La Camera dei deputati ha approvato a maggioranza, mercoledì 3 dicembre 2025, l'articolo che delega al governo l'adozione di «uno o più decreti legislativi» per recepire la Direttiva europea sul contrasto alle querele temerarie, mettendo nero su bianco la definizione delle «questioni con implicazioni transfrontaliere» (come richiamato dalla Direttiva). Punto, questo, contestato dalle opposizioni: secondo Pd e M5s rende meno tutelati i giornalisti italiani che hanno a che fare con querele temerarie italiane; il ministro agli Affari Ue, Tommaso Foti, replica che il «perimetro» è quello fissato dalla stessa direttiva.
«È vero che il perimetro delle Slapp indicato dalla Ue è quello transfrontaliero, ma è altrettanto vero che i giornalisti italiani da anni aspettano una normativa nazionale sulle querele temerarie», rileva Alessandra Costante segretaria generale della Fnsi. «Vogliamo sperare - incalza - che il recepimento della Direttiva europea sia solo il primo passo per modernizzare la legislazione italiana e cancellare le querele temerarie, uno dei bavagli più intollerabili alla libertà di informazione. Ad esserne colpiti sono soprattutto i giornalisti più deboli e le aziende meno strutturate».
Il riferimento è alle norme europee per il contrasto alle 'iniziative giudiziarie strategiche contro la partecipazione pubblica' (le cosiddette 'Slapp', appunto). L'articolo approvato è contenuto nella Legge di delegazione in esame a Montecitorio.
Critiche in Aula le opposizioni, che puntano il dito contro la maggioranza e il governo. «Da lungo tempo insistiamo affinché, a tutela dei giornalisti, venga recepita la Direttiva Ue anti-Slapp, accompagnata da norme di carattere nazionali che riportino le stesse misure di tutela previste per i casi transfrontalieri all'interno dell'ordinamento italiano», afferma Elisabetta Piccolotti di Avs.
«Abbiamo dovuto insistere molto in Commissione, poi, su pressione della società civile, avete deciso di inserire il recepimento della Direttiva. Peccato che lo abbiate limitato ai soli casi transfrontalieri. Noi non abbiamo bisogno di tutelare solo giornalisti e attivisti che ricevono querele temerarie da soggetti stranieri: c'è una diffusione abnorme di querele temerarie nel nostro territorio», prosegue Piccolotti.
«Chiediamo di specificare meglio la delega al governo per recepire la Direttiva anti-Slapp - dichiara il dem Piero De Luca -. Così come inserita dalla maggioranza, questa rischia di essere una norma vuota» che «contiene un elemento insidioso: nella sostanza, pur recependo un passaggio della normativa, si richiede al governo di limitare l'applicazione delle norme solo alle controversie transfrontaliere. I giornalisti nazionali per cause nazionali non avranno lo stesso livello di tutele in caso di querele temerarie. Perché devono avere tutele minori? State ledendo l'esercizio della stampa nel nostro Paese, con una discriminazione alla rovescia».
A sollevare il tema dei tempi di applicazione, per primo, è Cafiero De Raho del M5s. «Non è previsto alcun termine per la Direttiva sui giornalisti. Esiste un termine addirittura per la protezione dei lupi. I giornalisti hanno meno diritto ad essere tutelati rispetto ai lupi?», la sua posizione.
Critiche cui il ministro agli Affari Europei Tommaso Foti replica rilevano che «è una Direttiva che investe i giornalisti ma non solo loro. Dicendo che riguarda solo i giornalisti si fa discriminazione. Il perimetro del recepimento della Direttiva non l'ha stabilito il governo, bensì la stessa Direttiva europea che si applica alle sole controversie transfrontaliere. In questa sede ci siamo occupati di recepirla integralmente».
Per quanto riguarda le cause temerarie, «è vigente l'articolo 96 del Codice di procedura civile che disciplina tutta la materia applicabile ai casi di specie», inoltre, «l'articolo 183 bis in combinato con 281 decies dispone che il giudice d'ufficio possa trattare questi casi con riti semplificati», conclude Foti.
Mentre Forza Italia, con i deputati Paolo Emilio Russo e Isabella De Monte, rivendica che «con il recepimento della direttiva l'Italia compie un altro importante passo avanti nella tutela del lavoro dei giornalisti e, quindi, della promozione della libertà di stampa» e che il nuovo intervento legislativo «si accompagna all'impegno già messo in campo per il rafforzamento del comparto dell'editoria». (mf)