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Fnsi 19 Ott 2004

Ddl diffamazione arriva in aula. Serventi Longhi: "Mi auguro che il testo sia approvato presto". Unci: "Una brutta riforma"

Ddl diffamazione arriva in aula. Serventi Longhi: "Mi auguro che il testo sia approvato presto". Unci: "Una brutta riforma"

Ddl diffamazione arriva in aula. Serventi Longhi: "Mi auguro che il testo sia approvato presto". Unci: "Una brutta riforma"

Approvare rapidamente la proposta di legge di riforma della diffamazione a mezzo stampa, che approda in Aula alla Camera: e' l'auspicio della Federazione nazionale della stampa, nonostante la presenza di ''elementi non convincenti'' nel testo. ''Mi auguro che il testo della proposta di legge di riforma della diffamazione, che approda in aula alla Camera - sottolinea in una nota Paolo Serventi Longhi, segretario Fnsi - sia rapidamente approvato dal Parlamento. Vi sono, certo, elementi non convincenti come l'aggravamento delle sanzioni pecuniarie per le istituzioni ed autorita' la cui natura va precisata chiaramente. Occorre poi sottolineare il ruolo dell'autoregolamentazione dell'Ordine dei giornalisti nei casi n cui e' prefigurabile la sanzione accessoria dell'interdizione all'esercizio della professione''. Per Serventi, tuttavia, ''il complesso del provvedimento consente di cancellare il carcere come spada di Damocle per i giornalisti e di limitare i danni economici nei casi di condanna al risarcimento. Elementi questi, che consentono di guardare al futuro in un quadro di rafforzamento dell'indipendenza dell'informazione. Adesso - conclude - si tratta di fare presto e di approvare una moderna e liberale riforma''. (ANSA). La Giunta dell’Unione nazionale cronisti italiani, riunitasi a Roma, solidarizza con il collega Lino Jannuzzi (l’unico giornalista che abbia rischiato per davvero la galera in quasi 60 anni di democrazia), il quale giudica liberticida la riforma del reato di diffamazione a mezzo stampa varata in prima lettura dalla Camera: meglio il carcere che la sospensione dalla scrivere (l’interdizione dalla professione fino a sei mesi). L’UNCI ribadisce che la nuova normativa elimina lo spauracchio delle manette, ma rafforza il condizionamento del diritto dovere di cronaca, della professionalità e dell’autonomia di giudizio. Le pene sono triplicate quando a sentirsi offesi sono politici, magistrati e funzionari degli apparati pubblici. La condanna penale e l’interdizione sono a discrezione di un giudice monocratico (invece di un tribunale collegiale) e forse addirittura, secondo l’interpretazione di alcuni giuristi, di un giudice di pace che pronuncerebbe sentenze inappellabili. Si discriminano i giornalisti tra tutte le categorie professionali, perché nessun altra opera sotto la mannaia della pena all’interdizione tagliata su misura. Il processo è meno garantista, perché salta l’udienza preliminare, dove cadevano la maggior parte delle querele avventate; perché non è concessa al giornalista la facoltà di provare la verità dei fatti; perché non garantisce il rispetto del segreto professionale (un emendamento cancellato in commissione giustizia); perché non impone all’autorità giudiziaria il divieto di sequestri e intercettazioni telefoniche a tutela delle fonti di informazione e a freno delle querele facili; perché la scomparsa delle manette potrebbe produrre il giro di vite di sentenze esemplari; perché non costituisce esimente per le cause civili e anzi spiana la strada alle richieste di risarcimento il cui tetto di 30 mila euro può diventare una misura di routine, peraltro agevolmente scavalcabile in caso di recidiva. Infine, la tanto sbandierata alternativa della rettifica obbliga a ingoiare il rospo di possibili precisazioni fasulle, perché 2 giorni di tempo per pubblicarla con evidenza, non permettono una verifica approfondita sulla veridicità dei contenuti, perché sono vietati commenti ed obiezioni, ed inoltre, il risvolto più pericoloso, perché non è contestata al giornalista, bensì al suo direttore che potrebbe ignorarla determinando la condanna del cronista. L’UNCI confida che l’Ordine dei giornalisti e la Federazione della stampa concordino sull’opportunità di costituire un tavolo comune con i cronisti al fine di presentare un piattaforma di emendamenti in vista dell’esame della riforma al Senato.

@fnsisocial

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