«L'Associazione dei redattori Europei, Iberoamericani e Caraibici (EditoRed) condanna, denuncia e ripudia fermamente l'escalation di violenza che sta lacerando la nostra umanità oggi. Lo spargimento di sangue innocente è una macchia indelebile nella storia contemporanea. Un giornalista assassinato nell'esercizio del suo dovere è uno degli oltraggi più atroci, paragonabile solo al massacro di coloro che, altruisticamente, accorrono in aiuto di altri in zone di violenza e, naturalmente, al massacro di civili indifesi». È quanto si legge in una nota pubblicata lunedì 1° settembre 2025 sul sito web dell'associazione con sede a Madrid.
Nel documento si ricorda «il massacro di giornalisti a Gaza» e i dati delle organizzazioni internazionali come il Comitato per la Protezione dei Giornalisti (Cpj), Reporter Senza Frontiere (Rsf) e la Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj), secondo cui il bilancio delle vittime fra giornalisti e operatori dei media rappresenta una situazione «allarmante», e si stigmatizza la mattanza «di civili inermi o di coloro che, con una macchina fotografica, un cellulare o una semplice penna e un blocco note, raccontano la barbarie».
Per EditoRed, «il giornalismo, come il volontariato, è una vocazione, un desiderio di servire gli altri denunciando atrocità e crimini contro l'umanità. Un giornalista è, prima di tutto, un essere umano dotato di una particolare sensibilità, predisposto all'imparzialità e sempre dalla parte della verità, dei deboli e della ragione. Per questo, qualsiasi attentato alla sua vita è inaccettabile».
Da qui la condanna per «chiunque violi la libertà, la dignità e l'esercizio di una professione soggetta a rigorosi standard etici», ma anche la solidarietà «al popolo, sia palestinese che israeliano, che invoca una soluzione pacifica e giusta, il rilascio degli ostaggi e un quadro di convivenza per il futuro», e insieme il rifiuto di «qualsiasi interpretazione ideologica che giustifichi la violenza».
Una «speciale solidarietà» viene espressa verso «coloro che sono stati presi di mira per il loro lavoro umanitario, come la Croce Rossa, le forze delle Nazioni Unite, le Ong che purtroppo costituiscono una lista infinita di organizzazioni colpite». Mentre, tornando al ruolo dei giornalisti, «nessuno potrà mettere a tacere i cronisti: i vivi continueranno il lavoro dei defunti e noi dobbiamo sostenerli con tutte le nostre forze», rimarca l'associazione, che incalza: «È nostra responsabilità, come operatori dei media, garantire che le loro voci e le loro storie continuino ad essere ascoltate».
Una presa di posizione, quella di EditoRed, che «sebbene incentrata sulla crisi di Gaza, è un campanello d'allarme globale. Non possiamo ignorare la guerra in Ucraina, dove i giornalisti affrontano un pericolo costante, né i conflitti dimenticati in luoghi come Sudan, Birmania e Haiti, dove i reporter continuano a essere bersaglio di violenze. Allo stesso modo, le minacce alla libertà di stampa e alla sicurezza dei professionisti dell'informazione persistono nelle democrazie e, soprattutto, nei regimi autoritari. Difendere, ovunque, la libertà di informazione - conclude la nota - significa difendere il diritto umano alla verità e alla convivenza, ed è per questo che uniamo le nostre voci, per la pace e la dignità, a quelle di tutti i popoli e delle loro culture». (mf)