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Unione Europea 14 Mar 2014

Minacce di morte a colleghi somali di Radio Shabelle Fnsi: intervengano Governo, Ue e Onu per diritti e libertà di stampa

“Minacce di morte sono giunte ieri ai giornalisti Abdimalik Yusuf Mohamud e Mohamed Bashir Hashi di Shabelle Media Network di Mogadiscio dopo la manifestazione del 7 marzo scorso nella sede della Fnsi sulla libertà di stampa e i diritti umani in Somalia. Al centro dell’iniziativa del Sindacato dei giornalisti italiani, la drammatica storia della collega di Kasmo Radio (La voce delle donne) Fadumo Abdulkadir Hassan, violentata da due agenti della polizia politica del regime e poi incarcerata assieme al direttore, Abdi Mohamed Ismail, e ad un giovane collega, Ahmed Abdullahi Jama, di Radio Shabelle che ne avevano dato notizia.

“Minacce di morte sono giunte ieri ai giornalisti Abdimalik Yusuf Mohamud e Mohamed Bashir Hashi di Shabelle Media Network di Mogadiscio dopo la manifestazione del 7 marzo scorso nella sede della Fnsi sulla libertà di stampa e i diritti umani in Somalia. Al centro dell’iniziativa del Sindacato dei giornalisti italiani, la drammatica storia della collega di Kasmo Radio (La voce delle donne) Fadumo Abdulkadir Hassan, violentata da due agenti della polizia politica del regime e poi incarcerata assieme al direttore, Abdi Mohamed Ismail, e ad un giovane collega, Ahmed Abdullahi Jama, di Radio Shabelle che ne avevano dato notizia.

 Una situazione intollerabile che mette nella condizione questi tre colleghi, che hanno partecipato alla nostra iniziativa, di avere forti preoccupazioni per un loro rientro in patria. Chiediamo, dunque, anche a nome della Federazione Internazionale (Ifj), che il Governo italiano, la Comunità europea e istituzioni internazionali come l’Onu, compiano tutti i passi necessari affinché il governo di Mogadiscio faccia rispettare i diritti umani e la libertà di stampa in Somalia”.

Blog di Repubblica.it: “Primavera africana” di Shukri Said
MINACCE DI MORTE A COLLEGHI SOMALI DI RADIO SHABELLE, RITORSIONE PER INIZIATIVA DELLA FNSI A ROMA?

COMUNICATO DI DENUNCIA DI MINACCE AI GIORNALISTI DI RADIO SHABELLE

L'Associazione Migrare, che ha seguito con partecipazione ed impegno la manifestazione presso la FNSI dello scorso 7 marzo per il riconoscimento dell'alto valore giornalistico dell'attività di Shabelle Media Network al fine della promozione dei diritti civili in Somalia ed in particolare a tutela e denuncia degli abusi subiti da Fadumo Abdulkadir Hassan, la giornalista di Kasmo Radio (la Radio delle donne) stuprata degli operatori della polizia politica e operatori di Radio Mogadiscio Jebril Abdi e Abdicasis Africa,

DENUNCIA

che questo pomeriggio gli stessi Jebril Abdi e Abdicasis Africa hanno apertamente minacciato di morte i giornalisti di Shabelle Media Network ritenendolo l'unico modo per porre fine alla campagna svolta nei loro confronti perché siano mandati a processo per rispondere degli abusi compiuti su Fadumo Abdulkadir Hassan: un processo dal quale fino ad oggi sono stati tenuti lontani dai vertici del governo somalo che hanno invece provveduto a processare e condannare la stessa Fadumo Abdulkadir Hassan.

L'Associazione Migrare

INSISTE

affinché la comunità internazionale, ricordando l'appena trascorsa Festa della donna dell'8 marzo, imponga alle istituzioni di Mogadiscio di mobilitarsi per la tutela dei giornalisti di Shabelle Madia Network di fronte a minacce espressamente di morte intollerabili in sé e perché pretendono di porre il bavaglio ad una delle poche radio libere rimaste in Somalia la quale, peraltro, poco dopo aver diffuso la notizia della violenza su Fadumo, è stata sfrattata dai suoi locali dalla polizia politica e le sue strumentazioni di trasmissione sono state distrutte.

