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Giudiziaria 27 Nov 2006

Agrigento: condannati due giornalisti per aver pubblicato notizie su una inchiesta Una nota congiunta di Luigi Ronsisvalle (Fnsi) e Alberto Cicero (Assostampa Sicilia) Solidarietà ai colleghi dai Cdr

Agrigento, 27 novembre - Il gip del tribunale di Agrigento, Luigi Patronaggio, accogliendo la richiesta della procura, ha emesso un decreto penale di condanna (10 giorni di arresto convertita in 380 euro di ammenda), la cui pena è stata condonata, nei confronti dei giornalisti Dario Broccio, de 'La Sicilia' e Gerlando Cardinale, del 'Giornale di Sicilia'. I cronisti sono accusati di aver pubblicato la notizia della chiusura della fase delle indagini preliminari relativa ad un'inchiesta su una presunta truffa miliardaria ai danni del Comune di Agrigento.

Agrigento, 27 novembre - Il gip del tribunale di Agrigento, Luigi Patronaggio, accogliendo la richiesta della procura, ha emesso un decreto penale di condanna (10 giorni di arresto convertita in 380 euro di ammenda), la cui pena è stata condonata, nei confronti dei giornalisti Dario Broccio, de 'La Sicilia' e Gerlando Cardinale, del 'Giornale di Sicilia'. I cronisti sono accusati di aver pubblicato la notizia della chiusura della fase delle indagini preliminari relativa ad un'inchiesta su una presunta truffa miliardaria ai danni del Comune di Agrigento.

Nel procedimento sono indagati, fra gli altri, ex amministratori e tecnici comunali. La vicenda era già nota da anni, essendo stata oggetto di attenzioni anche dalla Commissione nazionale antimafia, attraverso i resoconti di cronaca e alle polemiche nate durante le sedute del Consiglio comunale. Su questa vicenda i giornalisti agrigentini hanno puntato la loro attenzione, chiedendo anche un incontro con il procuratore della Repubblica, Ignazio De Francisci. "Appare del tutto insussistente - afferma Dario Broccio - il segreto istruttorio che, a dire dei magistrati, sarebbe stato violato dato che l'articolo da me firmato informava l'opinione pubblica che l'indagine preliminare era stata chiusa dalla Procura della Repubblica. E l'avviso della sua chiusura era stato notificato agli indagati già alcuni giorni prima della pubblicazione dell'articolo. Per non parlare del fatto che la notizia, come spesso accade, prima di essere pubblicata sui giornali era già stata ampiamente diffusa, il giorno precedente, dalle emittenti locali". "Ritengo - aggiunge - a dir poco inquietante questo episodio che rappresenta, a mio parere, una abnorme mortificazione del dovere di cronaca e, soprattutto, del diritto dei cittadini ad essere informati". (ANSA) Palermo, 27 novembre - "Perseguire e condannare i cronisti per decreto, con una inedita scorciatoia burocratica rappresenta una deriva giustizialista di estrema pericolosità". Lo affermano in una nota congiunta il segretario nazionale aggiunto della Federazione nazionale della Stampa, Luigi Ronsisvalle, e il segretario regionale dell'Assostampa, Alberto Cicero. "Infliggere il carcere ai giornalisti colpevoli solo di avere pubblicato notizie ufficiali già note da tempo, e di indubbio interesse pubblico - prosegue la nota - determina un gravissimo danno non solo al singolo cronista ma all'intero sistema dell' informazione. La decisione della Procura di Agrigento di intervenire così duramente nei confronti di due cronisti agrigentini, il cui comportamento professionale resta ineccepibile costituisce un precedente grave e inquietante". "Tanto più grave e inquietante - aggiungono Ronsisvalle e Cicero - se si tiene conto che la stessa Procura che con tanta solerzia ha chiesto e ottenuto l' arresto dei giornalisti poi convertito in ammenda è solita convocare i cronisti per rendere noti i risultati di operazioni che, secondo la logica degli stessi uffici, dovrebbero invece essere coperti dal segreto istruttorio". "Un comportamento contrastante e inaccettabile che - conclude la nota - di fatto, impone una censura al dovere dei giornalisti di informare i lettori correttamente e tempestivamente e non secondo i tempi scanditi dalle apparizioni televisive di inquirenti e investigatori". (ANSA). Catania, 27 novembre - Il Cdr de 'La Sicilia' in una nota "stigmatizza con forza" la vicenda dei colleghi Dario Broccio e Gerlando Cardinale, "fatti oggetto - sottolinea - di una vicenda che mira a imbavagliare la stampa e privati del sacrosanto diritto alla difesa, essendo stati condannati d'ufficio". Il Cdr offre ai colleghi "la propria totale e incondizionata solidarietà, ed invita l'Ordine dei giornalisti, la Fnsi, le Associazioni della Stampa, tutti i colleghi e la classe politica "affinché ci si adoperi sempre e comunque per difendere la libertà di stampa e si modifichino le norme in questione". "Una stampa libera, baluardo della democrazia - afferma la nota - è infatti sempre una garanzia sia per il singolo, sia per la collettività". "Da tempo - sottolinea la nota del Cdr - si assiste a un continuo tentativo di limitare la libertà di stampa, nel suo diritto, ma soprattutto nel suo dovere, di informare i cittadini. Nel caso specifico, peraltro, l'interesse pubblico e oggettivo della notizia era indiscutibile, in quanto riguardante fatti che configuravano una ipotesi di truffa ai danni del Comune e, quindi della collettività. I cittadini avevano quindi il diritto di venire a conoscenza dei fatti che riguardavano la cosa pubblica. La legge prevedeva già giuste tutele per i singoli che si sentissero lesi nei loro diritti da parte dei media". "Purtroppo, le nuove tendenze della legislazione, estremamente limitative nei confronti dei giornalisti che si occupano di cronaca nera e giudiziaria - conclude il Cdr de La Sicilia - non tutelano tanto i diritti sacrosanti dei singoli a non essere condannati sui media prima del giudizio, ma mirano a impedire il sacrosanto diritto-dovere all'informazione, diritto-dovere sacrosanto e insopprimibile soprattutto quando questo, come nel caso specifico, riguarda fatti di indiscutibile rilevanza pubblica e, peraltro, già di pubblico dominio". (ANSA) Palermo, 27 novembre - Il Comitato di redazione del Giornale di Sicilia "esprime solidarietà ai colleghi Dario Broccio, de 'La Sicilià, e Gerlando Cardinale, collaboratore del Giornale di Sicilia", condannati per avere fatto il loro dovere di cronisti, per avere informato correttamente i lettori su una vicenda che, peraltro, era di dominio pubblico". "Ancora una volta - si legge nella nota del Cdr - la libertà di stampa e la libertà di informare vengono messe in discussione e risultano minacciate da provvedimenti che suscitano forti perplessità". (ANSA)

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