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Giudiziaria 04 Mag 2005

La Procura di Roma sequestra il sito di Indymedia per vilipendio alla religione. Serventi: "Un attacco inaccettabile alla libertà di critica e di satira"

La decisione del Gip della Procura della Repubblica di Roma di sequestrare il sito di Indymedia per vilipendio alla religione rappresenta un inaccettabile attacco alla libertà di critica e di satira. Si può non condividere la pubblicazione di un fotomontaggio ironico, peraltro non prodotto dalla redazione ma inviato con un messaggio anonimo, raffigurante il Pontefice in divisa nazista. Indymedia infatti diffonde senza alcun intervento qualunque tipo di mail, realizzando con ciò la propria linea editoriale, per la quale già in passato ha subito interventi repressivi.

La decisione del Gip della Procura della Repubblica di Roma di sequestrare il sito di Indymedia per vilipendio alla religione rappresenta un inaccettabile attacco alla libertà di critica e di satira. Si può non condividere la pubblicazione di un fotomontaggio ironico, peraltro non prodotto dalla redazione ma inviato con un messaggio anonimo, raffigurante il Pontefice in divisa nazista. Indymedia infatti diffonde senza alcun intervento qualunque tipo di mail, realizzando con ciò la propria linea editoriale, per la quale già in passato ha subito interventi repressivi.

Il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Paolo Serventi Longhi, ha dichiarato: “La decisione del Gip della Procura della Repubblica di Roma di sequestrare il sito di Indymedia per vilipendio alla religione rappresenta un inaccettabile attacco alla libertà di critica e di satira. Si può non condividere la pubblicazione di un fotomontaggio ironico, peraltro non prodotto dalla redazione ma inviato con un messaggio anonimo, raffigurante il Pontefice in divisa nazista. Indymedia infatti diffonde senza alcun intervento qualunque tipo di mail, realizzando con ciò la propria linea editoriale, per la quale già in passato ha subito interventi repressivi. In ogni caso non condivido affatto il contenuto del messaggio, anzi lo trovo un grave errore storico, ma la libertà di espressione non può essere messa in discussione. Una magistratura inquirente che continua a perseguire reati di opinione reca un danno oggettivo alla credibilità stessa dell’istituzione. In ogni caso, la decisione di sopprimere un organo di informazione appare assolutamente sproporzionata. Sono convinto che il mondo della comunicazione, anche i giornalisti e gli organi di stampa più sensibili ai valori religiosi, non possano condividere un provvedimento così gravemente lesivo della libertà di espressione. Mi auguro che la magistratura inquirente e giudicante intervenga al più presto per revocare il provvedimento.” Indymedia sequestrata? Mah!'': cosi'titola la home page del sito Internet della sinistra antagonista 'Indymedia', del quale il gip di Roma Marco Patarnello ha deciso oggi il sequestro, accogliendo una richiesta del pm, perche' ha messo in rete immagini e frasi del Papa Benedetto XVI definite irriguardose. ''Al momento - scrivono sul sito - Indymedia Italia e' raggiungibile, nonostante l'attacco informatico (DDOS) che sta subendo dal primo maggio 2005 e nonostante le agenzie di stampa ne abbiano annunciato il sequestro. Cio' non toglie che nelle prossime ore Indymedia Italia potrebbe non essere piu' raggiungibile a causa dell'ordine di sequestro per il quale e' stata inviata una rogatoria internazionale. Ci risiamo..!''. ''A pochi mesi di distanza dal sequestro degli hard-disk di Indymedia Italia comandato dal Fbi - si legge ancora sul sito - nel giorno in cui una sentenza della Cassazione dichiara tutte le religioni sullo stesso piano, un solerte pubblico ministero romano, Salvatore Vitello, ipotizzando i reati di vilipendio della religione cattolica e di vilipendio della figura del Papa, chiede a gran voce che Indymedia sia chiusa. Il motivo? Un fotomontaggio che ritrae il papa con una divisa da nazista''. ''La lunga ondata clerical-nazionale scatenata dalla morte di Giovanni Paolo II e dall'elezione di Benedetto XVI - concludono - avrebbe dovuto far omologare tutti. Adesso ci tocchera' spiegare ancora una volta ad asserviti giudici il sovversivo concetto di pubblicazione aperta e che Indymedia non opera alcuna forma di censura''. (ANSA).

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