L'Associazione Migrare

CHIEDE CHE

- l'Italia, ed in particolare il Vice Ministro degli Esteri Lapo Pistelli, che in occasione della manifestazione del 7 marzo scorso presso la FNSI ha consegnato una targa ricordo a Fadumo Abdulkadir Hassan e ad Abdi Mohamed Ismail,  Direttore di Shabelle Media Network;

- l'ONU, ed in particolare il Dott. Nicholas Key, Rappresentante Speciale della missione per la Somalia UNSOM, che ha tra i suoi scopi fondamentali  proprio il tema dei diritti umani ed in particolare quelli di:

- promuovere la conoscenza e il rispetto dei diritti umani, con particolare attenzione alle donne, alla tutela dei minori e alla prevenzione dei conflitti legati alla sfera sessuale e di genere, contro la violenza e per il rafforzamento della giustizia in Somalia e nelle  istituzioni per i diritti umani, monitorare, indagare, prevenire e segnalare eventuali abusi o violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale commessi in Somalia; sostenere il governo a rivedere, sviluppare, implementare quanto necessario nella legislazione in conformità con gli standard internazionali sui diritti umani.

- la Comunità Europea, ed in particolare l'Alto rappresentante per la politica estera e di difesa Sig.ra Catherine Ashton, che è tra i principali donatori nell'ambito dei più importanti programmi volti ad assistere il settore pubblico, la polizia, il settore giudiziario, le istituzioni democratiche, i processi elettorali e la società civile della Somalia con un impegno di 650 milioni di Euro fino al 2016;

- gli Stati Uniti d'America, impegnati nella lotta al terrorismo di Al Shabab e partecipanti al "New Deal" adottato dai Paesi donatori lo scorso settembre 2013 a Bruxelles

impongano alle istituzioni di Mogadiscio di rientrare nelle regole di civiltà che la comunità  internazionale riconosce e, quindi, di far cessare le intimidazioni e le minacce di morte ai giornalisti di Shabelle Media Network  ricordando a quelle stesse istituzioni che sopravvivono solo grazie alla generosità del mondo che a quelle regole di civiltà non intende rinunciare.

Il Presidente

(Avv. Prof. Maurizio Calò)

