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Un momento del video della Guardia di Finanza che mostra i dettagli dell'operazione (Foto: @GDF)
Editoria 14 Mag 2020

Pirateria digitale, chiuse 28 'edicole degli hacker'

I siti, registrati a Panama, negli Usa e in Russia, si appoggiavano a server europei e d'Oltreoceano per generare e diffondere link che consentivano la visualizzazione e il download illegale di copie delle principali testate nazionali ed internazionali. L'operazione condotta dalla Guardia di Finanza nell'ambito di un'indagine coordinata dalla Procura di Roma.

Un altro colpo ai pirati dell'editoria. Oscurati 28 siti registrati a Panama, negli Usa e in Russia, che si appoggiavano a server europei e d'Oltreoceano, per generare link da diffondere su almeno otto canali Telegram. A quegli indirizzi venivano messe a disposizione ogni giorno le edizioni digitali di decine di quotidiani italiani ed esteri. Era l'ennesima edicola degli hacker, che diffondevano giornali e riviste italiane, francesi, inglesi, tedesche e spagnole 'triangolando' sul web i propri portali clandestini.

Dopo l'inchiesta di qualche settimana fa a Bari, nella quale per lo stesso motivo erano finiti nel mirino dei finanzieri e dei magistrati centinaia di canali Telegram, arrivano ora anche i risultati dell'operazione del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza di Roma. Anche in questo caso i link consentivano la visualizzazione e il download illegale delle copie digitali delle principali testate nazionali ed internazionali.

L'indagine, avviata a inizio 2020 e coordinata dalla Procura di Roma, è cominciata con un attento monitoraggio della rete proprio nel periodo del lockdown, quando questo fenomeno criminale ha avuto il suo boom. Per i pirati il meccanismo che permetteva di dileguarsi tra i byte era quello di sempre: registrare i siti web grazie a servizi offerti da provider extraeuropei accreditati, per assegnare nomi a dominio di secondo livello, in alcuni casi grazie ad applicazioni di 'anonimizzazione' per mascherare qualsiasi reale identità. Solo successivamente ci si appoggiava a spazi web su altri server esteri in Olanda, Usa, Russia, Ucraina e Belize, in modo tale da rendere visibili i link ma far perdere le proprie tracce. A quel punto alcune delle pagine web venivano servite su canali di Telegram, che si basa sul sistema cloud e consente la condivisione di file di ogni tipo e dimensione tra un numero potenzialmente illimitato di utenti.

Le attività investigative dei finanzieri proseguono sulla rete, anche in collaborazione con organismi istituzionali all'estero, per risalire all'identità degli 'edicolanti pirati', che rischiano da uno a quattro anni di carcere e multe fino a 15mila euro per aver diffuso abusivamente copie di opere tutelate dal diritto d'autore e da diritti connessi. (Ansa)

@fnsisocial

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