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Lutto 16 Dic 2008

E’ morto Carlo Caracciolo: uno dei protagonisti dell'impegno civile e culturale in Italia Franco Siddi e Roberto Natale esprimono il cordoglio della Fnsi Oggi a Roma i funerali

La sua vita è stata paragonata a un grande romanzo borghese: Carlo Caracciolo, morto a 83 anni nella sua casa a Roma, viene considerato un protagonista di un'Italia fatta di impegno civile e di profonda passione per la cultura e la politica. Il Principe di Castagneto, Duca di Melito, ha legato la propria storia a quella di un gruppo editoriale e di un giornale, l'Espresso e La Repubblica.

La sua vita è stata paragonata a un grande romanzo borghese: Carlo Caracciolo, morto a 83 anni nella sua casa a Roma, viene considerato un protagonista di un'Italia fatta di impegno civile e di profonda passione per la cultura e la politica. Il Principe di Castagneto, Duca di Melito, ha legato la propria storia a quella di un gruppo editoriale e di un giornale, l'Espresso e La Repubblica.

Una vicenda che iniziò con un colpo di fortuna: era il 1956 quando Adriano Olivetti cedette a titolo gratuito le azioni dell'Espresso all'appena trentenne Caracciolo, fino a quel momento coinvolto solo nella gestione pubblicitaria della rivista. Il principe divenne così azionista di maggioranza della società e più di vent'anni dopo, insieme all'amico Eugenio Scalfari, diede forma e sostanza al progetto di un nuovo quotidiano: La Repubblica. Caracciolo descriveva se stesso con grande ironia; scherzava sui titoli nobiliari; parlava in modo aperto della passione per le donne e delle sue idee politiche. Un capitolo a parte merita l'amicizia di una vita con Gianni Agnelli: un rapporto intenso andato oltre il legame familiare. La sorella di Carlo, Marella, sposò infatti l'Avvocato nel 1953. Caracciolo - nel libro L'editore Fortunato - raccontava così il primo incontro con Agnelli: ''Gli inizi dell'amicizia con Gianni, che sarebbe durata un'intera vita, posso collocarli nei primissimi anni Cinquanta. Lui, nato nel '21, aveva quattro anni più di me. La cosa che di lui più m'impressionava era l'enorme desiderio di piacere. Aveva una vitalità straripante, quasi pericolosa. Era un giovane gaio, con disponibilità economiche ovviamente inesauribili cui facevano riscontro poche occupazioni''. Proprio quest'anno, in una intervista a Claudio Sabelli Fioretti (La Stampa, 10 gennaio 2008), Caracciolo usava toni lievi e divertenti per parlare della sua vita . Chi la chiama Principe?: ''Nessuno. Solo i posteggiatori. Tutto sotto sterzo, Principe'''. Un titolo utile soprattutto per rimorchiare le americane. Dell'infanzia, rievocava le lunghe passeggiate a cavallo nella steppa in Turchia, poi in Svizzera quando suo padre divenne console a Lugano. E soprattutto fotografava un'immagine: ''Mio padre che partiva, l'8 settembre, per raggiungere gli alleati a Napoli. Divenne poi sottosegretario nel primo governo Badoglio''. Altra pagina importante dell'album dei ricordi di Caracciolo, la scelta di stare nella Resistenza, con i partigiani della Brigata Matteotti: ''L'ho fatto per un anno. Sono anche stato fatto prigioniero. Avevo visto un gruppetto di combattenti che portavano dei fazzoletti rossi al collo. Li avevo rimproverati: 'Non sapete che è proibito?'. Erano fascisti, mascherati da partigiani''. Il Principe forse uccise: ''Eravamo in una baita in montagna. Sentii sparare, uscii di corsa, senza scarpe, vidi uno che mi puntava un mitra contro. Riuscii a sparare prima di lui e scappai. Ma prima lo vidi cadere''. Non si definiva un fuoriclasse dell'editoria ma un uomo intellettualmente vivace, non un comunista ma di sinistra, fortunato ma anche laborioso. Gli piaceva il poker e giocava con Gigi Melega, Jas Gawronski, Claudio Rinaldi. Caracciolo con schiettezza riconosceva di essersi ''un po' dispiaciuto'' quando Carlo De Benedetti gli chiese di farsi da parte e di chiudere la sua esperienza alla presidenza del gruppo l'Espresso. Spiegava di capire senza condividerle alcune scelte fatte da Repubblica, come quella di seguire la linea della fermezza nel sequestro Moro, precisava che era stato Scalfari e non lui a ''innamorarsi'' di Ciriaco De Mita, mentre di Silvio Berlusconi diceva: ''Svelto, spregiudicato, pieno di fantasia. Non coraggioso. Insopportabile quando racconta barzellette''. Berlusconi è stato suo nemico nella cosiddetta guerra di Segrate per il controllo del gruppo Mondadori, una ferita rimasta aperta e che lui raccontava con queste parole: ''Girava la voce che Berlusconi