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Internazionale 26 Lug 2006

Cina, le spine della pubblicità nel mercato più promettente

Mercato che promette una crescita illimitata, la Cina, coi suoi 1,3 miliardi di persone, non conosce l’alfabeto latino.

Mercato che promette una crescita illimitata, la Cina, coi suoi 1,3 miliardi di persone, non conosce l’alfabeto latino.

Per le agenzie di pubblicità, la Cina è dunque terra complicata. Tradurre in cinese gli spot è arduo, perché ognuno dei 50.000 segni ha un significato ben preciso e la pronuncia varia molto tra i vari dialetti. L’agenzia Nomen International di Duesseldorf si è specializzata nel tradurre i nomi dei marchi. Spiegano che occorre sviluppare 10.000 varianti di un progetto perché, alla fine, se ne possa scegliere uno. Particolarmente riuscite le trascrizioni di Siemens (xi-men-zi: porta d’Occidente), di Bmw (bao-ma: cavallo prezioso) e di Mercedes-Benz (ben-shi: andare veloci e sicuri). Grosse difficoltà per la Hoechst, azienda chimica: la prima versione suonava ai cinesi come “ti voglio ingannare”, la seconda ricordava la pronuncia cinese del nome Hitler. Problemi anche per la Pfizer: quando ha voluto pubblicizzare il Viagra, la trascrizione “Wanaikè” suonava come “ospite che fa l’amore migliaia di volte”, davvero inaccettabile per i riceventi. E’ importante, spiega l’agenzia, trovare trascrizioni che abbiano un significato positivo che si accordi col prodotto e che però, nella pronuncia, ricordino il marchio occidentale. Anche i prodotti più semplici possono presentare problemi: i cinesi non sanno cosa siano i panini. (9Colonne)

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