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Fnsi 31 Ott 2004

Polemiche per l'esclusione della Rai per le riprese della firma della Costituzione Europea Serventi Longhi: "La replica dell'azienda è un'offesa per i giornalisti e per la storia della televisione pubblica" Besana: "Indispensabile l'applicaz

Polemiche per l'esclusione della Rai per le ripresedella firma della Costituzione EuropeaServenti Longhi: "La replica dell'azienda è un'offesa per i giornalisti e per la storia della televisione pubblica"Besana: "Indispensabile l'applicazione delle regole dell'ordinamento professionale"

Polemiche per l'esclusione della Rai per le riprese
della firma della Costituzione Europea
Serventi Longhi: "La replica dell'azienda è un'offesa per i giornalisti e per la storia della televisione pubblica"
Besana: "Indispensabile l'applicazione delle regole dell'ordinamento professionale"

La giornata storica della firma a Roma del Trattato della Costituzione Europea diventa anche giorno di forte polemica politica per le immagini televisive affidate non alla Rai, servizio pubblico radiotelevisivo italiano, ma ad una societa' privata, l'Euroscena, di Luigi Scio'. Un'interrogazione parlamentare dei senatori Ds Franco Bassanini e Stefano Passigli, numerosi interventi contrari a cominciare da quello del sindacato Rai Usigrai che questa mattina ha dato il via alla polemica e la replica dell'azienda si sono susseguiti per l'intero venerdi' parallelamente alla firma del trattato. La vicenda ha interessato anche la stampa straniera con l'agenzia inglese Reuters che ha titolato: 'Berlusconi snobba la tv di stato italiano per la cerimonia Ue'. I diritti delle immagini della firma del Trattato costituzionale europeo ''appartengono al Dipartimento della Protezione Civile, che ha organizzato tutto l'evento e che le diffonde gratuitamente in mondovisione'', ha chiarito in serata Luigi Scio', responsabile di Euroscena, la societa' che ha realizzato le riprese. ''Il Dipartimento della Protezione Civile - ha spiegato Scio' - ha dato l'incarico alla societa' Eurotime, che ci ha interpellato per curare le riprese e che ci ha commissionato questo compito. Abbiamo lavorato due mesi ininterrottamente per cablare tutta la zona del Colosseo, di piazza Venezia, del Campidoglio naturalmente, realizzato un impianto da 46 chilometri di cavi, con 42 telecamere piu' due di scorta. Ci hanno spremuti come olive per un budget ridicolo. A quanto ammonta? Tutte le cifre saranno pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale, a testimoniare la trasparenza dell'operazione''. ''La Rai non ha fatto altro che usufruire delle immagini'' ha concluso Scio', che con Viale Mazzini collabora ''dal 1987: per loro ho realizzato decine di eurovisioni e mondovisioni''. La polemica era partita tutta interna all'azienda. L'Usigrai ha chiesto di leggere, a norma del contratto di lavoro giornalistico, nelle due principali edizioni odierne dei telegiornali (Tg1, Tg2, Tg3, RaiNews 24, Tsp) un comunicato in cui si sottolineava che ''le immagini non sono Rai: le riprese sono state effettuate da una societa' incaricata dalla Presidenza del Consiglio. Le telecamere Rai non sono state ammesse e la Rai non ha potuto scegliere in autonomia come documentare l'avvenimento. Il servizio pubblico oggi e' stato tenuto fuori dalla porta e per un giorno un'attivita' del servizio pubblico e' stata privatizzata''. Subito la Rai ha replicato sottolineando di ''giudicare offensivo per i giornalisti della Rai il comunicato dell'Usigrai che li accusa di non aver fornito un'informazione corretta e affidabile'', esprimendo al contrario apprezzamento per la grande professionalita' con cui era stato raccontato l'evento. I giornalisti della Rai ''non si sentono affatto offesi dalla nota dell'Usigrai, emessa a tutela del loro lavoro, sono invece offesi per il comportamento dei vertici aziendali'', rilevava subito dopo una nota dei cdr di Tg1-Tg2-Tg3. Poi la polemica si e' spostata fuori Viale Mazzini. Marco Rizzo, presidente dei Comunisti Italiani al Parlamento Europeo ha parlato di una ''Rai umiliata di fronte all'Europa: l'ennesimo pessimo servizio di un governo non all'altezza della situazione''. Alfonso Percoro Scanio, presidente dei Verdi ha definito la vicenda ''una forma di censura strisciante, mascherandola da necessita' tecniche. Escludere la Rai - ha detto - e' una precisa scelta politica per un