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Fnsi 26 Ott 2004

Diffamazione: passa alla Camera il testo di legge, ancora alcuni punti di disaccordo Quarto Potere contro una brutta riforma Siddi (Fnsi): “La sospensione del giornalista deciso dal giudice, è un neo da eliminare

Diffamazione: passa alla Camera il testo di legge, ancora alcuni punti di disaccordoQuarto Potere contro una brutta riformaSiddi (Fnsi): “La sospensione del giornalista deciso dal giudice, è un neo da eliminare"

Diffamazione: passa
alla Camera
il testo di legge,
ancora alcuni punti
di disaccordo
Quarto Potere contro una brutta riforma
Siddi (Fnsi):
“La sospensione
del giornalista
deciso dal giudice,
è un neo da eliminare"

Il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Paolo Serventi Longhi, ha dichiarato: “L’approvazione della Legge sulla diffamazione alla Camera rappresenta certamente un passo in avanti sulla strada che deve portare alla definizione di una moderna normativa che, allo stesso tempo, difenda il diritto dei cittadini a vedere garantita la propria onorabilità, e allo stesso tempo affermi solennemente i principi della libera informazione e del diritto di cronaca. La cancellazione di ogni ipotesi di pene detentive per i giornalisti e la fissazione di tetti ai risarcimenti danni elimina due grossi ostacoli alla libertà di espressione. La Legge, così come è stata approvata dalla Camera, deve però essere modificata nel dibattito al Senato. In particolare, preoccupa che sia affidata al giudice la responsabilità di comminare la pena accessoria dell’interdizione temporanea dalla professione giornalistica in taluni casi particolarmente gravi. Occorre difendere il ruolo di autogoverno deontologico della categoria affidato all’Ordine dei giornalisti che, solo, ha il potere di sanzionare le violazioni alla correttezza professionale. Occorre anche rivedere alcuni dei tetti ai risarcimenti danni in seguito agli emendamenti peggiorativi introdotti durante la discussione alla Camera. Per queste ragioni, d’intesa con l’Ordine dei giornalisti e con l’Unione Nazionale Cronisti Italiani, ci riserviamo di proporre emendamenti migliorativi in sede di discussione al Senato”. Occorre dare un giudizio negativo sulla riforma del reato di diffamazione, attualmente all’esame del Parlamento. Quarto Potere chiede un forte intervento del sindacato dei giornalisti per evitare che la legge venga approvata nel testo attuale. In questo senso si attiveranno i delegati al Congresso Fnsi che saranno eletti (a Milano si vota sabato 23, domenica 24 e lunedì 25 ottobre) nella lista di Quarto Potere. Due le considerazioni. 1) E' una brutta riforma. I giornalisti evitano la reclusione - cosa positiva - ma è prevista in modo automatico, in caso di condanna (anche solo in primo grado), l'interdizione dall'esercizio della professione da uno a sei mesi. Come potrà vivere un giornalista durante questo periodo? I cronisti così lavoreranno sempre senza serenità e con l’incubo di perdere lo stipendio. 2) La pena sarà ancor più pesante - addirittura triplicata - se a sentirsi diffamati sono i cosiddetti poteri forti: guai al giornalista che tocca politici e magistrati! Si passa quindi dell'infausto circuito mediatico-giudiziario degli Anni '90 (i giornalisti "postini" dei magistrati) a un nuovo circuito ancor più nefando: chi tocca i poteri forti muore. Questa riforma non deve passare: invitiamo tutti i giornalisti a impegnarsi per impedirla. “La nuova legge sulla diffamazione approvata alla Camera dà un senso e un rilievo alla rettifica, la quale assume un valore decisivo al fine della non applicazione di sanzioni limitative della libertà d’informazione. E’ una soluzione di civiltà. La rettifica che consente di correggere eventuali errori (perché spesso l’accusa di diffamazione o è strumentale o trae origine da errori non voluti) è un’attività riparatrice efficace. E quando abusi ci sono, l’Ordine professionale, se chiamato, può intervenire efficacemente con le sanzioni previste dalla legge: dalla censura alla sospensione per i casi più gravi. Il punto debole della legge - frutto di un compromesso che comunque è un grande passo avanti sul terreno del diritto della libertà dell’informazione - è la previsione del potere di stabilire anche una sospensione temporanea della professione affidata al giudice. Questa è un’enormità, che chiediamo venga rimossa dal Senato. Abbiamo l’Ordine professionale, organo di autogoverno della professione, disciplinato da una legge dello Stato incardinata sui principi della nostra Costituzione, che è competente in materia e non ne può essere espropriato. Ritengo che il giudice debba rimandare all’organo di autogoverno della categoria l’eventuale applicazione di sanzioni che possano anche portare alla inibizione temporanea della professione, soltanto per casi gravissimi, e per altri provvedimenti di cautela con una gradualità di interventi previsti dall’ordinamento. Agendo con queste modalità, c’è infatti non l’esenzione da qualsiasi impunità ma un intervento sulla credibilità del giornalista. Il giornalista chiamato, a rettificare, a correggere o che è sanzionato dall’ordine dei giornalisti è un giornalista che perde credibilità, vera carta di forza della sua attività professionale. Quando la credibilità viene meno o è intaccata, viene meno la risorsa importante dell’informazione libera. Queste è il vero deterrente per l’informazione cattiva o non corretta. Ma vogliamo che non si possa assumere per informazione cattiva l’informazione che non piace o che è scomoda a qualcuno che non voglia essere disturbato, per poi perseguirla con leggi liberticide, con la minaccia addirittura del carcere o con sanzioni fuori luogo come la sospensione professionale decisa da un terzo, come il giudice di un tribunale”.

@fnsisocial

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