sede vaticana, nonostante avessimo chiarito che saremmo restati in territorio italiano e che la nostra presenza avrebbe avuto, ovviamente, la forma più tranquilla e pacifica". Dalle due associazioni arriva quindi la protesta "contro un provvedimento che arriva da un organo che dovrebbe tutelare il rispetto delle norme italiane, a cominciare dal diritto sancito dalla nostra Costituzione di esprimere le proprie opinioni. Non restiamo in silenzio e non riteniamo di rinunciare ad essere con i due giornalisti, che domani accompagneremo all'appuntamento come annunciato, e come facciamo e faremo sempre con tutti i cronisti sotto attacco".
Quindi viene rivolto un invito a Fnsi, UsigRai e a "tutte le forze politiche e sociali che credono ancora nel significato dell'articolo 21 della nostra Carta" a condividere la protesta "presso la Questura e tutti gli organi competenti e ad essere presenti con noi domani alle 10 al fianco di Nuzzi e Fittipaldi, che, ricordiamo, rischiano una condanna fino a otto anni per aver svolto semplicemente il diritto/dovere di dare notizie che hanno quel requisito di 'rilevanza sociale e di pubblico interesse' e che, peraltro, giorno dopo giorno si dimostrano talmente fondate da vedere aperto un fascicolo presso la stessa procura vaticana sui fatti ricostruiti". E un appello è rivolto al Papa "perché intervenga, con un atto 'motu proprio' per porre fine a questo processo contro la libertà di stampa". A loro volta i vertici di Fnsi e Usigrai in una nota dicono che "esprimeranno, nelle forme opportune e nel rispetto della legge, la loro vicinanza ai colleghi Nuzzi e Fittipaldi in occasione della nuova udienza del processo Vatileaks, prevista per domani. Il diniego dell'autorizzazione da parte della Questura ad un presidio davanti al Tribunale vaticano - osservano - non può far venir meno il dovere di essere vicini a due colleghi coinvolti in un processo sbagliato e ingiusto". (Agi - Roma, 5 aprile 2016)

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