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Editoria 19 Nov 2005

L'assemblea di France Press sfiducia la direzione dopo la cessione alla Polizia di foto di disordini al porto di Bastia

Mentre il presidente dell'Agence France Presse, Bertrand Eveno, comunicava le sue inattese dimissioni, ieri pomeriggio, il personale dell'agenzia di stampa France Presse approvava con l'84,97% dei suffragi una mozione di sfiducia alla direzione proposta dal sindacato.

Mentre il presidente dell'Agence France Presse, Bertrand Eveno, comunicava le sue inattese dimissioni, ieri pomeriggio, il personale dell'agenzia di stampa France Presse approvava con l'84,97% dei suffragi una mozione di sfiducia alla direzione proposta dal sindacato.

Censurata la cessione alla polizia di foto di disordini al porto corso di Bastia. L'organismo intersindacale ha comunicato che hanno votato 752 persone, 639 erano per la sfiducia e 72 contro, con 41 astenuti. La mozione sottoposta al voto denunciava "la grave violazione delle regole deontologiche e dei principi di indipendenza dell'agenzia" rappresentata dalla "consegna da parte della direzione ai servizi di polizia del servizio fotografico" riguardante un episodio a margine dei disordini nel porto corso di Bastia, il 1 ottobre scorso, durante lo sciopero dei marittimi. Un poliziotto fu circondato e malmenato da alcune persone mentre non lontano si svolgeva una manifestazione di protesta. Nonostante il voto sfavorevole, nessuno si attendeva le dimissioni di Eveno, peraltro ufficialmente non collegate all'esito della consultazione. Sessantuno anni, Eveno si era visto rinnovare il mandato nel 2003 fino all'ottobre 2006. Ha spiegato a Le Monde di aver deciso di dimettersi "durante l' estate": "l'Afp - ha spiegato - è sempre fragile nell'ultimo anno di mandato del presidente. Inoltre, con un calendario politico noto a tutti (le presidenziali del 2007, ndr). Le scadenze politiche sono momenti molto delicati. Durante il periodo elettorale, quando ci sono primarie a destra e a sinistra, ogni candidato sorveglia il minimo lancio Afp. Bisogna che il gruppo sia unito". Qualche polemica aveva suscitato l'estate scorsa l'allontanamento del capo del servizio politico dell'agenzia, Pierre Favier. Eveno rimetterà il mandato al cda, convocato per il 23 novembre, del quale fanno parte 15 membri. Il nome che circola di più, per la successione, è quello dell'attuale direttore generale dell'agenzia, Pierre Louette. (ANSA) Dalla Francia torna a proporsi un delicatissimo "tormentone" Dare o negare a polizia e magistratura foto di cronaca che possono far identificare i protagonisti di un reato? "Non siamo ausiliari di polizia" hanno sostenuto i giornalisti dell'agenzia France Presse sfiduciando i loro dirigenti che nei giorni scorsi avevano consegnato alle forze dell'ordine fotografie che hanno portato all'arresto di due tra gli autori del pestaggio di un agente - Solidali anche tutte le organizzazioni sindacali del giornalismo francese - Tra le motivazioni anche il fatto che l'autore delle immagini non solo s'era opposto alla consegna delle foto ma, quando le aveva trasmesse alla redazione centrale dell'agenzia, aveva chiesto che venissero diffuse ai giornali oscurando i volti delle persone riconoscibili. Pubblicare senza veli o oscurare i volti di persone che in una foto di cronaca stanno commettendo un possibile reato? Dare o negare a polizia e magistratura immagini di un avvenimento che possono portare all'identificazione dei protagonisti di comportamenti perseguiti dalla legge? Tutti gli immancabili e immaginabili "tormentoni" posti da quesiti come questi non sono certamente nuovi, soprattutto per chi tra noi ha esperienza di lavoro sul terreno della cronaca. Siamo in un campo dove si intersecano, si accavallano e qualche volta si scontrano principi personali, doveri e diritti sociali, leggi dello stato e norme della deontologia professionale, segreto professionale in primo luogo. Materia delicatissima e, di conseguenza, scelte raramente di facile individuazione. In fatto di foto, un esempio pratico italiano del problema è quanto era accaduto tre anni fa, subito dopo scontri e pestaggi del G8 di Genova, quando polizia e magistratura avevano aperto una vera e propria "operazione nazionale" per rastrellare nel mondo del giornalismo italiano il maggior numero possibile di immagini su quanto era accaduto. L'iniziativa aveva, tra l'altro, coinvolto in parallelo numerosi colleghi in compagnia di agenzie fotografiche e testate giornalistiche. Dare o negare? La risposta della categoria e dei media, salvo qualche