IL CORAGGIO DI FADUMO

di Linda Crimersmois

La Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) ha voluto, quest’anno, in occasione delle iniziative per l’8 marzo, portare all’attenzione il caso di Fadumo Abdulkadir Hassan, giovanissima giornalista somala vittima di abuso e successivamente arrestata per aver preteso denunciare i suoi aguzzini.
Sensibilizzare, fare dibattito, raccontare la fierezza di una persona che resiste può rendere dignità alle donne che hanno subito offese, alcune volte estreme, per poter esercitare liberamente la loro professione di giornalista. E’ con questa convinzione che la FNSI e il viceministro degli esteri con la delega all’Africa, Lapo Pistelli, si sono impegnati per permettere, superando molte difficoltà, l’arrivo in Italia di Fadumo e la sua testimonianza durante l’incontro su “Giornalismo e violenza sulle colleghe nel mondo” organizzato a Roma dalla  Commissione Pari Opportunità della FNSI. Una testimonianza che il segretario generale della FNSI, Franco Siddi, ha qualificato di vera lezione di giornalismo inteso come giornalismo a servizio della popolazione. Il caso di Fadumo racconta di un paese in cui le donne non hanno paura di esercitare il loro lavoro d’informazione, malgrado intimidazioni e aggressioni. E se vengono offese, si rialzano perché, come lo sottolineano il ministro Pistelli e l’ambasciatore Mazzella per la Somalia, combattere per i diritti delle donne significa combattere per la pace e la stabilità.
Fadumo avrà tra poco 20 anni. E’ dolce, minuta, sembra una bambina. Invece è una donna, forte e determinata. Coraggiosa. All’età di 15 anni, viene in contatto con il mondo del giornalismo radiofonico, si appassiona per questo mestiere e comincia a collaborare con diverse emittenti radio mentre prosegue gli studi. Vive ed esercita il suo mestiere di giornalista in situazione di conflitto. Lavora a Mogadisho per Kasmo Radio (la Voce delle Donne). Quando viene violentata, decide di denunciare l’accaduto benché i suoi aguzzini siano due esponenti della polizia politica. Una sua intervista concessa a Shabelle Media Network,  diffusa su You Tube, porta il suo caso all’attenzione internazionale. Iniziano le minacce per lei e sua famiglia. Viene prelevata a casa e portata di forza in tribunale. Negata l’assistenza legale, gli è chiesto di convalidare una versione modificata dei fatti e scagionare gli autori della violenza. Si rifiuta e pretende la verità.
Fadumo, per aver sfidato chi voleva togliergli la voce, è allora arrestata, poi condannata. L’editore, il direttore e un giornalista di Radio Shabelle, accusati di aver diffuso l’intervista, sono arrestati, l’emittente chiusa e le apparecchiature di trasmissione distrutte. Gli autori della violenza, loro, sono ancora liberi.
Il primo studio mondiale sulla violenza e le minacce alle donne che lavorano nel mondo dei media, effettuato  dal News Safety Institute e diffuso in parallelo al Forum Mondiale Genere e Media che si è tenuto a Bangkok in dicembre 2013,  ha messo in rilievo che la maggioranza delle donne aggredite non segnalano l’accaduto. Fadumo l’ha fatto e l’ha fatto in un contesto estremo, in una situazione difficile, assumendo un enorme rischio. Ci ha dato una grande lezione sulla pratica dei diritti e sull’educazione alla legalità attraverso l’esempio e l’informazione.
Il ministro Pistelli, nel suo intervento durante l’incontro, ha messo l’accento su come il rispetto dei diritti delle donne e la libertà di informazione siano essenziali nel processo di riconciliazione e di ricostruzione democratica della Somalia. Purtroppo, la storia di Fadumo e l’appello lanciato dal direttore di Radio Shabelle, Abdi Mohamed Ismail, contro le aggressioni sistematiche subite dalla stampa indipendente tra uccisioni, arresti, intimidazioni, distruzione del materiale, descrivono una realtà drammatica. E la situazione potrebbe peggiorare se fosse approvato un progetto di legge lesivo dei diritti dei giornalisti presentato dal Consiglio dei Ministri somalo. Il riconoscimento dei diritti delle donne è stato inserito nella bozza di costituzione somala che dovrà essere sottoposta a referendum, ma la messa in opera delle azioni di supporto al cambiamento necessitano risorse ingenti in un paese in cui le istituzioni non presiedono il territorio. Vanno quindi stimolate le iniziative internazionali, in particolare a livello dell’ U.E.. Ci vogliono inchieste sulla situazione della stampa indipendente. Ci vogliono fondi per programmi di sostegno alla prevenzione della violenza contro le donne e alla protezione delle vittime. Ci vuole certezza del dritto e punizione degli aggressori. E ci vuole solidarietà.
Vedere Fadumo, presente e partecipe all’incontro, dà un significato intenso all’adesione della FNSI alla campagna “posto occupato” - campagna lanciata un anno fa da Maria Andaloro - con tutti questi drappi di stoffa rossa su sedie vuote, a ricordo di tutte le donne assenti, vittime di violenza.
Fadumo si ritrova oggi senza lavoro e rischia la vita nel suo paese. Dice che la situazione in Somalia non lascia speranza per il futuro ma che lei, in un futuro migliore, ci spera. Da http://www.migrare.eu/

Mercoledì 12 Marzo 2014 18:55

 

 

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