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Un momento dell'Assemblea (Foto: Council of Europe/Candice Imbert)
Media 26 Apr 2018

L'informazione sotto attacco: allarme del Consiglio d'Europa sulle condizioni di lavoro dei giornalisti

In due rapporti, adottati all'unanimità , si chiede agli Stati di adottare misure concrete in difesa della professione: il rispetto degli standard sulla libertà  di stampa, misure concrete contro aggressioni e minacce, abolizione del carcere dove ancora esiste, forme alternative di finanziamento per i media tradizionali.

Le condizioni di lavoro dei giornalisti continuano a deteriorarsi – hanno giornate lavorative sempre più lunghe, pressioni per pubblicare sempre di più e di conseguenza meno tempo per controllare l'esattezza dei fatti ma anche per condurre inchieste su questioni delicate. Aumentano tra i loro ranghi le vittime d'intimidazioni, di attacchi verbali e fisici, che possono arrivare fino al loro omicidio. Inoltre continua a crescere, a ritmi sostenuti, il numero di freelance, che non hanno gli stessi diritti dei giornalisti assunti.

A lanciare l'allarme sulla situazione dei giornalisti ma anche dei media tradizionali, che devono affrontare crescenti difficoltà finanziarie e pressioni politiche, è l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
In due rapporti, adottati all'unanimità, questa chiede agli Stati di adottare misure concrete, oltre che il pieno rispetto di tutti gli standard dell'organizzazione paneuropea sulla libertà di stampa.

La prima richiesta è prendere tutte le misure necessarie a difendere l'incolumità fisica dei giornalisti e condurre indagini efficaci su tutti gli attacchi di cui sono vittime. La seconda è cambiare le leggi sulla diffamazione, dove queste prevedano la prigione e multe salate, e non punire quanto pubblicato anche se inaccurato se è dimostrato che il giornalista non lo sapeva, ne ha controllata con diligenza la veridicità e non intendeva causare danni a qualcuno.

Inoltre, si chiede di studiare forme alternative di finanziamento per i media tradizionali: una soluzione che l'Assemblea suggerisce è la ridistribuzione dei profitti pubblicitari generati dai motori di ricerca e social media. (Ansa – Strasburgo, 25 aprile 2018)

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