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La giornalista Federica Angeli
Giudiziaria 30 Giu 2020

Ostia, 7 condanne per la sparatoria del 2013. Fnsi: «Duplice riconoscimento per Federica Angeli»

Otto anni di carcere per Ottavio Spada. Tre anni, fra gli altri, a Carmine Spada. Lo ha stabilito la prima corte d'Assise di Roma. La giornalista di Repubblica, che denunciò quanto visto e scelse di testimoniare al processo, vive da allora sotto scorta. Lorusso e Giulietti: «Chi l'ha infangata e aggredita si scusi».

Condanna a otto anni di carcere per Ottavio Spada, accusato di tentato omicidio. È la sentenza della prima corte d'Assise di Roma al processo che vedeva imputate sette persone e che ha portato alla condanna a tre anni, tra gli altri, di Carmine Spada. In totale sono state emesse condanne per oltre 20 anni.

I fatti avvennero nella notte tra il 15 e il 16 luglio 2013, durante uno scontro tra esponenti del clan Spada e membri della famiglia rivale dei Triassi di cui fu testimone la giornalista di 'Repubblica' Federica Angeli, che, sentendo i colpi di pistola decise di affacciarsi alla finestra, riconoscendo i due appartenenti alla famiglia Spada, Carmine e Ottavio. La giornalista scelse di denunciare quanto visto e di testimoniare al processo. Per questa sua coraggiosa decisione vive da allora sotto scorta.

«Sono contenta che la mia testimonianza, sulla quale si è basato tutto il processo essendo unica testimone oculare, abbia portato a una condanna di 8 anni, un anno in più di quelli che ho 'scontato' io sotto scorta», ha detto Federica Angeli commentando la sentenza.

«Le condanne stabilite dalla corte di Assise di Roma in merito alla sparatoria tra clan rivali a Ostia nel 2013 sono un duplice riconoscimento per Federica Angeli», rilevano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana.

«Da una parte - spiegano - perché come cittadina ha deciso di non girarsi dall'altra parte e, nonostante le minacce, di andare a testimoniare. Dall'altra perché come giornalista ha scelto, nonostante nuove e più gravi minacce che l'hanno costretta a una vita sotto scorta, di illuminare i traffici dei clan nella realtà del litorale romano. Nel confermarle la nostra vicinanza e la nostra solidarietà, ci auguriamo che coloro che hanno trovato il modo di infangarla e di aggredirla vogliano cogliere l'occasione per porgerle le loro scuse».

@fnsisocial

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