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Fnsi 05 Nov 2004

La Rai dovrà risarcire 200mila euro a Federico Pirro e reintegrarlo nelle sue mansioni

La Rai dovrà risarcire 200mila euro a Federico Pirro e reintegrarlo nelle sue mansioni

La Rai dovrà risarcire 200mila euro a Federico Pirro e reintegrarlo nelle sue mansioni

La Rai dovrà versare un risarcimento dei danni di 200.000 euro e reintegrare nelle sue mansioni il giornalista Federico Pirro, ex responsabile della sede regionale della Rai di Puglia, rimosso dall' incarico il 15 ottobre del 2002 e da allora tenuto senza alcuna mansione da svolgere. Lo ha deciso il giudice del lavoro del Tribunale di Bari Simonetta Rubino che ha accolto il ricorso presentato da Pirro nel gennaio 2003. Lo stesso giudice aveva già disposto con provvedimento di urgenza nel dicembre 2002 che Pirro venisse reintegrato nel suo incarico di responsabile della sede o che gli venisse assegnata una mansione equivalente. Però, secondo il legale di Pirro, avv. Ettore Sbarra, il provvedimento è stato disatteso e per due anni al giornalista non è stato assegnato alcun incarico. Anzi, al contrario, egli è stato ''confinato all'ultimo piano dell' edificio e lontano dalla redazione, senza un ufficio e la possibilità (seppure teorica) di svolgere una qualsiasi attività lavorativa''. Nel ricorso presentato, Pirro definiva immotivata la sua rimozione e la faceva risalire al mutato quadro politico nazionale e, in particolare ad contrasto ''tutto unilaterale e strumentale'' da parte del presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto. Il giudice ha quindi condannato la Rai (difesa dal prof. Renato Scognamiglio) a risarcire Pirro per il danno subito dal demansionamento (50.000 euro) e per il danno all' immagine professionale (150.000 euro). Nel provvedimento di urgenza già emesso sulla vicenda, il giudice aveva riconosciuto la illegittimità della decisione presa dalla Rai ''sulla base del discutibile criterio dello 'spoil system'''. Aveva inoltre riconosciuto valide le ragioni di Pirro secondo cui la rimozione era motivata ''dal modificato rapporto di forze politiche prima a livello locale e poi a livello nazionale, con conseguente avvicendamento ai vertici della Rai''. Pirro aveva lamentato, inoltre, la illegittimità della situazione di forzata inattività. Il giudice aveva ritenuto la decisione della Rai del tutto ingiustificata sotto vari aspetti: tecnico, produttivo ed organizzativo. Aveva osservato, inoltre, che anche qualora fossero effettivamente esistiti motivi organizzativi all' origine della rimozione, ''nulla avrebbe impedito alla direzione della testata di avvicendare Pirro solo al momento in cui fosse stato già pronto il nuovo incarico aziendale, invece di applicare di fatto in ambito che non lo consente il cosiddetto 'spoil system'''. Il giudice aveva anche espresso perplessità per la tempistica seguita, visto che Pirro era stato rimosso e sostituito ''a distanza di qualche mese dall' intervenuto mutamento del consiglio di amministrazione della Rai''. Il giudice aveva ritenuto, infine, che il reale motivo dell'allontanamento di Pirro fosse riconducibile ad ''opportunità politiche'', ovvero connesse ''a motivazioni lottizzatorie''. (ANSA)

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