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Fnsi 26 Feb 2004

Giornalista condannato ad un anno e mezzo di carcere senza condizionale, Serventi Longhi: “Pena eccessiva”. L'intervento di Reporter senza frontiere

Giornalista condannato ad un anno e mezzo di carcere senza condizionale, Serventi Longhi: “Pena eccessiva”. L'intervento di Reporter senza frontiere

Giornalista condannato ad un anno e mezzo di carcere senza condizionale, Serventi Longhi: “Pena eccessiva”. L'intervento di Reporter senza frontiere

Il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Paolo Serventi Longhi, ha dichiarato: “Sorprende l’inusitata durezza della condanna penale per diffamazione nei confronti di Massimiliano Melilli, giornalista della sede Rai di Venezia per un articolo pubblicato su un giornale locale. La mancata concessione della condizionale, di cui non si comprende la ragione, appare un precedente assai rischioso. Non entro nel merito del dispositivo redatto dal giudice, e attendo la definitiva valutazione della Corte di Cassazione con fiducia. Rispetto le decisioni della Magistratura, anche perché sono convinto da sempre della necessità del massimo rigore nella ricerca delle fonti e nella verifica dei fatti da parte di tutti i giornalisti. Mi sembra però che l’attuale legislazione sulla diffamazione a mezzo stampa, in sede penale e civile, consenta situazioni particolarmente penalizzanti per i giornalisti. Il caso Melilli rischia di assumere un aspetto di particolare gravità. E’ estremamente importante che il Parlamento riapra con urgenza la “pratica” della legge sulla diffamazione e i risarcimenti danni che sembra sia stata frettolosamente archiviata a causa delle posizioni differenti emerse su questa delicata materia in tutti e due gli schieramenti parlamentari”. Massimiliano Melilli, ex-giornalista del settimanale locale Il Meridiano, il 24 febbraio 2004 è stato condannato in appello dal Tribunale di Trieste per diffamazione a un anno e mezzo di carcere e a 100mila euro di multa. In una lettera indirizzata al ministro della Giustizia, Roberto Castelli, Reporter senza frontiere ha denunciato con la massima fermezza questa decisione e ricorda che, conformemente alle raccomandazioni del Comitato dei diritti umani delle Nazioni unite e del relatore speciale per la promozione e la protezione del diritto la libertà di opinione ed espressione, le pene detentive per i reati a mezzo stampa devono essere soppresse. "Se la parte che si ritiene diffamata ha evidentemente diritto di ottenere un risarcimento, è impensabile che un giornalista possa essere messo in carcere per avere scritto un articolo in uno dei paesi fondatori dell’Unione europea", ha dichiarato l’organizzazione internazionale per la difesa della libertà di stampa. "Arrestare questo giornalista sarebbe una vergogna per l’Italia e per l’Europa", ha aggiunto Reporter senza frontiere che chiede una riforma urgente della legislazione italiana in materia di diffamazione. Gli articoli incriminati, pubblicati il 9 e il 16 novembre 1996, riportavano dei "rumor" su delle serate erotiche alle quali avrebbe partecipato l’alta società triestina. Nei suoi articoli il giornalista prendeva particolarmente di mira, senza tuttavia nominarla, Rosanna Illy, moglie di Riccardi Illy, all’epoca sindaco della città all’epoca e attuale presidente della regione Friuli-Venezia Giulia. Rosanna Illy aveva negato il suo coinvolgimento negli episodi descritti negli articoli e aveva denunciato per diffamazione Melilli, ribadendo inoltre che la sua versione dei fatti, riportata in un’intervista pubblicata da Il Meridiano, era stata totalmente deformata dal giornalista. Nel processo di primo grado, che si è svolto il 1° giugno 2000, Massimiliano Melilli e Francesco Paticchio, caporedattore del settimanale, erano stati condannati a un anno e mezzo di carcere, mentre l’accusa chiedeva una pena a sei mesi di prigione. In appello, la posizione di Francesco Paticchio è stata stralciata per motivi di salute. Massimilano Melilli ha presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza d’appello. Reporter senza frontiere ricorda che nel 2001 la giustizia italiana ha già condannato Stefano Surace, ex-direttore del settimanale Le Ore, a una pena detentiva senza il beneficio della condizionale, mentre nel 2002 ha dichiarato colpevole per lo stesso reato Raffaele Jannuzzi, ex-giornalista del quotidiano Il Giornale di Napoli.

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