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Internazionale 28 Mag 2005

Reporter incarcerati a Cuba. Stefano Marcelli, segretario di "Informazione senza frontiere" : "Provo amarezza ma non faccio una piega: Castro deve liberare i giornalisti e gli scrittori arrestati"

«Provo amarezza, ma non faccio una piega: Fidel Castro deve liberare i giornalisti e gli scrittori incarcerati a Santa Maria». Lo ha detto il segretario generale di Informazione Senza Frontiere, Stefano Marcelli, denunciando di essere stato fatto oggetto di una vera e propria campagna di aggressioni polemiche e intimidazioni in ambienti vicini alla sua associazione dopo le dichiarazioni pubbliche a difesa degli inviati italiani fermati dalla polizia cubana e contro la campagna di repressione avviata dal regime dell'Avana.

«Provo amarezza, ma non faccio una piega: Fidel Castro deve liberare i giornalisti e gli scrittori incarcerati a Santa Maria». Lo ha detto il segretario generale di Informazione Senza Frontiere, Stefano Marcelli, denunciando di essere stato fatto oggetto di una vera e propria campagna di aggressioni polemiche e intimidazioni in ambienti vicini alla sua associazione dopo le dichiarazioni pubbliche a difesa degli inviati italiani fermati dalla polizia cubana e contro la campagna di repressione avviata dal regime dell'Avana.

«Provo amarezza, ma non faccio una piega: Fidel Castro deve liberare i giornalisti e gli scrittori incarcerati a Santa Maria». Lo ha detto il segretario generale di Informazione Senza Frontiere, Stefano Marcelli, denunciando di essere stato fatto oggetto di una vera e propria campagna di aggressioni polemiche e intimidazioni in ambienti vicini alla sua associazione dopo le dichiarazioni pubbliche a difesa degli inviati italiani fermati dalla polizia cubana e contro la campagna di repressione avviata dal regime dell'Avana. «Già due anni fa, quando pubblicammo il nostro rapporto sugli intellettuali arrestati a Cuba - aggiunge - dovemmo affrontare dissensi e polemiche. C'è chi continua a pensare che si possa fare campagne sui diritti umani a corrente alternata, ma questo cozza con principi etici che attengono prima di tutto alla coerenza e alla credibilità personale e non rientrano nel campo delle mediazioni politiche». Marcelli annuncia che andrà «avanti su questa linea anche da solo, assieme ai colleghi e agli amici che in questi anni hanno condiviso questa linea e l'hanno rafforzata. Non esiste un solo motivo che possa giustificare il silenzio di fronte al fatto che a un uomo venga negato il diritto di pensare, scrivere, esprimersi. Ogni volta che si tace si diventa complici di una tragedia. Questa è una regola di fondo per i buoni giornalisti, ma prima di tutto per gli uomini civili». (ANSA).

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