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Lavoro autonomo 05 Gen 2016

Giornalisti sfruttati, Motta (Clan-Fnsi): “Inutile fare demagogia, la soluzione passa per la contrattazione”

Mattia Motta, membro della segreteria della FNSI e presidente della Commissione nazionale lavoro autonomo, torna sulla querelle sorta intorno alla conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio: “Il problema del precariato esiste e riguarda anche palazzo Chigi. Ma non si risolve con la demagogia, bensì solo attraverso la contrattazione tra le parti”.

Mattia Motta, membro della segreteria della FNSI e presidente della Commissione nazionale lavoro autonomo, torna sulla querelle sorta intorno alla conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio: “Il problema del precariato esiste e riguarda anche palazzo Chigi. Ma non si risolve con la demagogia, bensì solo attraverso la contrattazione tra le parti”.

“Il problema del precariato riguarda il nostro dovere di informare e il diritto dei cittadini ad essere informati: per questo la superficialità del presidente del Consiglio è a dir poco sconcertante. Restiamo fuori da qualsivoglia ‘classifica delle barbarie’, ma denunciamo con forza che giornalisti sfruttati e sottopagati fanno parte stabilmente, da precari, della dorsale dell'informazione italiana. E questo è un problema anche di palazzo Chigi”.
A parlare è Mattia Motta, membro della segreteria della FNSI e presidente della Commissione nazionale lavoro autonomo del sindacato dei giornalisti, che, superato il clamore mediatico della conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio, osserva come si imponga ora una riflessione a freddo e scevra da qualsiasi forma di demagogia sul fenomeno del precariato nel mondo dell'informazione.
“Renzi – afferma Motta – parla con superficialità di quei colleghi che seguono i processi nelle aule di giustizia italiane, di quei cronisti che raccontano le periferie del Paese e che svolgono questa professione nei territori inquinati dalle mafie capaci anche di smascherare il malaffare con il proprio lavoro: informiamo il premier che questo lavoro è pagato ‘un tanto al chilo’, molto meno dei non esaltanti 20 euro ad articolo definiti da quel pasticciaccio brutto della legge sull'equo compenso giornalistico. In Italia sono troppi i giornalisti scandalosamente a ‘cottimo’ che pubblicano sui quotidiani, che lavorano in televisione e nell'informazione web. Se il premier pensa di negare l'evidenza di oltre il 60% del mondo del giornalismo italiano, dimostra una noncuranza che deve preoccupare non solo quei giornalisti, ma la società civile tutta”.
“La consapevolezza – conclude Motta – è di chi, a differenza di qualche demagogo di professione con la pancia molto piena, sta cercando di trovare nella contrattazione tra le parti FNSI-FIEG una risposta, certamente non esaustiva, a questi temi cruciali per il futuro del settore. La soluzione non può che essere nella contrattazione e nel confronto fra le parti sociali, come dimostrano gli accordi sottoscritti nel gruppo Athesis e a Repubblica, che dovranno essere progressivamente estesi alle altre realtà editoriali, avendo comunque chiaro che non esiste, perché è fuori dalla realtà, un mercato del lavoro in grado di assorbire 120mila iscritti all'Ordine. Governo e parlamento devono intervenire su altre questioni:
- contributi pubblici solo a quegli editori che dimostrano di pagare adeguatamente con regolarità i giornalisti;
- superamento della giungla di contratti atipici nel mercato dell'informazione;
- piena tracciabilità degli articoli e obbligo di firma per tutte le testate online;
- maggior cura del “bene comune informazione” per avvicinare i giovani lettori a partire dai progetti scolastici;
- riforma radicale dell'Ordine dei giornalisti e previsione di regole chiare di accesso alla professione e di permanenza nell'Albo professionale per evitare la moltiplicazione dei tesserini che alla fine agevola soltanto gli editori, mettendo a loro disposizione un esercito di riserva che devasta il mercato del lavoro spingendo verso il basso le retribuzioni”.

@fnsisocial

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