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Antonio Marano, presidente di Confindustria Radio Tv (Foto: ImagoEconomica)
Media 10 Dic 2025

Google, Confindustria Radio Tv: «Servono regole eque per proteggere editori, giornalisti e pluralismo»

Il presidente degli industriali, Antonio Marano, ha commentato, mercoledì 10 dicembre 2025, ai microfoni di Radio 24, la nuova indagine avviata dalla Commissione Europea sul gigante di Mountain View, denunciando, fra l'altro, la «concorrenza sleale» delle Big Tech.

«Servono regole eque per proteggere editori, giornalisti e pluralismo». Ad affermarlo è il presidente di Confindustria Radio Televisioni, Antonio Marano che è intervenuto questa mattina ai microfoni di Radio 24 in merito alla nuova indagine avviata dalla Commissione Europea su Google che riaccende il dibattito sull'uso dei contenuti editoriali da parte delle piattaforme digitali e dei sistemi di intelligenza artificiale.

L'attenzione dell'Ue si concentra in particolare sulla comparsa, sempre più frequente, di risultati generati dall'Ia posizionati in cima alle ricerche e sulla possibilità che tali contenuti derivino da articoli giornalistici o materiali video - ad esempio da YouTube - senza che gli editori o i produttori originari ricevano compensazioni o autorizzazioni.

«Il problema del copyright riguarda il lavoro di ogni giornalista e di ogni editore», sottolinea Marano. «Quando un articolo viene utilizzato dall'Ia per elaborare risposte nelle ricerche, di fatto quel contenuto viene ceduto, senza che vi sia un riconoscimento dei diritti autorali, che rappresentano l'asset strategico del mestiere».

Marano allarga poi lo sguardo alle condizioni complessive del settore: «L'editoria vive una fase critica legata alle risorse. Nel mondo, tre Ott detengono oltre l'80% della raccolta pubblicitaria globale. Anche in Italia l'erosione è ormai inarrestabile: entro due o tre anni rischiamo che oltre 600 milioni di euro si spostino ulteriormente verso le piattaforme. Questo significa una crisi conclamata non solo per gli editori, ma per il lavoro dei giornalisti, per la libertà di informazione e per il pluralismo».

«L'Italia non è una colonia: per decenni editori, radio, tv e stampa hanno costruito il mercato pubblicitario nazionale, generando valore e occupazione», ha aggiunto. «Non è accettabile che questa ricchezza venga prelevata senza riconoscere alcun ritorno. Le big tech non seguono le stesse regole degli editori: non hanno sedi legali nel nostro Paese, non pagano giornalisti, non rispondono civilmente o penalmente su ciò che pubblicano. Questa è concorrenza sleale». (Adnkronos - Roma, 10 dicembre 2025)

@fnsisocial

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