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Rosaria Capacchione e Roberto Saviano (Foto: articolo21.org)
Giudiziaria 19 Ott 2020

Processo per le minacce a Roberto Saviano e Rosaria Capacchione, Giulietti in aula: «Un dovere essere qui»

Il presidente della Fnsi presente durante la testimonianza dell'autore di Gomorra. «Il sindacato sarà  sempre accanto ai cronisti minacciati. E ogni volta ribadiremo che chi colpisce un giornalista ci colpisce tutti e fa male alla democrazia», ha rimarcato.

Ha parlato per oltre due ore Roberto Saviano, questa mattina, davanti ai giudici del tribunale di Roma, nell'ambito del processo a carico del boss del clan dei Casalesi Francesco Bidognetti e degli avvocati Michele Santonastaso e Carmine D'Aniello, accusati di minacce aggravate dal metodo mafioso nei confronti dell'autore di Gomorra e di Rosaria Capacchione. Lo scrittore e giornalista ha ripercorso la vicenda al centro del processo e ha anche ricostruito i motivi per i quali è costretto a vivere sotto scorta, che, ha ribadito, «non è un privilegio ma talvolta diventa un inferno».

In aula anche il presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, Giuseppe Giulietti, in rappresentanza del sindacato che, rappresentato dall'avvocato Giulio Vasaturo, si è costituito parte civile. All'uscita dal tribunale, Giulietti ha ribadito che «è un dovere essere in aula accanto a due giornalisti che hanno solo fatto il loro mestiere, ossia raccontare la pervasività e la pericolosità della camorra in una terra martoriata, la Campania. Il sindacato – ha aggiunto il presidente Fnsi – sarà sempre accanto ai giornalisti minacciati, ovunque essi siano e da qualunque posto facciano il loro mestiere, anche nella periferia più profonda. E ogni volta ribadiremo che chi colpisce un giornalista ci colpisce tutti e fa male alla democrazia».

La prossima udienza del processo è fissata per il 15 dicembre, quando ci sarà la requisitoria del pubblico ministero.

@fnsisocial

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