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Fnsi 23 Feb 2004

Intervento del Segretario Generale Fnsi al Congresso del Partito dei Comunisti Italiani (Rimini, 21 febbraio 2004)

Intervento del Segretario Generale Fnsi al Congresso del Partito dei Comunisti Italiani (Rimini, 21 febbraio 2004)

Intervento del Segretario Generale Fnsi al Congresso del Partito dei Comunisti Italiani (Rimini, 21 febbraio 2004)

Appunti dell’intervento di Paolo Serventi Longhi al Congresso del Partito dei Comunisti Italiani (Rimini, 21 febbraio 2004) Vi ringrazio per l’opportunità che mi offrite di parlarvi di informazione al vostro Congresso. Ritengo sia importante, per il segretario del sindacato unitario dei giornalisti, potersi confrontare con le forze politiche, ascoltare ed essere ascoltato. Alcuni mi hanno criticato perché ho deciso di essere qui oggi con voi, così come mi hanno attaccato perché ero presente alla convention dell’Eur di venerdì e sabato scorsi. Ho risposto che vado con entusiasmo ovunque è possibile esprimere con libertà le idee e le preoccupazioni di quanti lavorano nella comunicazione. Dicono che facciamo un Sindacato politico. Ma che dovremmo fare che dobbiamo difendere l’autonomia dei giornalisti nell’era Berlusconi? Stare zitti? Non possiamo tacere di fronte ai tentativi di condizionare l’informazione e di svilire la dignità e l’impegno dei tanti miei colleghi giornalisti che fanno con onestà il loro mestiere. E spesso con rapporti di lavoro nero e precario, sotto ricatto, in condizioni di vita e di lavoro che non garantiscono alcuna autonomia. Di questo ci occupiamo ogni giorno e continueremo a farlo nonostante le minacce ridicole, di scissione del Sindacato dei giornalisti. Ieri, con alcuni amici del comitato per la libertà dell’informazione, siamo stati a Bruxelles dove la Commissione Libertà civili del Parlamento Europeo ci ha chiesto cosa sta succedendo in Italia. Stanno facendo un’indagine in vista di un ordine del giorno sulla libertà di informazione nel nostro Paese. (ringraziamo Lucio Manisco?). Gli abbiamo detto che la situazione è sempre più drammatica. Che la campagna elettorale per le Europee e le amministrative è cominciata malissimo. Ma avete visto il TG! Di ieri e l’altro ieri? Berlusconi diluviale contro Follini solleva un sopracciglio. Le opposizioni rappresentate come divise e imbarazzate, impegnate in un ostruzionismo parlamentare dalle ragioni incerte. Questa è la rappresentanza del TG!. Altro che informazioni panino con le opposizione nel ruolo di sottiletta. Qui siamo alla morte della completezza e della correttezza dell’informazione politica. E siamo solo all’inizio. Abbiamo detto ai parlamentari europei che in Italia stanno diventando costanti l’omologazione, la rappresentazione a voce unica, l’intolleranza verso le opinioni critiche di ogni voce fuori dal coro, l’intolleranza verso la satira e la pluralità dei modelli culturali. Parti importanti della politica, settori sempre più ampi della società civile sono emarginate oppure oscurati dai media più diffusi, dal tg1, dal tg2, da Mediaset. Spesso si dà del nostro Paese un’immagine grottesca, opulenta e felice, oppure, se c’è qualcosa che non va, la colpa è di chi si ostina a vivere ai margini della società. Purtroppo, la gerarchia delle notizie nasconde la realtà, come hanno denunciato i giornalisti del Il TG1. Quando Vespa intervista Berlusconi lo si annuncia anche tre volte durante la partita di calcio, quando Porta a porta parla del centro sinistra, la trasmissione non viene neppure annunciata. Chi dissente viene oscurato, rimosso, cacciato. Decine di operatori della comunicazione, di donne e uomini della cultura, del giornalismo e dello spettacolo, a cominciare dalla Rai, sono stati rimossi oppure emarginati. In vista dell’audizione al parlamento europeo ho cercato di ricostruire almeno alcuni, i più eclatanti, degli episodi di interferenza di Berlusconi e dei suoi amici nella Rai, nella scelta dei programmi, dei giornalisti, dei conduttori. Enzo Biagi, Michele Santoro, Daniele Luttazzi, Sabina Guzzanti, ma anche i capi di molte sedi regionali della Rai, di strutture importanti, sono stati le vittime di una occupazione del potere mediatico mai così determinata. Il conflitto di interessi è il motore di un sistema che si muove, appunto, per sostenere gli interessi del Capo del Governo. Noi abbiamo fatto la nostra parte, non da soli ma insieme a decine di sindacati, associazioni, movimenti abbiamo lanciato un appello per le libertà e i diritti, abbiamo scritto un manifesto di principi ed abbiamo organizzato gli Stati Generali dell’informazione e della cultura. Continuiamo questa mobilitazione contro l’anomalia mondiale che la situazione italiana rappresenta. Dobbiamo essere grati al Capo dello Stato, a Ciampi, che rinviando la legge Gasparri alle Camere, ha rimesso in discussione una legge illiberale e antidemocratica. Il resto lo hanno fatto i franchi tiratori della maggioranza, ma vedrete ci riproveranno. Intanto ci resta il decreto salva Fede, approvato oggi con l’incredibile fiducia posta dal Governo, una cosa mai vista nella storia del nostro Paese. Un Governo presieduto dal padrone di tre reti televisive nazionali che pone la fiducia sul decreto che salva da una sentenza della Corte Costituzionale proprio una di queste tre reti. Un affare, è stato detto, da 163 milioni di euro, per l’azienda del premier. E’ la sublimazione, la santificazione del conflitto di interessi. Dobbiamo tutti quanti ringraziare i deputati delle opposizioni che per tre giorni e tre notti hanno costretto la maggioranza a difendere con le unghie e con i denti una legge iniqua. Guardate, però, lo dico con intenzioni costruttive: l’opposizione politica, il centro sinistra, faccia le sue autocritiche e cambi registro prendo atto con soddisfazione delle cose dette da Di liberto oggi, da Fassino, Borselli e Rutelli sabato. Scontiamo oggi gli errori del passato che non debbono più ripetersi: la legge sul conflitto di interessi non c’è anche perché l’attuale opposizione, per un motivo o per l’altro, non l’ha varata. La Gasparri è figlia non si sa di chi ma anche del mancato completamento della riforma del sistema della comunicazione. Ed ancora si parla di privatizzazione di una rete della Rai, un regalo ai poteri forti. Noi porteremo il nostro contributo, faremo la nostra parte, ma qui occorre un progetto alternativo, una proposta seria, rigorosa, per il 2006, quando ci sarà la verifica elettorale. So bene che vi sono in Italia tanti gravi problemi, conosco la dura realtà del mondo del lavoro, della scuola, della ricerca, della sanità, dell’emarginazione sociale. Ma se le televisioni ed i giornali saranno controllati sempre più da chi vuole nascondere i problemi veri dei cittadini, i drammi e la vita di tutti i giorni, questi problemi i problemi veri dell’Italia non esisteranno oppure saranno rappresentati in modo sempre più falso e distorto. Aiutateci a difendere la libertà di informazione, aiutiamoci a difendere i nostri diritti.

@fnsisocial

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