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Papa Leone XIV (Foto: ImagoEconomica/Fnsi)
Media 09 Ott 2025

Papa Leone XIV: «Il giornalismo non è un crimine. L'informazione libera pilastro da difendere»

Il Pontefice all'udienza a Minds, l'associazione internazionale delle agenzie di stampa, giovedì 8 ottobre 2025: «Se oggi sappiamo che cosa è successo a Gaza, in Ucraina e in ogni altra terra insanguinata dalle bombe, lo dobbiamo in buona parte ai giornalisti che rischiano la vita per informare».

Fare giornalismo «non è un crimine», ma «un diritto da proteggere». E bisogna ringraziare chi sta sul campo per informare anche a costo della vita. Lo ha detto il Papa nell'udienza a Minds, l'associazione internazionale delle agenzie di stampa, giovedì 9 ottobre 2025. «Ogni giorno ci sono reporter che rischiano personalmente perché la gente possa sapere come stanno le cose. E in un tempo come il nostro, di conflitti violenti e diffusi, quelli che cadono sul campo - ha aggiunto - sono molti: vittime della guerra e dell'ideologia della guerra, che vorrebbe impedire ai giornalisti di esserci. Non dobbiamo dimenticarli! Se oggi sappiamo che cosa è successo a Gaza, in Ucraina e in ogni altra terra insanguinata dalle bombe, lo dobbiamo in buona parte a loro».

Il Pontefice ha anche sottolineato che «queste testimonianze estreme sono l'apice del tributo di quotidiana fatica di tantissimi che lavorano perché l'informazione non sia inquinata da altri fini, contrari alla verità e alla dignità della persona», rinnovando poi l'appello lanciato subito dopo il Conclave a liberare i reporter «ingiustamente perseguitati e imprigionati per aver cercato di raccontare».

Nel rimarcare che «l'informazione libera è un pilastro che sorregge la costruzione delle nostre società e, per questo, siamo chiamati a difenderla e garantirla», Prevost ha rilevato come i giornalisti delle agenzie di stampa siano «chiamati ad essere i primi sul campo», fornendo un servizio «prezioso», che «deve essere un antidoto al proliferare dell'informazione 'spazzatura'». Per il Papa, «con il vostro lavoro, paziente e rigoroso, voi potete essere un argine a chi, attraverso l'arte antica della menzogna, punta a creare contrapposizioni per comandare dividendo; un baluardo di civiltà rispetto alle sabbie mobili dell'approssimazione e della post-verità».

Il Pontefice chiede anche ai giornalisti, e in particolare alle agenzie di stampa, di «liberare la comunicazione dall'inquinamento cognitivo che la corrompe, dalla concorrenza sleale, dal degrado del cosiddetto click bait. Le agenzie di stampa sono in prima linea, chiamate ad agire nell'attuale contesto comunicativo secondo principi, purtroppo non sempre condivisi, che coniugano la sostenibilità economica dell'impresa con la tutela del diritto ad una informazione corretta e plurale».

Secondo il Papa, inoltre, «non siamo destinati a vivere in un mondo dove la verità non è più distinguibile dalla finzione». E allora, «dobbiamo porci degli importanti interrogativi. Gli algoritmi generano contenuti e dati in una dimensione e con una velocità che non si era mai vista prima. Ma chi li governa? L'intelligenza artificiale sta cambiando il modo con cui ci informiamo e comunichiamo, ma chi la guida e a quali fini? Dobbiamo vigilare perché la tecnologia - è il monito di Prevost - non si sostituisca all'uomo, e perché l'informazione e gli algoritmi che oggi la governano non siano nelle mani di pochi».

E infine, «l'economia della comunicazione - ha concluso Papa Leone - non può e non deve separare il proprio destino dalla condivisone della verità. Trasparenza delle fonti e della proprietà, accountability, qualità, obiettività sono le chiavi per restituire ai cittadini il loro ruolo di protagonisti del sistema, convincendoli a pretendere un'informazione degna di questo nome. Mi raccomando: non svendete mai la vostra autorevolezza!». (mf)

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