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Minacce 14 Ott 2015

“Basta minacce mafiose nel Pontino”: Asr, Fnsi e Unci solidali con Vittorio Buongiorno

Ancora un caso di minacce ad un giornalista del Pontino. Si tratta di Vittorio Buongiorno, capo della redazione di Latina de Il Messaggero, affrontato all’uscita dalla messa pochi giorni dopo i tragici fatti di Charlie Hebdo da Gianluca Tuma, da poco finito in carcere con altre 23 persone. Al collega Buongiorno la solidarietà dell’Associazione stampa Romana, della Federazione nazionale della stampa e dell'Unione cronisti.

Ancora un caso di minacce ad un giornalista del Pontino. Si tratta di Vittorio Buongiorno, capo della redazione di Latina de Il Messaggero, affrontato all’uscita dalla messa pochi giorni dopo i tragici fatti di Charlie Hebdo da Gianluca Tuma, da poco finito in carcere con altre 23 persone. Al collega Buongiorno la solidarietà dell’Associazione stampa Romana, della Federazione nazionale della stampa e dell'Unione cronisti.

Lazzaro Pappagallo, segretario dell’Associazione stampa Romana, e Gaetano Coppola, fiduciario della sezione di Latina dell’Asr intervengono dopo la pesante intimidazione subita dal collega Vittorio Buongiorno, capo della redazione di Latina de Il Messaggero.
“Hai visto cosa succede in Francia a chi usa la penna scorrettamente?”, si è sentito dire Buongiorno da Gianluca Tuma, citato dal collega in alcuni articoli sulla criminalità e i suoi legami con la politica nella città.
“Una frase con una carica minacciosa gravissima, visto che era da qualche giorno accaduta la strage nella redazione di Charlie Hebdo. Una minaccia – scrivono Pappagallo e Coppola – in puro stile mafioso, pronunciata all'interno della cattedrale di Latina al termine della messa domenicale”.
“Una minaccia che emerge solo oggi, a distanza di qualche mese da quando venne pronunciata, perché – prosegue Stampa Romana – la magistratura pregò allora il collega Buongiorno, che aveva subito sporto denuncia in questura, di non divulgare l'accaduto perché avrebbe potuto compromettere le indagini in corso. Indagini che hanno portato all'arresto dello stesso Tuma e di altre 23 persone, tra cui due carabinieri e un poliziotto, implicati in una grossa organizzazione che gestiva traffici criminali a Latina e in via di espansione”.
“Colpisce la modalità di quanto accaduto, in chiesa, tra la gente. Modalità che danno ancora più forza alla minaccia subita” commenta il collega Buongiorno, che ha subito sporto denuncia in questura, ma che ha dovuto tenere nascosto il fatto, dando l'impressione al Tuma di aver subito l'intimidazione e restando pericolosamente in solitudine senza poter creare quella rete di solidarietà che in questi casi è sempre importante.
“Di questa collaborazione – ricorda la nota – magistratura e squadra mobile hanno pubblicamente dato atto al collega Buongiorno nel divulgare la notizia dell'operazione. Il tempo trascorso e l'arresto del responsabile per una serie di reati ora al vaglio del magistrato, non diminuiscono in ogni caso la gravità delle minacce, mai da sottovalutare”.
L'Associazione Stampa Romana, sezione di Latina, esprime dunque “solidarietà al collega Vittorio Buongiorno e alla sua famiglia e chiede alle autorità una attenta vigilanza per garantire sicurezza a chi ogni giorno lavora per informare i lettori con serietà e professionalità e non deve, per questo, mettere a rischio la propria vita”.
Sull'episodio interviene anche l’Unci, l'Unione nazionale cronisti italiani, per esprimere "la piena solidarietà al collega Vittorio Buongiorno del Messaggero, destinatario di una pesantissima minaccia di morte da parte di Gianluca Tuma, arrestato nell’ambito dell’inchiesta  su una potente organizzazione criminale nel Pontino".
"L’episodio - prosegue l'Unci -, rivelato a sei mesi dal fatto per non compromettere le indagini sfociate nella retata, fa emergere, ancora una volta, la necessità di intervenire con decisione su più livelli per garantire, in primo luogo, l’incolumità di colleghi cronisti coraggiosi  e delle loro famiglie, compito della magistratura e delle forze di polizia, ma, soprattutto, rende chiaro che urge un intervento legislativo, per rendere effettiva e proporzionata la reazione dell’ordinamento a episodi gravissimi, ormai seriali, e plurioffensivi".
"A rischio non sono solo la libertà e la sicurezza dei cronisti in prima linea, ma c’è anche - conclude la nota del presidente dell'Unci, Alessandro Galimberti - il principio costituzionale della libertà di informazione, pilastro  fondante della democrazia. La sicurezza e la tranquillità dei giornalisti non possono essere separate dalla punizione esemplare, effettiva e immediata  per chi vi attenta".

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