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Supercoppa in Arabia Saudita, l'Usigrai critica la Lega Serie A per i settori riservati agli uomini
La polemica 03 Gen 2019

Supercoppa in Arabia Saudita, l'Usigrai critica la Lega Serie A per i settori riservati agli uomini

«Per 7 milioni di euro accetta regole contrarie alla nostra Costituzione», twitta il segretario del sindacato dei giornalisti Rai, Vittorio Di Trapani. Le Cpo Fnsi e Usigrai: «Diritti umani e diritti delle donne al primo posto».

Il segretario nazionale dell'Usigrai, Vittorio Di Trapani, è tornato a criticare la Lega Serie A per la scelta di giocare in Arabia Saudita la finale di Supercoppa italiana tra Juventus e Milan, in programma il 16 gennaio, perché alcuni settori dello stadio di Jedda saranno riservati ai soli uomini. «La Lega Serie A prova vergogna nell'accettare che esistano settori dello stadio 'riservati agli uomini'? Per 7 milioni di euro la Lega Serie A accetta regole contrarie alla nostra Costituzione». Il mese scorso il sindacato dei giornalisti Rai aveva stigmatizzato la Lega di A per la scelta di giocare a Jedda, malgrado le notizie sul brutale assassinio del giornalista Jamal Khashoggi che chiamano in causa il principe ereditario saudita. (AdnKronos)

PER APPROFONDIRE
Cpo Fnsi e Cpo Usigrai: «Diritti umani e diritti delle donne al primo posto»
Le Commissioni pari opportunità della Fnsi e dell'Usigrai appoggiano l'appello del segretario dell'Usigrai Vittorio Di Trapani affinché si apra nel mondo dello sport in generale e in quello del calcio in modo particolare, una riflessione sull'opportunità di giocare il prossimo 16 gennaio la finale della Supercoppa italiana a Jedda in Arabia Saudita.
Riteniamo censurabile che i due club coinvolti, quello del Milan e quello della Juventus, e la Lega Serie A non abbiano fatto alcun passo indietro di fronte alla palese violazione dei diritti umani che si verifica nel Paese e che è culminata con la brutale uccisione, il 2 ottobre del 2018 nel consolato saudita ad Istanbul, del giornalista Jamal Khashoggi.
Ricordiamo che l'Arabia Saudita è un Paese nel quale attiviste per i diritti delle donne e alcuni loro sostenitori sono rinchiusi in un carcere di massima sicurezza dal maggio del 2018 e in cui il controllo degli uomini sulle donne è previsto per legge. Consideriamo dunque deprecabile che, in cambio dell'ingente somma di denaro pagata dal principe ereditario Mohammed Bin Salman, siano state accettate condizioni in palese violazione della pari dignità di uomini e donne. Condizioni che sono diventate evidenti all'inizio della campagna di vendita dei biglietti per assistere alla partita: con tifose cui saranno preclusi settori dello stadio riservati soltanto agli uomini e che potranno vedere la partita soltanto se indosseranno l'abaya, la lunga veste che copre le donne in Arabia Saudita, ammesse agli stadi solo da un anno.
Ci rendiamo conto che, purtroppo, il calcio italiano è in buona compagnia: sono tanti i Paesi, compresa l'Italia, che vendono armi al regime saudita impegnato nel devastante e dimenticato conflitto in Yemen, con l'immane strage di civili e bambini, che proprio Khashoggi illuminava con i suoi articoli.
Tuttavia non perdiamo la speranza che dallo sport possa arrivare un segnale chiaro: in nome dei diritti umani e nel rispetto della dignità e integrità delle donne. E invitiamo i mezzi di informazione a coprire la protesta affinché la finale non venga giocata a Jedda.

@fnsisocial

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