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Vertenze 20 Set 2006

Rinnovo del contratto, lettera aperta dei Cdr di Assostamparomana

Il contratto dei giornalisti è scaduto da più di un anno e mezzo. Gli editori non vogliono sedersi al tavolo delle trattative: intendono distruggere il sindacato, l’autonomia dei giornalisti italiani, e il vostro diritto di cittadini a una informazione libera e di qualità.

Il contratto dei giornalisti è scaduto da più di un anno e mezzo. Gli editori non vogliono sedersi al tavolo delle trattative: intendono distruggere il sindacato, l’autonomia dei giornalisti italiani, e il vostro diritto di cittadini a una informazione libera e di qualità.

Il problema centrale non sono gli aumenti retributivi e nemmeno un semplice contenimento del costo del lavoro. La verità è che gli editori vogliono drasticamente ridurlo del 30%. Pretendono infatti di eliminare la figura del redattore con più di 30 mesi di anzianità, perché è a quel punto della carriera che il giornalista fa un salto retributivo. Con ciò, si riduce anche la contribuzione all’Inpgi, l’ Istituto di previdenza che ci assicura le pensioni, la cassa integrazione e l’indennità di disoccupazione, mantenendo i conti in equilibrio senza che lo Stato sborsi un euro. Gli editori vogliono poi attaccare il sistema degli scatti di anzianità, il solo modo per aumentare le retribuzioni nei piccoli giornali e resistere ai ricatti nei grandi. Anche gli scatti di anzianità contribuiscono al finanziamento del nostro Istituto. E qui denunciamo il fatto che la Federazione degli editori, in modo ricattatorio e irresponsabile, sta bloccando la riforma delle nostre pensioni, che riduce in parte le prestazioni pur di continuare a mantenere i conti in equilibrio. Fino ad oggi la Fieg ha causato perdite per l’Inpgi per 15 milioni di euro. Nel giornalismo italiano inoltre sta dilagando il precariato. Migliaia di giovani pagati 4 euro ad articolo e anche meno, sui quali gli editori vogliono avere mano libera. Il sindacato dei giornalisti intende invece rappresentarli. Ecco, queste sono le nostre ragioni. Confidiamo che il nuovo governo si risvegli dal suo letargo, convochi le parti e, come si impegnò a fare il ministro del Lavoro Cesare Damiano, eserciti una mediazione degna della posta in gioco: continuare a mantenere in questo Paese un sistema di stampa libera e un contratto che garantisca i suoi operatori.

@fnsisocial

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