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Rai, i Cdr delle Tgr: «Che fine ha fatto la selezione pubblica per giornalisti?»
Usigrai 24 Gen 2020

Rai, i Cdr delle Tgr: «Che fine ha fatto la selezione pubblica per giornalisti?»

A quasi sei mesi dalla firma dell'accordo sindacale tutto tace. E lo stesso vale per la procedura sul 'giusto contratto'. «A questo punto chiediamo la nomina delle commissioni d'esame e le date delle prime prove. Se proseguisse il silenzio, saremmo pronti a un percorso di mobilitazione», ammoniscono i rappresentanti dei giornalisti del servizio pubblico.

«Che fine ha fatto la selezione pubblica per giornalisti in Rai?». Lo chiede il Coordinamento dei Comitati di redazione delle Tgr Rai dell'Usigrai che, in una nota, osserva: «Un incomprensibile e inaccettabile silenzio è caduto su questa selezione frutto di un accordo sindacale di ormai 6 mesi fa».

«Dopo la vittoria sui due ricorsi in sede giudiziaria – incalzano i Cdr – avevamo chiesto urgenza nel nominare la commissione d'esame e la data della prima prova. Silenzio. Ma noi di fronte al silenzio reagiamo. Lo dobbiamo ai 3700 candidati che si sono messi in gioco per entrare in Rai. Lo dobbiamo alla nostra lotta per una Rai meritocratica e trasparente. Lo dobbiamo alle redazioni, in molti casi già da tempo sotto organico: senza adeguati rinforzi, questa estate in molte redazioni regionali andrà a rischio la normale produzione. Lo dobbiamo alla serietà che pretendiamo nelle intese sindacali: tra una settimana saranno trascorsi 6 mesi dalla firma dell'accordo Rai-Usigrai. Sei mesi senza aver saputo nominare neanche la Commissione d'esame».

Stesso discorso per l'accordo sul 'giusto contratto', «che – proseguono i rappresentanti dei giornalisti Rai – ci riguarda come conquista comune di tutte le giornaliste e giornalisti della Rai che, attraverso l'Usigrai, hanno lottato per ottenere il rispetto di regole e diritti. A questo punto chiediamo la nomina delle commissioni d'esame sia della selezione pubblica che delle procedure interne per il 'giusto contratto', e per entrambe le date delle prime prove. Se proseguisse il silenzio, saremmo pronti a un percorso di mobilitazione».

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