Cinque giornalisti sono rimasti uccisi nell'attacco condotto dall'esercito israeliano (Idf) all'alba di lunedì 25 agosto 2025 contro l'ospedale Nasser di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. Il bilancio dell'operazione, stando alle informazioni riportate anche dai media italiani, è di almeno 19 morti e decine di feriti.
Le vittime sono il cameraman Hossam al-Masri, impiegato dall'agenzia di stampa Reuters; il fotoreporter Mohammed Salama, che lavorava per Al Jazeera; il reporter Moaz Abu Taha e Maryam Abu Deqa, freelance che collaborava con diversi media, tra cui l'Independent Arabic e l'Associated Press. Il quinto giornalista, Ahmad Abu Aziz, freelance che lavorava per testate come Middle East Eye e risiedeva a Khan Yunis, è poi morto a causa delle ferite riportate nell'attacco.
Nel confermare l'assassinio di Hossam al-Masri, Reuters riferisce che al momento della sua morte il cameraman stava riprendendo l'attacco. «Il video in diretta dell'agenzia Reuters dall'ospedale, girato da Masri, si è improvvisamente interrotto nel momento dell'attacco iniziale, come mostrano le immagini della Reuters», scrive l'agenzia sul proprio sito web. Come riportato anche dalle agenzie di stampa italiane, dopo un primo attacco - in cui è morto al-Masri - l'Idf ha colpito ancora l'edificio dell'ospedale uccidendo gli altri tre giornalisti.
La Associated press si dice «scioccata e rattristata» nell'apprendere della sorte della sua collaboratrice e, in una nota, ribadisce che «stiamo facendo tutto il possibile per garantire la sicurezza dei nostri giornalisti a Gaza». La rete televisiva statunitense Nbc afferma, invece, che Abu Taha non lavorava per l'emittente, come inizialmente riportato.
«Ferma condanna per la strage continua dei giornalisti a Gaza» viene espressa dalla Fnsi.
Commentando la morte «dei nostri colleghi uccisi mentre svolgevano il loro dovere di documentare l'aggressione in corso nella Striscia di Gaza», il Sindacato giornalisti palestinesi (Pjs) riferisce inoltre di altri cronisti rimasti feriti nel massacro, tra cui il fotoreporter Hatem Omar (che lavora per Reuters e altri organi di stampa) e il fotografo Jamal Bdah di Palestine Today TV.
«Questo crimine efferato - dichiara - rappresenta una pericolosa escalation negli attacchi deliberati e diretti ai giornalisti palestinesi. Non c'è dubbio che l'occupazione stia conducendo una guerra aperta contro la libera stampa, con l'obiettivo di terrorizzare i giornalisti e impedire loro di adempiere al loro dovere di denunciarne i crimini al mondo».
Da qui l'esortazione alla comunità internazionale, alle Nazioni Unite e alla Federazione internazionale dei giornalisti «ad andare oltre le condanne verbali e adottare misure concrete e deterrenti per fermare l'uccisione sistematica di giornalisti a Gaza. il sacrificio dei nostri colleghi - conclude il Pjs - non sarà vano, la loro missione rimarrà viva e le loro voci continueranno a testimoniare questi crimini».
Neanche 48 ore prima, sabato 23 agosto, il sindacato palestinese aveva denunciato l'uccisione di Mohammed Mustafa Al-Madhoun, cameraman di Palestine TV, morto in un raid dell'esercito israeliano nella zona di Zikim, nel nord della Striscia.
Secondo i dati della Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj), dall'inizio della guerra, nell'ottobre 2023, al 25 agosto 2025 almeno 218 giornalisti e operatori dei media palestinesi sono stati uccisi durante la guerra a Gaza. Molti sono rimasti feriti e altri risultano dispersi. (mf)