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Editoria 16 Mag 2005

Più di nove milioni di italiani leggono riviste specializzate per aggiornarsi

Gli italiani che leggono le riviste specializzate per la propria formazione sono 9,5 milioni. Una cifra molto elevata se confrontata con quella dei lettori di quotidiani (11,6 milioni).

Gli italiani che leggono le riviste specializzate per la propria formazione sono 9,5 milioni. Una cifra molto elevata se confrontata con quella dei lettori di quotidiani (11,6 milioni).

Gli italiani che leggono le riviste specializzate per la propria formazione sono 9,5 milioni. Una cifra molto elevata se confrontata con quella dei lettori di quotidiani (11,6 milioni). Quasi la totalita' dei lettori delle riviste specializzate e' favorevole ad una distribuzione sostenuta dallo Stato e dalle Regioni, garantendone la fornitura gratuita a scuole e biblioteche, abbattendo anche le altre spese come avviene in alcuni Paesi, per esempio la Francia. E' quanto emerge dalla ricerca svolta da Astra in collaborazione con Doxa per Anes (Associazione nazionale editoria periodica specializzata). Secondo la ricerca, la lettura di riviste specializzate rientra in quelle iniziative personali e autonome che il lavoratore mette in atto per supplire alla carenza di formazione pubblica. Solo il 51% degli intervistati (10 milioni di persone su 19,6 milioni), infatti, ha dichiarato di essere stato coinvolto in attivita' di formazione connessa al lavoro, con i salariati che si fermano al 28%, i lavoratori autonomi al 39%, i non diplomati e i laureati al 35%. Il profilo dei lettori delle testate specializzate e' caratterizzato da eta' al di sotto dei 45 anni, residenza nel meridione, appartenenti a fasce medie e alte, lettori di quotidiani e navigatori di Internet. Le motivazioni che spingono alla lettura di testate tecnico-professionali sono legate alla loro utilita' per tenersi aggiornati (89,1%) o per capire come cambia il settore (83,4%), per conoscere le opinioni di esperti e operatori (76%), per conoscere nuovi prodotti o soluzioni (75%), per conoscere le innovazioni scientifiche, tecnologiche e organizzative (74,3%), per sapere come cambiano le leggi (71,5%). La ricerca ha messo in evidenza quanto sia giudicata positiva la formazione professionale. Il 93% la ritiene essenziale per crescere professionalmente; l'82,5% utile per adattarsi a un mondo che cambia velocemente; l'80,5% per rendere l'Italia piu' competitiva nel mondo; il 77,9% per trovare un buon lavoro; il 72,9% per rendere piu' efficiente la pubblica amministrazione. Tuttavia, quando si passa alla valutazione concreta delle iniziative di formazione professionale il giudizio e' severo: secondo gli intervistati la formazione e' oggetto di chiacchiere e convegni ma poco realizzata (68,8%), e' inquinata da interessi politici (60,3%), e' troppo scarsa (59,2), e' arretrata (58,1%), meno diffusa e qualificata che in altri Paesi (57,8%), riservata a pochi privilegiati (52,5%) e di bassa qualita' (43%). Diverso, invece, il giudizio circa le proprie esperienze personali di formazione ricevuta dalla scuola prima di iniziare a lavorare: un giudizio positivo per il 56% dei lavoratori tra i 18 e i 64 anni. Ciononostante per il 68% (13.400.000 individui) non e' risultata legata al lavoro, per il 49% e' stata troppo astratta e teorica e solo per il 41% si e' dimostrata utile nel lavoro. (ANSA)

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