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La copertina del rapporto (Foto: censis.it)
Media 26 Lug 2023

'L'informazione alla prova dell'intelligenza artificiale', presentato il rapporto Ital Communications - Censis

Il 76,5% degli italiani ritiene che le fake news siano sempre più sofisticate e difficili da scoprire, il 20,2% crede di non avere le competenze per riconoscerle, il 61,1% di averle solo in parte. Mentre il 29,7% nega l'esistenza delle bufale. Sono alcuni dei dati contenuti nello studio illustrato in Senato il 26 luglio 2023.

Aumentano paure e timori di non essere in grado di riconoscere disinformazione e fake news. Il 76,5% degli italiani ritiene che le fake news siano sempre più sofisticate e difficili da scoprire, il 20,2% crede di non avere le competenze per riconoscerle, il 61,1% di averle solo in parte. Mentre il 29,7% nega l'esistenza delle bufale e pensa che si tratti di notizie vere che vengono deliberatamente censurate dai palinsesti e poi fatte passare come false.

Sono alcuni dei dati contenuti nel terzo Rapporto Ital Communications-Censis "Disinformazione e fake news in Italia. Il sistema dell'informazione alla prova dell'Intelligenza Artificiale" presentato mercoledì 26 luglio 2023 in Senato alla presenza, fra gli altri, del sottosegretario all'Editoria, Alberto Barachini.

Tra i negazionisti delle fake news - aggiunge il rapporto - ci sono in particolare i più anziani e chi ha un basso livello di scolarizzazione. L'89,5% degli italiani pensa che sia necessaria un'alleanza stabile tra tutti gli stakeholder che hanno interesse a far circolare un'informazione attendibile e di qualità, per diffondere una maggiore consapevolezza sui pericoli della cattiva informazione e innalzare le competenze della popolazione.

Il 75,1% della popolazione ritiene che con l'upgrading tecnologico verso l'IA sarà sempre più difficile controllare la qualità dell'informazione e, in generale, l'85,8% degli italiani ha paura di farsi trovare impreparato di fronte a un cambiamento tecnologico che, presumibilmente, regolerà nuovamente il modo di vivere, studiare, lavorare e anche di produrre e accedere alle informazioni.

Dalla ricerca, inoltre, emerge come sia cresciuta la consapevolezza degli effetti devastanti della disinformazione, che può essere arginata da professionisti della comunicazione accreditati come fonti autorevoli e garanti dell'affidabilità e della qualità delle notizie.«Serve un filtro che permetta di riconoscere immediatamente un contenuto creato dall'uomo rispetto a quelli dell'intelligenza artificiale» e «non basta un'etichettatura se non si struttura la capacità collettiva di allontanare il contenuto rischioso, che non passa spesso solo attraverso i social media ma anche con le catene messaggistiche», rileva il sottosegretario all'Editoria, Alberto Barachini.

«Chi fa informazione si scontra con le fake news e il buco nero della cultura orale, quell'insieme consolidato e irrazionale di convinzioni e elementi senza basi che le persone si passano tra loro. Contro queste non si possono che rafforzare i presidi autorevoli dell'informazione», osserva Giuseppe De Rita, presidente del Censis. Gli italiani, aggiunge, «hanno bisogno di una rete di professionisti dell'informazione di cui fidarsi, che li aiutino anche ad avere maggiore consapevolezza di come riconoscere fonti e notizie di qualità».

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