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Patricia Gossman, direttrice associata per l'Asia di Hrw (Foto: @pagossman)
Internazionale 01 Apr 2021

Afghanistan, giornalisti e operatori dei media nel mirino dei talebani

Le reporter, in particolare quelle che appaiono in tv o intervengono alla radio, le più colpite. Non solo per le questioni che trattano, ma anche perché accusate di violare le convenzioni sociali che vietano alle donne di rivestire un ruolo pubblico e di lavorare fuori casa. Lo denuncia Human Rights Watch.

Le forze talebane in Afghanistan stanno prendendo di mira giornalisti e altri operatori dei media, incluse numerose donne. Lo denuncia Human Rights Watch che, sul proprio sito web, spiega: «Le minacce e gli attacchi contro i giornalisti in tutto il Paese sono aumentati notevolmente da quando sono iniziati i colloqui fra il governo afghano e i talebani, accrescendo le preoccupazioni sulla conservazione della libertà di espressione e dei media in qualsiasi soluzione di pace». Minacce, intimidazioni e violenze sono state rivolte da autorità e semplici militanti contro operatori dei media nelle aree in cui i talebani hanno un'influenza significativa, così come a Kabul. Minacce che in alcuni casi hanno preso di mira le famiglie, costringendo i giornalisti a tacere, o a lasciare il proprio lavoro.

In particolare sono le reporter, in special modo quelle che appaiono in televisione o intervengono alla radio, a finire nel mirino. E non solo per le questioni che trattano, ma anche perché accusate di violare le convenzioni sociali che vietano alle donne di rivestire un ruolo pubblico e di lavorare fuori casa.

La recente ondata di attacchi violenti ha spinto diverse giornaliste e giornalisti ad abbandonare la loro professione o ad abbandonare del tutto l'Afghanistan. Fra novembre 2020 e marzo 2021, riporta ancora l'organizzazione umanitaria, Human Rights Watch ha intervistato 46 lavoratori dei media afgani. Tra gli intervistati c'erano 42 giornalisti delle province di Badghis, Ghazni, Ghor, Helmand, Kabul, Kandahar, Khost, Wardak e Zabul. Quattro di loro avevano lasciato il Paese a causa delle minacce ricevute.

«L'ondata di intimidazioni e uccisioni ha inviato un messaggio agghiacciante ai media nazionali in un momento delicato in cui gli afghani di tutte le parti in causa si preparano a negoziare la tutela della libertà di espressione nell'Afghanistan di domani», rileva Patricia Gossman, direttrice associata per l'Asia di Hrw. «Mettendo a tacere le voci critiche attraverso minacce e violenza, i talebani hanno minato le speranze di preservare una società aperta nel Paese», conclude.

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