stava concludendo un accordo con Cristina e Luca Formenton nonostante i Formenton avessero firmato un accordo con De Benedetti. Un giorno Berlusconi mi invitò a cena. Io, prima della cena, vidi Luca Formenton il quale mi smentì le voci. Mezz'ora dopo Berlusconi mi disse: 'Carlo, abbiamo chiuso l'accordo con i Formenton'. Io gli dissi: 'Sei un mascalzone e finiremo davanti al giudice'. E lui: 'Deciderà il giudice'''. Infine, le donne: ne ha avute tante ma - precisava - sempre con la discrezione e lo stile di un principe; infedele e geloso allo stesso tempo, incorse in un incidente piuttosto singolare: ''In un night-club, incontrai una signora con la quale andavo a letto. La invitai a ballare ma il marito si arrabbiò: 'Mascalzone! Maleducato!'. Uscimmo fuori e ci prendemmo a cazzotti. La mattina dopo all'alba ricevetti una visita: 'Sono il padrino, scelga l'arma per il duellò. Io gli dissi: 'Ci mettiamo a giocare con gli spadoni?''. Così mi sfidò a duello anche il padrino'''. Una vena inesauribile, una passione infinita per il mondo dei giornali e le sue sfide sempre nuove: l'ultima, a gennaio del 2007 a Liberation al fianco dell' azionista di maggioranza Edouard de Rothschild. Il principe acquista a titolo personale il 33,3% del quotidiano francese, diventa il secondo azionista, e investendo cinque milioni di euro nella ricapitalizzazione. L'ultima avventura di Caracciolo. La gente - gli chiede infine Sabelli Fioretti - dice che lei è freddo, cinico e anche cattivo. È vero? ''No, sono buono'', la sua risposta. (ANSA) Roma, 16 dicembre - I funerali di Carlo Caracciolo, si svolgeranno domani a Roma alle ore 12, alla Chiesa di San Bartolomeo all'Isola Tiberina. Dalle ore 15 camera ardente alla cappella di San Benedettino in piazza in Piscinula. Il Segretario Generale e il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi e Roberto Natale, comunicano: “A nome della Federazione Nazionale della Stampa Italiana esprimiamo la partecipazione più sentita al lutto per la scomparsa dell’editore Carlo Caracciolo e ai familiari e a quanti più gli sono stati vicino anche il nostro personale cordoglio in ricordo di uomo importante, di un editore sapiente, capace di grandi sfide intellettuali e imprenditoriali a promozione e sostegno di un’informazione pluralista e libera. Carlo Caracciolo è stato per il Sindacato dei giornalisti un uomo che apparteneva all’altra parte del campo, quello della Fieg, ma lo è stato sempre da interlocutore acuto, attento all’ascolto, dotato di una straordinaria ‘moral suasion’ verso i suoi colleghi editori e verso gli altri protagonisti di sistema, alla ricerca di equilibri nuovi. Un editore puro, democratico, protagonista di scommesse straordinarie che ha più volte vinto. Anche la scommessa con la morte l’aveva vinta più volte, da partigiano, da uomo esposto a rischi di grandi contrasti civili, da persona costretta a lottare con un male che ha più volte respinto. Sarà difficile incontrare di nuovo uno come lui, capace di intervenire in maniera decisiva sulle cose che contano anche di fronte a contrasti e attacchi di vario genere subite dai suoi giornali e dai suoi giornalisti senza quasi farsi notare. In questo, il Sindacato ha riconosciuto un editore forse insuperabile. Le “lezioni interne” gli uomini della sua squadra sono sempre rimaste chiuse in questa dimensione. L’autonomia dei giornalisti ne ha tratto un vantaggio, il pluralismo dell’informazione elementi di sviluppo, le sue imprese una ricchezza. Nel rapporto con le parti sociali, Carlo Caracciolo, con grande stile, ha avuto sempre posizioni molto determinate congiunte a una grande capacità di sostenere partecipazione e dialogo, specie con i giornalisti, elementi primari delle fortune di un’impresa editoriale. La Federazione della Stampa Italiana ne ricorda l’uomo e l’ editore con commozione e vivo cordoglio”. Franco Siddi: “Il Cavaliere dell'editoria moderna” ''Con Carlo Caracciolo se ne va l'ultimo editore vero della costruzione repubblicana del nostro paese. Più che un principe, il cavaliere dell'editoria moderna, dinamica, democratica, aperta alle sensibilità più vive della cultura dell'Italia e alla sua ansia di migliorarsi''. È il ricordo di Franco Siddi, segretario della Federazione nazionale della stampa italiana. Per Siddi, Caracciolo è stato, in sintesi, ''un protagonista autentico, forse ineguagliabile''. (ANSA) "SE NE VA UN EDITORE VERO" (Franco Siddi, segretario generale Fnsi) Da repubblica.it (multimedia) del 15 dicembre 2008

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