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Internazionale 11 Giu 2005

Aubenas e Hussein sono vivi e le trattative per il rilascio sarebbero ad un punto avanzato, secondo le dichiarazioni del segretario di Rsf. Smentita la notizia sulla richiesta di riscatto.

Prima l'annuncio, quasi sorprendente: ''per liberare Florence e Hussein sono stati chiesti 15 milioni di dollari''. Poi, qualche ora dopo, la ritrattazione: ''mi sono fatto capire male''.

Prima l'annuncio, quasi sorprendente: ''per liberare Florence e Hussein sono stati chiesti 15 milioni di dollari''. Poi, qualche ora dopo, la ritrattazione: ''mi sono fatto capire male''.

(ANSA) - PARIGI, 11 GIU - Prima l'annuncio, quasi sorprendente: ''per liberare Florence e Hussein sono stati chiesti 15 milioni di dollari''. Poi, qualche ora dopo, la ritrattazione: ''mi sono fatto capire male''. Il segretario generale di Reporters senza frontiere, Robert Menard, parlando con l'Afp, aveva detto che per la liberazione della giornalista di Liberation, Florence Aubenas, e del suo interprete, Hussein Hanoun, i rapitori avevano chiesto un riscatto di 15 milioni di dollari. Aveva anche precisato che la somma era stata chiesta da intermediari dei rapitori nelle prime tre settimane dopo la scomparsa, avvenuta il 5 gennaio scorso in Iraq, della Aubenas e di Hanoun. Il ministero degli esteri aveva subito smentito: ''le dichiarazioni di Menard relative ad un sedicente riscatto - ha affermato Cecile Pozzo di Borgo, portavoce del Quay d'Orsay - non corrispondono assolutamente alla verita' ''. Liberation, il quotidiano della gauche francese, sul suo sito web non aveva riportato le affermazioni di Menard sul riscatto. Solo successivamente ha pubblicato la nuova versione con il titolo: 'Reporter senza frontiere afferma che Florence Aubenas e la sua guida sono vivi''. ''Volevo dire - ha spiegato Menard - che in queste vicende ci sono sempre delle contropartite. Ma niente oggi permette di essere precisi''. Il segretario di Reporter senza frontiere ha aggiunto che per la liberazione della giornalista e della sua guida-interprete ''si e' forse in dirittura d' arrivo'' e che si sta andando ''nella giusta direzione''. ''Si sa che sono vivi e che il governo - ha concluso Menard - ha trovato intermediari credibili''. Di questa ''evoluzione positiva'' della vicenda aveva parlato nei giorni scorsi anche il direttore di Liberation, Serge July. ''C'e' un contatto stabile - aveva detto - e in questo contesto delle discussioni sono state avviate''. Si tratta di ''rapitori atipici, il cui gioco e' piuttosto quello di procedere lentamente''. Niente di piu'. Il nuovo governo francese di Dominique de Villepin ha mantenuto la stessa struttura operativa che c'era in precedenza - con Jean-Pierre Raffarin premier e Michel Barnier ministro degli esteri - ad occuparsi della vicenda. La mobilitazione in Francia sulla sorte dell'inviata di Liberation e della sua guida - ormai al suo 157/o giorno di detenzione - e' continua. Oggi si e' fatta sentire anche l' Associazione degli iracheni che vivono in Francia: ''la nostra solidarieta' nei loro confronti e' fondata sull'attaccamento alla Francia per le sue prese di posizione ereditate dalle idee golliste e basate sul rispetto del mondo arabo''. Gli iracheni francesi si dicono disposti anche ad andare sul posto per ricordare ''ai loro fratelli iracheni gli sforzi permanenti fatti dalla Francia contro l' occupazione dell'Iraq''. (ANSA).

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