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Minacce 05 Feb 2016

Il Consiglio d'Europa sui casi di Lirio Abbate e Piazza Pulita: “In Italia giornalisti vulnerabili”

I recenti attacchi a Lirio Abbate e la perquisizione della Digos nella redazione di Piazza Pulita finiscono sulla piattaforma per la protezione e la sicurezza dei giornalisti creata dal Consiglio d’Europa. “Ogni minaccia a un giornalista e all'informazione deve essere considerata come una minaccia al tessuto democratico della società”, afferma Nils Muiznieks, commissario dei diritti umani del Consiglio.

I recenti attacchi a Lirio Abbate e la perquisizione della Digos nella redazione di Piazza Pulita finiscono sulla piattaforma per la protezione e la sicurezza dei giornalisti creata dal Consiglio d’Europa. “Ogni minaccia a un giornalista e all'informazione deve essere considerata come una minaccia al tessuto democratico della società”, afferma Nils Muiznieks, commissario dei diritti umani del Consiglio.

Gli attacchi al giornalista dell'Espresso Lirio Abbate da parte dell'avvocato di Massimo Carminati durante le udienze del processo “Mafia Capitale” e la perquisizione della Digos nella redazione del programma televisivo Piazza Pulita, avvenuta il 12 gennaio, sono oggetto di due "allerte" pubblicate sulla piattaforma per la protezione e sicurezza dei giornalisti creata dal Consiglio d'Europa.
Il caso Abbate è stato inserito come "allerta di primo livello", cioè tra le violazioni più gravi e dannose per la libertà di stampa. Mentre l'allerta per la perquisizione a Piazza Pulita è stata definita di "secondo livello", cioè un caso di violazione della libertà dei media causata da un abuso di potere da parte di un organo dello Stato.
Le due denunce raddoppiano il numero di allerte concernenti l'Italia pubblicate sulla piattaforma del Consiglio d'Europa.
"Il caso di Lirio Abbate e di Piazza Pulita sono esempi emblematici della preoccupante vulnerabilità strutturale cui devono far fronte i media in Italia" afferma Nils Muiznieks (in foto), commissario dei diritti umani del Consiglio d'Europa, in un'intervista all'Ansa. "La mancanza di sicurezza per i giornalisti, l'impunità per i crimini commessi contro di loro e le pressioni politiche sui media – prosegue il commissario – sono un problema di lunga data nel Paese. Il fatto che lo Stato resti in silenzio su casi come questi aumenta le difficoltà che i giornalisti devono affrontare tutti i giorni nel fare il loro lavoro, che è fondamentale".
Secondo Muiznieks, infine, le autorità italiane devono prendere più seriamente le minacce e le violenze contro i giornalisti e le pressioni ingiustificate sui media e assicurare una protezione migliore della libertà di stampa. "Ogni minaccia a un giornalista e all'informazione deve essere considerata come una minaccia al tessuto democratico della società", conclude Muiznieks che, riferendosi al caso Abbate, chiosa: "Fornire una scorta ai giornalisti minacciati è bene, ma non basta. Le più alte cariche dello Stato devono condannare tutti i casi di minacce e violenze contro i giornalisti, e i crimini commessi contro gli operatori dell'informazione devono essere perseguiti con maggiore efficacia".

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