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Diffamazione 24 Set 2013

La Corte di Strasburgo riconosce l'ingiustizia Siddi: d'ora in poi mai più carcere per giornalisti

“Nessuno adesso può avere più dubbi. La sanzione del carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa deve essere cancellata. L’Italia è già fuori tempo massimo per mettersi in regola con le consolidate norme europee sui diritti umani. La condanna del nostro Paese da parte della Corte Europea per i diritti dell’uomo per aver inflitto una pena detentiva al direttore di Libero Belpietro, in un processo di diffamazione a mezzo stampa, è chiara e non da spazio ad equivoci. E’ una sanzione inevitabile e un brutto ceffone per un Paese, il cui Parlamento da decenni rinvia l’abolizione del carcere per i giornalisti a motivo della loro attività professionale.

“Nessuno adesso può avere più dubbi. La sanzione del carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa deve essere cancellata. L’Italia è già fuori tempo massimo per mettersi in regola con le consolidate norme europee sui diritti umani. La condanna del nostro Paese da parte della Corte Europea per i diritti dell’uomo per aver inflitto una pena detentiva al direttore di Libero Belpietro, in un processo di diffamazione a mezzo stampa, è chiara e non da spazio ad equivoci. E’ una sanzione inevitabile e un brutto ceffone per un Paese, il cui Parlamento da decenni rinvia l’abolizione del carcere per i giornalisti a motivo della loro attività professionale.

La Fnsi, incessantemente da anni, con i cronisti italiani tutti, sostiene l’illegittimità (ancora presente nel nostro ordinamento) del carcere per diffamazione a mezzo stampa, di cui anche il Capo dello Stato ha sollecitato il superamento. i fautori del carcere e delle limitazioni improprie all’informazione e alle opinioni hanno ripetutamente fatto finta che quanto previsto dall’art. 10 della Convenzione Europea per i diritti dell’uomo fosse una semplice indicazione e non una norma cogente per gli Stati firmatari. Anche molte delle proposte di riforma avanzate continuano a contenere dei “ma” di troppo accanto all’ipotesi di eliminare o attenuare la misura del carcere.
Ora, dopo la sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo, l’Italia dovrà chiedere scusa a Belpietro, pagandogli anche un risarcimento di 10 mila euro per danni non pecuniari e 5 mila per spese legali. Troppo poco sul piano materiale, quanto vale per rendere chiaro a tutti che la norma del Codice penale italiano va cassata rapidamente. A Belpietro – che ha avuto la costanza di insistere sulla liceità del suo lavoro fino alla Corte di Strasburgo – un ristoro morale importantissimo, che deve riguardare d’ora in poi tutta la categoria. Nello specifico caso, peraltro, la riflessione deve essere ancora più radicale, poiché il direttore di Libero era stato condannato in appello e in Cassazione (dopo l’assoluzione in primo grado) per omesso controllo (in quanto responsabile della testata) su un articolo e opinioni scritte da un altro giornalista, Lino Iannuzzi, nella sua funzione, all’epoca, di Senatore della Repubblica. Il parlamentare era stato escluso dal procedimento perché giudicato non sanzionabile, in questa veste, anche da un pronunciamento della Corte Costituzionale.
Il tempo delle “mazziate” deve finire e come afferma la Corte dei diritti dell’uomo la sanzione che era stata inflitta al direttore di Libero è “ingerenza nel diritto alla libertà di espressione non … proporzionata ai fini perseguiti”. E ancor più rilevante la riaffermazione che la reclusione in carcere per un reato commesso nel settore della stampa non è compatibile con la libertà di espressione, se non in circostanze eccezionali, come nel caso di incitazione alla violenza o all’odio razziale.
Il Parlamento, a cominciare dalla Commissione Giustizia della Camera, che ha in questi giorni in carico i progetti di legge e di riforma, ne prenda atto e proceda di conseguenza”. Roma, 24 settembre 2013

GIORNALISTI: GIULIETTI, CORTE EUROPEA SU BELPIETRO CONFERMA DISTANZA TRA ITALIA E UE

"La Corte europea ha dato ragione a Belpietro e ha condannato l'Italia per le sanzioni a lui inflitte. Si tratta di una decisione che conferma la distanza tra noi e l'Europa in materia di libertà di informazione. Sarà sempre troppo tardi quando questa ed altre indicazioni europee in materia di libertà di informazione verranno finalmente approvate anche in Italia, possibilmente senza trucchi e inganni". Lo afferma in una nota il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti. Da http://www.articolo21.org/

 

DIFFAMAZIONE: CORTE STRASBURGO DA' RAGIONE A BELPIETRO, NO CARCERE

La Corte europea dei diritti dell'Uomo di Strasburgo ha dato ragione all'ex direttore del Giornale Maurizio Belpietro: anche se la condanna per diffamazione relativa alla pubblicazione di un articolo di Raffaele Iannuzzi sui magistrati antimafia nel 2004 era giustificata, non lo era la pena, inizialmente fissata dalla Corte di Appello di Milano, in 4 anni di prigione per il direttore. Pena poi sospesa.
Infatti, spiegano i giudici di Strasburgo, è vero che devono essere i giudici nazionali a decidere le pene, ma la detenzione è incompatibile con la libertà di stampa salvo in casi eccezionali, per esempio quando la stampa incita alla violenza. In tutti gli altri casi, come quello su cui Belpietro ha presentato ricorso, la condanna al carcere rappresenta una violazione dell'articolo 10 della Convenzione europea per i diritti dell'Uomo, che garantisce la libertà di espressione dei giornalisti. Ora Belpietro avrà diritto a un risarcimento di 10 mila euro per danni non pecuniari e di 5 mila euro per le spese legali.  (BRUXELLES, 24 SETTEMBRE - AGI)

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