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Diffamazione 19 Mag 2015

Querele temerarie, respinta richiesta di risarcimento da 3 milioni. L'Usigrai: "Bene, ma serve una legge"

Il Tribunale di Roma ha respinto la richiesta di 3 milioni di euro di risarcimento avanzata dal sindaco di Bracciano per una inchiesta della collega Manuela Lasagna, andata in onda nel 2010 su Rainews24: "Una buona notizia per l'informazione e il giornalismo di inchiesta", commenta l'esecutivo dell'Usigrai, che però rilancia: "La vicenda rilancia la assoluta necessità e urgenza di una normativa che colpisca le querele temerarie".

Il Tribunale di Roma ha respinto la richiesta di 3 milioni di euro di risarcimento avanzata dal sindaco di Bracciano per una inchiesta della collega Manuela Lasagna, andata in onda nel 2010 su Rainews24: "Una buona notizia per l'informazione e il giornalismo di inchiesta", commenta l'esecutivo dell'Usigrai, che però rilancia: "La vicenda rilancia la assoluta necessità e urgenza di una normativa che colpisca le querele temerarie".

Secondo i giudici la giornalista Manuela Lasagna non ha diffamato il buon nome della città di Bracciano o danneggiato l'immagine del comune, non intendendo con la sua inchiesta e con le interviste che conteneva diffamare né la città né l'amministrazione.
Una vicenda finita bene, dunque, per la collega per l'allora direttore di RaiNews 24, Corradino Mineo, e per i cittadini di Bracciano intervistati all'interno del servizio, pure loro finiti nel mirino dei legali dell'allora sindaco.
Un lieto fine che comunque rilancia, come scrive l'Usigrai: "l'assoluta necessità e urgenza di una normativa che colpisca le querele temerarie e l’ormai massiccio ricorso alla richiesta di risarcimento danni in sede civile che stanno riducendo la libertà di stampa in questo Paese", fino a trasformarsi in quello che il sindacato dei giornalisti Rai definisce senza esitare "bavaglio".
"La voglia di bavaglio - conclude infatti la nota dell'Usigrai - è fin troppo diffusa, servono leggi a tutela della libera informazione.

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