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Radio Popolare, sciopero dei 'corrispondenti' dall'Italia e dall'estero
Vertenze 04 Mar 2020

Radio Popolare, sciopero dei 'corrispondenti' dall'Italia e dall'estero

Quella di mercoledì 4 marzo è la prima di 7 giornate di astensione dal lavoro affidate al Cdr a sostegno delle rivendicazioni dei collaboratori, mobilitati per il riconoscimento del proprio ruolo e l'adeguamento dei compensi. L'Alg: «Al fianco dei colleghi in tutte le iniziative che vorranno adottare».

I collaboratori dall'estero e dall'Italia, i cosiddetti "corrispondenti" di Radio Popolare, scendono in sciopero tutta la giornata del 4 marzo per il riconoscimento del loro ruolo e l'adeguamento dei compensi. Quella di mercoledì è la prima delle 7 giornate di astensione dal lavoro che i "corrispondenti" hanno affidato al Comitato di redazione a sostegno delle loro rivendicazioni. «Da oltre una settimana l'Associazione Lombarda dei Giornalisti, insieme al Cdr, ha chiesto ai dirigenti della cooperativa un incontro urgente per aprire un confronto sulla situazione dei colleghi. Appuntamento – si legge sul sito web dell'Assostampa – che gli amministratori hanno rifiutato, prima adducendo l'emergenza coronavirus e, poi, l'approvazione dei conti 2019 prevista il 31 marzo prossimo. Da ultimo, a fronte della pressante richiesta del sindacato, hanno proposto di "posticipare" l'incontro urgente ad aprile».

Il sindacato dei giornalisti, conclude l'Alg, «ritiene irresponsabile l'atteggiamento degli amministratori della radio e sarà al fianco dei colleghi di Radio Popolare in tutte le iniziative che vorranno adottare a sostegno della lotta per i propri diritti».

PER APPROFONDIRE
Di seguito il comunicato del Cdr di Radio Popolare che viene letto nelle edizioni dei notiziari di mercoledì 4 marzo 2020.

Questo notiziario è andato in onda senza le voci dei collaboratori esterni di Radio Popolare, corrispondenti dall'Italia e dall'estero, che sono in sciopero fino alla mezzanotte di oggi per il riconoscimento del proprio ruolo e l'adeguamento dei compensi, decurtati durante i 5 anni di crisi e mai ripristinati, compensi che in alcuni casi toccano i 10 euro lordi a pezzo. I corrispondenti, tramite il Cdr e il sindacato dei giornalisti, hanno chiesto più volte inutilmente la convocazione urgente di un tavolo di trattativa per discutere queste richieste. Hanno quindi affidato al Cdr un pacchetto di 7 giorni di sciopero. Il Cdr autorizzerà eventuali deroghe nel caso di emergenze giornalistiche sul coronavirus o altri eventi non previsti dalle sedi dei corrispondenti.

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