controllo anche sulle immagini degno dei regimi sovietici''. Per il segretario generale della Federazione nazionale della stampa, Paolo Serventi Longhi, si tratta di prove della privatizzazione Rai e la replica dell'azienda all'Usigrai ''rappresenta un'offesa non solo nei confronti dei giornalisti della Rai ma della stessa storia della piu' grande azienda di informazione e di cultura d'Italia''. Il diessino Giuseppe Giulietti si e' detto convinto che oggi ''in tv si e' celebrata l'apoteosi del conflitto di interessi'' e la scelta di affidare le riprese alla societa' Euroscena ''un atto senza precedenti contro quel che resta del servizio pubblico''. Per il capogruppo dell'Udeur al Senato Mauro Fabri, ''la privatizzazione della fornitura delle immagini televisive, a scapito del servizio pubblico gia' pagato dai cittadini con il canone, ha reso un pessimo servizio al nostro Paese''. Solidarieta' a tutti i giornalisti del servizio pubblico e' stata espressa da Antonio Di Pietro, presidente dell' Italia dei valori. Roberto Giachetti della Margherita ha parlato di ''denaro pubblico sprecato per un servizio doppio'', di un servizio totalmente superfluo, ''che ha mortificato le grandissime professionalita' dell'azienda''. (ANSA). Il delicato ruolo giornalistico di chi produce informazione visiva è stato sottolineato, senza mezzi termini, da Guido Besana, membro della Giunta Fnsi, in un breve commento diramato dopo che a Roma nessun teleoperatore dei tg è stata ammesso alla cerimonia della firma della Costituzione europea e l'intero avvenimento è così stato coperto solo con le riprese "addomesticate" effettuate da una società incaricata direttamente dalla Presidenza del Consiglio. "Il problema non e' che non siano state ammesse le telecamere – afferma Besana - Il problema e' che non sono stati ammessi dei giornalisti. Perche' quelle telecamere stanno sulle spalle di giornalisti, iscritti all'Ordine dei giornalisti, assunti con contratto giornalistico. E se qualcuno si e' messo le dita nel naso, o ha fatto le corna, un giornalista lo racconta. Anche per immagini". "Qualcuno di voi ha visto Chirac con le dita nel naso? O Blair che faceva le corna a Schroeder?", chiede poi provocatoriamente Besana. "E chi vi dice che non sia successo?". Con altri interrogativi, Besana invita poi a riflettere sull'affidabilità in quanto a fonte di informazione della società che ha avuto l'incarico dalla Presidenza del Consiglio di effettuare in esclusiva la cronaca visiva della cerimonia: la Euroscena Group di Roma, un'azienda senza alcuna veste giornalistica e in passato già più volte ingaggiata da Berlusconi per coprire in esclusiva importanti avvenimenti. "Qual e' - conclude poi Besana - la cultura dell'informazione cui si rifà questo Paese, così dipendente dalle immagini da doverle controllare e taroccare?". La decisione della Presidenza del Consiglio di far effettuare le riprese televisive della firma della costituzione Ue solo agli operatori dell'Euroscena Group era già stata, nei giorni scorsi, al centro di proteste e prese di posizione da parte di numerosi organismi e di esponenti politici. L'Usigrai aveva poi chiesto la lettura, nelle due principali edizioni dei telegiornali Rai, di un comunicato per mettere in guardia i telespettatori. ''Le immagini che avete visto della firma della Costituzione europea non sono immagini Rai, - è stato detto tra l'altro - le riprese sono state effettuate da una società incaricata dalla Presidenza del Consiglio. Le telecamere Rai non sono state ammesse e la Rai non ha potuto scegliere in autonomia come documentare l'avvenimento. E' un attacco alla Rai, ma anche al diritto di voi cittadini ad avere un'informazione corretta e affidabile''. Quest'ennesima allarmante vicenda di informazione visiva totalmente filtrata dal "palazzo" e, per giunta, prodotta da soggetti che non hanno alcun obbligo di rispetto dei doveri imposti dalla deontologia professionale alla quale è sottoposto chi appartiene all'Ordine dei giornalisti, dovrebbe tornare a porre agli organismi istituzionali che governano l'esercizio della nostra professione uno dei problemi centrali che il Gsgiv dell'Alg sta segnalando da tempo: la difesa di lettori e telespettatori attraverso una rigorosa applicazione, anche nell'informazione per immagini, delle norme previste dal nostro ordinamento professionale.

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