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La copertina dello studio (particolare)
Istituzioni 16 Dic 2021

Così i principali Paesi d'Europa sostengono l'editoria: uno studio del Die

La crisi dovuta al Covid-19 ha evidenziato e acuito le fragilità  del settore, non solo in Italia. «Il fatto che la generalità  degli Stati abbia istituito (o previsto) misure ad hoc per far fronte all'emergenza sanitaria denota la necessità  di strumenti normativi per mettere in atto strategie di finanziamento per tutelare l'indipendenza dei media e rafforzare il pluralismo», si osserva nel documento.

Uno studio per esaminare le peculiarità, le analogie e le divergenze dei sistemi di sostegno pubblico al settore dell'editoria presenti in otto Paesi europei (Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Norvegia, Regno Unito e Svezia) con l'obiettivo di comparare il sistema di sostegno pubblico all'editoria vigente in Italia con quello di tali Paesi. Lo ha realizzato il Dipartimento per l'Informazione e l'Editoria della presidenza del Consiglio dei ministri, aggiornando al 2020 una precedente rilevazione.

Dal rapporto (pubblicato sul sito del Dipartimento) emerge, in primo luogo che le forme di sostegno pubblico all'editoria nei diversi Paesi analizzati, oltre ad essere rimaste operative anche dopo il periodo di crisi economica, sono risultate integrate o rafforzate durante la crisi pandemica. Ciò, evidenzia il Die, colloca la legislazione italiana di settore sulla stessa lunghezza d'onda di diversi Paesi europei.

E lo stesso vale anche per il futuro. Sulla base dei dati raccolti risulta evidente, infatti, come i governi non soltanto siano propensi a mantenere gli impianti originari di interventi pubblici a favore dell'editoria dopo il 2020, ma anche ad ampliarli.

Il secondo quesito che ha spinto il Dipartimento a realizzare l'analisi comparata è se il quadro di interventi pubblici adottato in Italia a sostegno dell'editoria sia collocabile o meno all'interno di un panorama europeo. «La risposta è, inequivocabilmente, affermativa», la risposta fornita dai dati.

«La crisi dovuta al Covid-19 – spiega il Die – ha evidenziato e notevolmente acuito le fragilità del settore editoriale che erano già presenti in precedenza, tanto in Italia quanto nei restanti Paesi europei. Il fatto che la generalità degli Stati oggetto dello studio abbia istituito (o previsto) misure ad hoc per far fronte all'emergenza sanitaria denota la necessità di strumenti normativi per mettere in atto strategie di finanziamento a favore dell'editoria per tutelarne l'indipendenza e rafforzare il pluralismo».

Nota dolente riguarda, infine, il posizionamento dell'Italia rispetto agli altri Paesi oggetto dello studio in termini di risorse stanziate a sostegno del settore, tra interventi diretti, indiretti e temporanei legali all'emergenza pandemica, in rapporto alla popolazione o all'incidenza sul Pil.

Un esempio: con 1,49 euro di risorse dirette pro capite impiegate a favore dell'editoria, l'Italia è penultima nella classifica stilata dal Dipartimento per l'Editoria, ben lontana da quanto investono Danimarca, Svezia e Norvegia. Anche se va un po' meglio prendendo in considerazione sia le misure dirette strutturali che le misure temporanee, dirette e indirette, varate in occasione dell'emergenza pandemica: si arriva a 3,89 euro pro capite e si risale di un gradino la classifica, al terzultimo posto.

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