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Internazionale 21 Apr 2006

La Federazione Internazionale dei Giornalisti chiede “il rilascio immediato” del giornalista italiano Mario Spezi, detenuto per avere indagato su un’indagine per omicidio lacunosa

Oggi la Federazione Internazionale dei Giornalisti ha sostenuto la sua affiliata italiana, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, nel chiedere il rilascio immediato del giornalista Mario Spezi, in stato di detenzione dal 7 aprile.

Oggi la Federazione Internazionale dei Giornalisti ha sostenuto la sua affiliata italiana, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, nel chiedere il rilascio immediato del giornalista Mario Spezi, in stato di detenzione dal 7 aprile.

L’arresto di Spezi ha fatto seguito ad una controversia di lunga data con la magistratura in merito alle inchieste da lui svolte su una serie di omicidi verificatisi nella regione di Firenze tra il 1968 ed il 1985. Le risultanze di tali inchieste sarebbero state pubblicate in un libro qualche giorno dopo. “Siamo esterrefatti dal fatto che un giornalista investigativo possa essere incarcerato per aver osato criticare l’indagine ufficiale svolta nell’ambito di un caso penale”, ha dichiarato Aidan White, Segretario Generale della FIG. “Non solo le imputazioni a carico di Spezi sono poco chiare, ma il procedere penalmente nei confronti di un giornalista è una violazione assoluta della libertà di stampa. Non vediamo alcuna ragione per trattenere Spezi in carcere”. Spezi sembra essere accusato di aver diffamato alcuni giudici italiani e di avere condotto una sua indagine personale nei casi di omicidi in questione, sebbene le imputazioni ufficiali non siano state rese pubbliche. Egli è comparso diverse volte in occasione di vari talk-show tra il 2000 ed il 2002, esprimendo critiche nei confronti della magistratura per il modo in cui questa ha gestito l’indagine relativa ad una serie di otto omicidi che nel 1994 valsero a Pietro Pacciani l’appellativo di “il mostro di Firenze”. Pacciani morì in carcere nel 1998 mentre era in attesa di nuovo giudizio dopo che la Corte d’Appello aveva annullato il verdetto di colpevolezza emesso nei suoi confronti. Nel 2004, la polizia sequestrò l’hard disk di Spezi, i suoi taccuini, le sue rubriche telefoniche, la sua corrispondenza e-mail nonché le bozze di un libro che egli stava scrivendo insieme al giornalista statunitense Douglas Preston. Il 7 aprile, qualche giorno prima della pubblicazione del libro a cura di Spezi e Douglas, un nucleo speciale di polizia (il Gruppo Investigativo Delitti Seriali, GIDES), arrestò Spezi nella sua abitazione e Preston dichiarò di avere paura di recarsi in Italia e di temere vessazioni da parte della polizia. Ai sensi della legge italiana, la custodia cautelare è prevista unicamente in caso di reati gravi, e non è certo questo il caso di un giornalista il cui più grave reato sembra essere stato quello di avere scritto articoli e libri che imbarazzano la magistratura e mettono in discussione un’indagine ufficiale. La FIG sostiene che il rilascio immediato di Spezi è l’unica opzione possibile nella situazione attuale, a meno che la polizia italiana non chiarisca le imputazioni a carico di Spezi.

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