rara e timida perplessità, era stata assolutamente senza particolari prese di posizione. Tutti i coinvolti, bene o male, avevano cercato di assecondare gli inquirenti forse anche perché, tra le molte cose da chiarire, c'era pure da inchiodare alle proprie responsabilità chi, tra forze di polizia e manifestanti, aveva pestato e ferito più di venti fotogiornalisti, sfasciando o rubando anche un'infinità di macchine fotografiche e telecamere. Nessuna rivendicazione neppure da parte di quei fotogiornalisti che, a loro totale insaputa, s'erano trovati con proprie foto consegnate a polizia e magistratura direttamente dalle testate e dalle agenzie alle quali le avevano affidate per la pubblicazione. In sostanza, la risposta generale all'iniziativa degli inquirenti era stata di obbediente collaborazione. Le cose non stanno invece andando così ora nella vicina Francia dove redattori e fotogiornalisti della France Presse hanno sfiduciato la direzione della prestigiosa agenzia internazionale perché accusata di aver consegnato alla polizia le immagini originali del brutale pestaggio di un poliziotto avvenuto, ai primi di ottobre, durante i gravi disordini scoppiati a Bastia, in Corsica, contro la privatizzazione di una grossa azienda pubblica. Immagini che hanno già portato all'arresto di due persone. Nella vicenda si sono schierate contro i vertici AFP anche tutte le aggregazioni sindacali dei giornalisti francesi. In sostanza la direzione della France Presse è ritenuta colpevole di grave violazione alle regole deontologiche e ai principi di indipendenza dell'agenzia stessa. In più i colleghi sostengono che la decisione dei responsabili dell'agenzia "porta a presentare i giornalisti come degli ausiliari di polizia e a mettere anche gravemente a rischio la loro credibilità professionale e la loro sicurezza sul terreno di lavoro". Dipendenti AFP e sindacati dei giornalisti indicano poi come circostanza aggravante delle responsabilità dei dirigenti dell'agenzia il fatto che l'autore delle foto, Olivier Laban-Mattei, fotogiornalista dipendente France Presse, non solo s'è opposto invano alla consegna delle immagini alla polizia, ma al momento dei fatti di Bastia, trasmettendo le foto alla redazione centrale, aveva dato precise indicazioni per "oscurare" i volti degli aggressori : volontà che era stata rispettata solo in parte perché alcune delle immagini erano state pubblicate, senza velatura dei volti, da una rivista che, per lo scoop, aveva pagato all'agenzia francese la bellezza - dicono - di trentamila euro. Dal canto suo, la direzione della France Presse si difende invece sostenendo di aver tentato di consegnare alla polizia solo immagini con visi "oscurati", ma che ha poi dovuto piegarsi a un'ingiunzione giudiziaria sostenuta da una precisa legge che in questi casi facilita il lavoro della polizia permettendo agli inquirenti di compiere perquisizioni per cercare direttamente le prove attinenti le indagini di suo interesse. " Tutti i giornali e le agenzie, usando tutti gli strumenti del diritto, rifiutano di rivelare le loro fonti e di consegnare le loro foto - controbattono invece i sindacati, ricordando che proprio ultimamente, per difendere giornalisti che non volevano rivelare le proprie fonti, le direzioni di "Le Point" e di "L'Equipe" hanno preferito subire delle perquisizioni anziché assecondare supinamente la polizia. La presa di posizione dei dipendenti della France Presse è stata decisa mercoledì scorso durante un'assemblea alla quale hanno partecipato 752 dipendenti dell'agenzia. Contro la direzione hanno votato in 639, 41 si sono astenuti e 72 non hanno condiviso il documento finale. La notizia della decisione dei giornalisti della France Presse di sfiduciare i propri dirigenti è stata data con grande risalto dalla stampa francese anche perché, proprio in concomitanza dell'assemblea, il presidente dell'agenzia, Bertrand Eveno, ha annunciato di dimettersi. Eveno ha comunque fatto sapere che le sue dimissioni non hanno nulla a che vedere con la presa di posizione dei dipendenti dell'agenzia e dei sindacati di categoria. Indipendentemente dai perché della decisione di Bertrand Eveno, il caso AFP non è ancora concluso. I giornalisti di France Presse hanno infatti il sospetto che la direzione della importante agenzia abbia passato foto alla polizia anche in altre occasioni. " Se dovesse essere così - commentano - per i fotogiornalisti il lavoro sul terreno, ora già difficile, rischia di diventare davvero impossibile". Amedeo Vergani, presidente Gsgiv dell'Alg

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