«Come giornalisti abbiamo bisogno di riacquistare quell'oggettività da cronista che aiuta a guardare le cose con la giusta distanza. Questo vale per la guerra in corso nella Striscia di Gaza come per qualsiasi altro conflitto e contesto». Così la segretaria generale Fnsi, Alessandra Costante, intervenendo all'iniziativa 'Gaza, guerra all'informazione' organizzato lunedì 12 maggio 2025 nella sede dell'Associazione Stampa Romana.
«Io sono totalmente vicina al popolo palestinese, così come sono totalmente vicina al popolo israeliano: sono entrambi ostaggio di governi che stanno facendo i conti sulla pelle dei propri cittadini. Da una parte c'è Hamas, che è un movimento terroristico, dall'altra parte c'è Netanyahu, che è un leader violento», ha proseguito Costante.
«E credo - ha aggiunto - che l'unico modo per raccontare le ragioni degli uni e degli altri senza perdere di vista la dignità dei popoli e del nostro lavoro di giornalisti sia quello di essere sul territorio. A Gaza, invece, stiamo scontando l'impossibilità dei giornalisti occidentali di entrare, guardare e raccontare. E ci dobbiamo per forza affidare a voci altre. Questa è una grave lesione al diritto di cronaca e di informazione».
Ricordando le due lettere già inviate dalla Fnsi all'ambasciata israeliana in Italia (vedi qui e qui), Costante ha anticipato che «ne scriverò una terza nei prossimi giorni, raccogliendo le firme anche dei presidenti e segretari delle Associazioni regionali di Stampa, per ribadire che finché non ci sarà trasparenza nel racconto difficilmente ci sarà verità sul quel che succede a Gaza, da una parte e dall'altra».
Da entrambe le parti arrivano racconti drammatici, «ma In Italia non sappiamo esattamente quello che sta succedendo. Abbiamo assoluto bisogno di andare, vedere e raccontare - ha concluso la segretaria generale Fnsi - Anche Papa Leone XIV si è pronunciato oggi sull'importanza di 'andare, vedere e raccontare' e ha lanciato un appello perché vengano liberati tutti i giornalisti prigionieri nel mondo, quei giornalisti che anche a costo dalla vita cercano di raccontare guerre e crisi nel mondo. I giornalisti devono essere liberi di muoversi e devono onorare la propria professione senza essere partigiani».
Ad aprire l'incontro il segretario regionale, Stefano Ferrante. «A Gaza - ha osservato - c'è un evidente problema di informazione che non viene tollerata. Oggi parliamo dei giornalisti morti a Gaza, dei cronisti che non riescono ad entrare nei territori dove accadono i fatti, dei colleghi che in Israele fanno critica e hanno difficoltà a farla. Lo facciamo consapevoli che nel nostro Paese questo dibattito si sta aprendo con maggiore difficoltà che altrove. E invece occorre parlare liberamente di queste vicende, non solo per l'aspetto umano, ma anche per quel che riguarda la dialettica democratica e la formazione dell'opinione pubblica in questo Paese, dove da alcuni decenni c'è un 'riflesso condizionato' che porta a una sorta di conformismo dell'informazione in cui non c'è spazio per il racconto di quel che è scomodo o che ci pone di fronte a responsabilità individuali o politiche».
Per Ferrante, in definitiva, «anche per salvare la nostra professione, dobbiamo invece sforzarci di tutelare la libera informazione ovunque ce ne sia bisogno e di promuovere su qualunque tema un dibattito libero, senza censure o violenze verbali che limitino il libero confronto». (mf)