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Unione Europea 14 Gen 2014

Espulso giornalista statunitense da Mosca Non si è presentato all’ufficio immigrazione

La Russia ha espulso un giornalista americano basato a Mosca per la prima volta dai tempi della Guerra fredda. Secondo il ministero degli Esteri di Mosca, David Satter, già corrispondente del 'Financial Times' ed autore di tre libri sulla Russia e l'Unione Sovietica, "ha gravemente violato la legge russa", non presentandosi immediatamente alle autorità per l'immigrazione, dopo aver ricevuto l'accredito come corrispondente il 21 novembre scorso.

La Russia ha espulso un giornalista americano basato a Mosca per la prima volta dai tempi della Guerra fredda. Secondo il ministero degli Esteri di Mosca, David Satter, già corrispondente del 'Financial Times' ed autore di tre libri sulla Russia e l'Unione Sovietica, "ha gravemente violato la legge russa", non presentandosi immediatamente alle autorità per l'immigrazione, dopo aver ricevuto l'accredito come corrispondente il 21 novembre scorso.

Satter, che non potrà più entrare in Russia per cinque anni, aveva appreso di non potere entrare nel Paese il giorno di Natale, quando si era recato a Kiev, in Ucraina, per rinnovare il suo visto.
"Gli organi competenti hanno deciso che la sua presenza sul territorio della Federazione Russa non è desiderata. Le è vietato entrare in Russia", ha detto al giornalista Alexy Gruby, dell'ambasciata russa, leggendo un comunicato, secondo quanto riferisce il 'Guardian'.
Gli "organi competenti", scrive ancora il Guardian, sarebbe l'Fsb,i servizi di intelligence eredi delKgb. Alla vigilia del 'no' al visto, l'ambasciatore americano a Mosca, Michael McFaul, aveva sollevato il caso con il vice ministro degli Esteri russo, Sergei Rybakov. Poi, dopo l'espulsione di Satter, l'ambasciata Usa ha protestato e ha chiesto spiegazioni alle autorità russe, ma senza successo.
"La mia posizione è che il divieto debba essere annullato immediatamente", ha detto Satter, 66 anni, intervistato dal Guardian a Londra, dove si trova attualmente, ribadendo che le modalità della sua espulsione suggeriscono che era considerato un pericolo dai servizi di sicurezza. "Questa - ha detto Satter - è una formula utilizzata per le spie. In quasi quarant'anni che scrivo di Russia non ho mai visto che venisse applicata ad un giornalista. È indicativo che mi considerano, per qualsiasi folle ragione, una
minaccia alla sicurezza".
Il giornalista, che non ha potuto neanche portare via i suoi appunti e i suoi vestiti dal suo appartamento a Mosca, non ha saputo spiegare la decisione russa. Un'ipotesi, ha detto, potrebbe essere per quello di aver scritto un libro sull'attentato contro un edificio a Mosca nel 1999 costato la vita a 300 persone, che Vladimir Putin attribuì ai ceceni e che gli fornì il pretesto per la seconda guerra contro la Repubblica caucasica. Nel suo "Darkness at dawn: the rise of the russian criminal state" scrisse che le prove del coinvolgimento dell'Fsb in quell'attentato erano "schiaccianti". Il libro del giornalista, risalente al 2003, è stato ripubblicato nel febbraio scorso, sotto il titolo "Come Putin è diventato presidente".
A fine dicembre, ricorda invece la Cnn, dopo gli attentati di Volgograd, costati la vita a 34 persone, Satter scrisse per l'emittente americana che quanti si recheranno alle prossime Olimpiadi invernali di Sochi "si muoveranno in quella che è effettivamente una zona di guerra". "Sono sempre stato critico del regime di Putin - ha detto Satter - non è niente di nuovo. Puo' essere che per motivi loro, abbiano finalmente scoperto che il livello di critche era più ampio di quanto potessero sopportare. Ma c'è davvero molto da criticare, quindi, se si ha intenzione di scrivere onestamente dalla Russia, è quasi necessario essere critici".
 Tra gli anni Sessanta e Ottanta, il Cremlino fece espellere diversi giornalisti americani, l'ultimo, nel 1982, è stato Andrei Nagorski capo dell'ufficio di 'Newsweek'. Un altro giornalista, Nicholas Daniloff, è stato arrestato per un breve periodo nel 1986, dopo che l'Fbi arresto' una spia sovietica a New York. Satter ando' per la prima volta a Mosca nel 1969, poi, tra il 1976 ed il 1982, vi torno' come corrispondente del 'Financial Times' e già nel 1979 le autorità minacciarono di espellerlo per "teppismo". È tornato nella Russia post comunismo all'inizio degli anni '90. Da settembre lavorava come consulente per le emittenti statunitensi Radio Free Europe e Radio Liberty.
Satter era tornato in Russia lo scorso settembre per lavorare come consulente di Radio Europa libera, rende noto Kevin Klose, il presidente dell'emittente che dipende dal Broadcasting Board of Governors, l'agenzia federale americana finanziata dal Congresso a cui fanno capo le iniziative mediatiche per promuovere la democrazia e libertà nel mondo, precisando che il giornalista forniva reportage e commenti per il servizio russo di RFE/RL, oltre a collaborare, con interviste ed analisi, ad altri siti di notizie e opinioni.
In un primo momento, lo scorso dicembre, le autorità russe avevano comunicato a Satter che la sua richiesta di visto era stata approvata, fornendogli anche il numero di notifica ufficiale del ministero degli esteri che avrebbe dovuto presentare all'ambasciata russa a Kiev.
In seguito tuttavia, un funzionario della stessa sede diplomatica aveva precisato che la sua presenza in Russia era considerata ''indesiderata'', un termine che Klose considera equivalente a quello di ''persona non grata'', e che la sua richiesta di visto era stata respinta. (LONDRA, 14 GENNAIO – ADNKRONOS)

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