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Giornalisti 12 Dic 2012

Messaggero di Sant'Antonio, sospeso dall'Ordine il direttore

"Stando alle ipotesi emerse il direttore potrebbe aver ricevuto dei pagamenti per pubblicare alcune notizie sul Messaggero di Sant'Antonio. Cioè avrebbe fatto credere ai propri lettori che interviste, articoli o approfondimenti fossero frutto  di inchieste giornalistiche quando in realtà potrebbero essere state semplicemente pagate da qualcuno per farsi della pubblicità". Redazionali, quindi pubblicità, spacciati per notizie.

"Stando alle ipotesi emerse il direttore potrebbe aver ricevuto dei pagamenti per pubblicare alcune notizie sul Messaggero di Sant'Antonio. Cioè avrebbe fatto credere ai propri lettori che interviste, articoli o approfondimenti fossero frutto  di inchieste giornalistiche quando in realtà potrebbero essere state semplicemente pagate da qualcuno per farsi della pubblicità". Redazionali, quindi pubblicità, spacciati per notizie.

"Sul tavolo del Presidente dell'Ordine Veneto Gianluca Amadori ci sono esposti e segnalazioni opportunamente verificati che hanno fatto decidere al consiglio di sospendere il direttore".
"La notizia notificata soli ieri a Don Ugo Sartorio non ha ancora avuto una comunicazione ufficiale né da parte della direzione della casa editrice del giornale (la Ppmfc Messaggero di Sant'Antonio Editrice) né dagli organi ufficiali dell'Ordine dei giornalisti e nemmeno dalla basilica in cui il giornale ha sede". (DA IL CORRIERE DEL VENETO DEL 12-12-2012)

INFORMAZIONE A PAGAMENTO, SANZIONATI DUE GIORNALISTI

L'Ordine dei giornalisti del Veneto ha inflitto una sanzione disciplinare a carico di due giornalisti per aver pubblicato su un periodico numerose pagine senza che la natura a pagamento delle stesse venisse evidenziata in maniera adeguata, in violazione di quanto previsto dalle norme deontologiche della professione. Tale pubblicazione è proseguita per molti anni sulla base di convenzioni siglate con enti pubblici e soggetti privati.
La sanzione disciplinare, giunta a conclusione di una lunga istruttoria avviata sulla base dell'esposto presentato da un collega su presunte commistioni tra pubblicità e informazione, riguarda il direttore responsabile de Il Messaggero di Sant'Antonio, il pubblicista Ugo Sartorio, al quale è stata inflitta la sospensione dalla professione per la durata di 4 mesi, e il direttore dell'edizione italiana per l'estero de Il Messaggero di Sant'Antonio, il pubblicista Luciano Segafreddo, al quale è stata inflitta la sospensione della professione per la durata di 6 mesi.
Al giornalista Sartorio è stato contestato di aver disposto la pubblicazione di tali pagine o comunque di non aver vigilato affinché la pubblicazione - sull'edizione italiana per l'estero de Il Messaggero di Sant'Antonio - avvenisse in conformità con gli obblighi deonologici al fine di assicurare la trasparenza dell'informazione, nonché di aver ricoperto, contemporaneamente al ruolo di direttore responsabile, l'incarico di direttore generale dell'azienda, ritenuto incompatibile proprio alla luce della commistione emersa tra contenuti giornalistici e informazione a pagamento. Per finire il giornalista Sartorio è stato sanzionato per aver utilizzato senza autorizzazione gli pseudonimi di un giornalista assente dal lavoro per malattia e la sua voce registrata per alcune trasmissioni del periodico radiofonico "Incontri", facendo in tal modo credere al lettore-radioascoltatore, che il giornalista fosse l'autore di alcuni servizi o fosse presente alla trasmissione quando in realtà non c'era.
Al giornalista Segafreddo è stato contestato, oltre ad aver disposto la pubblicazione delle suddette pagine in qualità di direttore dell'edizione italiana per l'estero del Messaggero di Sant'Antonio, di aver anche materialmente tenuto i contatti con enti pubblici e privati al fine di concludere accordi/convenzioni che, in cambio del versamento annuo di somme di denaro (o dell'acquisto di abbonamenti al periodico), prevedevano l'impegno da parte del Il Messaggero di Sant'Antonio, edizione italiana per l'estero, a pubblicare articoli e intere pagine "redazionali", i cui testi spesso erano redatti direttamente dagli enti pubblici e così messi in pagina senza alcuna mediazione giornalistica e senza alcuna indicazione del committente. Al giornalista Segafreddo è stato contestato anche di aver utilizzato senza autorizzazione gli pseudonimi di un giornalista assente dal lavoro per malattia, facendo in tal modo credere al lettore che fosse l'autore di alcuni servizi che invece erano stati realizzati da altri.
I due giornalisti sono stati ascoltati, alla presenza dei loro difensori (avvocato Piero Longo) e, a conclusione del procedimento, il Consiglio ha ritenuto che i loro comportamenti siano stati in violazione dei doveri deontologici del giornalista, il quale ha l'obbligo di essere e di apparire indipendente, non può occuparsi di pubblicità né di informazione a pagamento e deve garantire la massima trasparenza al fine di consentire al lettore di comprendere quando vi sia una contropartita economica per la pubblicazione di una notizia. Le pagine pubblicate contenevano, tra l'altro, interviste a pubblici aministratori e, anche nel caso di comunicazione/informazione istitutizionale, vige l'obbligo di evidenziare la loro natura a pagamento. Omettendo di farlo, i due giornalisti hanno contribuito a diffondere il messaggio erroneo che l'informazione possa essere a pagamento senza che il lettore ne sia messo a conoscenza.
L'Ordine dei giornalisti del Veneto ha avviato numerose istruttorie sul fronte della commistione informazione-pubblicità, delle interviste a pagamento e dell'obbligo di trasparenza della comunicazione/informazione pubblicata dietro il pagamento di un corrispettivo economico e attualmente sono aperti una decina di fascicoli preliminari che riguardano emittenti televisive e radiofoniche, quotidiani e periodici di tutta la regione. (VENEZIA, 12 DICEMBRE 2012 - DAL SITO DELL’ORDINE DEI GIORNALISTI DEL VENETO)

 

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