La drastica riduzione dei finanziamenti per la Rai destinata agli Italiani all’estero non può, in alcun modo, essere la scusa per cancellare anche quelle (poche) trasmissioni autoprodotte, specifiche capaci di assicurare un minimo di “informazione di ritorno”. L’emergenza e la crisi non possono giustificare tutto, né rendere giusto qualsiasi taglio
L’annuncio di oggi che, in vista della necessaria riorganizzazione industriale del servizio pubblico, dal primo gennaio saranno chiuse tutte le trasmissione autoprodotte di Rai Internazionale (come, ad esempio, Italia chiama Italia e tutti i programmi radio), senza che nel frattempo sia chiaro e definitivo il nuovo piano, è un ulteriore mortificazione per gli Italiani nel mondo. Da sempre questi nostri connazionali chiedono legittimamente più Rai, più servizio pubblico ed un maggiore interscambio delle esperienze vissute nel territorio nazionale e nei paesi di ospitalità. A ciò, sul piano sindacale, si aggiunga l’incertezza e la confusione sulla ricollocazione dei colleghi giornalisti ed operatori di Rai Internazionale che, lo ricordiamo, sono un patrimonio di specificità da considerare anche rispetto al contratto, alle leggi e alle legittimità maturate.”