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Fnsi 08 Gen 2004

La replica di Andriolo al consigliere Inpgi Venchiarutti. Sabbatini, sindaco dell'Inpgi: "Il nostro settarismo ci ha giocato un brutto tiro"

La replica di Andriolo al consigliere Inpgi Venchiarutti. Sabbatini, sindaco dell'Inpgi: "Il nostro settarismo ci ha giocato un brutto tiro"

La replica di Andriolo al consigliere Inpgi Venchiarutti. Sabbatini, sindaco dell'Inpgi: "Il nostro settarismo ci ha giocato un brutto tiro"

Caro Venchiarutti, rispondo alla tua garbata lettera e mi rivolgo così ai tanti colleghi di buona volontà ai quali, come te, sta a cuore l’Inpgi. Rispondo per punti: 1- Lo Statuto: sicuramente è vecchio e inadeguato. Tant’è che l’ultimo Cda in carica voleva cambiarlo, ma tutto si arrestò quando si era pensato di limitare a due volte la rieleggibilità del Presidente. Cambiare lo statuto non potrà non far parte di un programma e dei compiti di un presidente di garanzia . 2 - Sindacato e Inpgi: l’invadenza del sindacato federale è sotto gli occhi di tutti. I documenti dei dodici apostoli, le mozioni di affetto di alcune associazioni, le pronunce di componente, le pressioni sui singoli e su collettivi, i tentativi di racimolare qualche voto di scambio. Perniciosa invadenza di un sindacato che ritiene l’Inpgi una cassaforte piuttosto che un Ente amministratore di un bene comune. 3 - Indicare nomi?: non spetta a me caro collega. Le caselle vuote non si riempiono di nomi e basta, si fa ampia e amplissima consultazione, si esplora per ottenere il meglio e il massimo dell’equilibrio nel rispetto della democrazia, non del “pluralismo lottizzante”. Sono d’accordo, caro vecchio Venchiarutti, si deve gestire un’ente previdenziale e farlo ritornare dei giornalisti e per i giornalisti; non lasciarlo fondo di sciccheria, di una maggioranza e basta. Da parte di “Inpgi.si cambia”, non ci sono pregiudiziali, ma la richiesta di un programma, la ricerca di un’equilibrio, di un presidente che sappia rappresentare tutti, che garantisca equità, capacità ed equilibrio. E mi auguro che non si ritorni a oscene proposte come quella del precedente Consiglio generale: una lista di nove (che magari sarebbe diventata di dieci se solo i meccanismi elettorali lo avessero consentito) lasciando fuori chi non brindava col capo. Ed a proposito, ma qualcuno può illustrarci i meriti del vostro candidato? Fatta salva la dedizione al lavoro, l’uomo è stato bravo e in che cosa? Le mie critiche le ho esplicitate per iscritto e oralmente: riguardano prestazioni ridotte, bilanci gonfiati, impoverimento progressivo dell’Inpgi, dipendenti demotivati, rapporti con i giornalisti deteriorati, uso anarchico delle ispezioni, consiglieri maltrattati; ci vogliamo mettere anche qualche episodio dequalificante? La posizione del vostro candidato attuale è comunque debole e troppo discutibile (non tralascerei anche il fatto che, dopo due mandati, dovrebbe essere lui stesso a evitare di proporsi). E infine: rischio commissariamento? Non è nei nostri programmi e non è neppure un’ipotesi all’orizzonte, ma questo non significa che io debba assumere la veste di Chamberlain. Maurizio Andriolo Nonostante sia anch'io un ammiratore di De Bono a quello laterale preferisco, per indole, il "pensiero frontale" alla Filippo il Macedone. Forse perché aiuta a chiarire i punti di vista. Ebbene, per dirla con franchezza, il nostro settarismo ci ha giocato un brutto tiro. L'idea strampalata di eleggere per intero il consiglio di amministrazione dell'Inpgi, unita ad una certa ignoranza sulle regole statutarie, ha finito per mettere in discussione i rapporti di forza che (con difficoltà) avevamo costruito nelle elezioni. Non vi sto ad annoiare sullo sconcerto che quanto sta accadendo suscita nelle redazioni, a cominciare dalla mia. Capisco ed apprezzo lo sforzo di Riccardo Venchiarutti di costringere i nostri interlocutori ad aprirsi imponendo loro l'obbligo di una proposta in positivo. Penso però che, a questo punto, dovremmo porre con forza dei principi che siano condivisi da tutti per far sì che da questa situazione si possa comunque uscire in avanti, al di là della composizione del futuro consiglio di amministrazione. In breve ritengo che siano necessarie: 1) norme condivise sulla rappresentanza nel consiglio generale. Se l'attuale ripartizione dei collegi non viene ritenuta affidabile non c'è, credo, alcun problema a determinare circoscrizioni elettorali più ampie o addirittura un collegio unico nazionale. Anche in quest'ultimo caso avremmo ugualmente vinto le ultime elezioni. Ciò che è importante è definire un sistema elettorale per liste, così da evitare la finzione del "tutti sono eleggibili" e finirla con il tormentone delle omonimie. 2) modalità di voto e di riunione. Per allargare il più possibile la platea degli elettori effettivi occorre consentire il voto elettronico. Norme severe vanno imposte per evitare che i colleghi siano sommersi di mail nel periodo elettorale. Nomi e programmi vanno resi disponibili sul sito web dell'Inpgi. Per consentire anche ai non "sindacalisti" di poter partecipare alla vita dell'istituto, è necessario rendere possibile la partecipazione telematica alle riunioni degli organi collegiali, così da non costringere consiglieri e sindaci ad estenuanti e costosi (per l'ente) viaggi romani 3 o 4 volte al mese. 3) è necessario un forte rinnovamento nella rappresentanza dell'Inpgi. Non dovrebbero essere rieleggibili colleghi che hanno partecipato al Cda per più di due mandati consecutivi e nella scelta dei nomi dovrebbero essere considerate le competenze degli eletti (come peraltro raccomanda il codice civile) e non la loro forza da leader sindacali. Dovrebbero essere inoltre vietati i doppi incarichi. Accolti tali principi e definito il rapporto di forza all'interno delle componenti ogni raggruppamento potrebbe indicare i suoi candidati. Oppure, elaborando l'idea di Riccardo, ogni raggruppamento potrebbe scegliere i candidati di quello altrui. Forse è un po' originale (è di una "lateralità" assoluta) ma si potrebbe tentare. Va aperta inoltre una riflessione più profonda sull'efficacia dell'attuale sistema che vede i giornalisti dirigere in prima persona il loro ente di previdenza. Su questo sapete come la penso _ sarebbe preferibile affidare la gestione a manager professionali nominati (e licenziati) da un consiglio di sorveglianza partecipato da giornalisti ed editori _ e non vi annoio ulteriormente. Sono tornato troppo tardi dalle vacanze natalizie per partecipare alla discussione del documento di "componente". Detto tra noi non mi sembra particolarmente exciting. Buon anno a tutti Riccardo Sabbatini Pubblichiamo volentieri una precisazione di Riccardo Sabbatini: "Mio malgrado debbo commentare questa mia lettera che non era affatto indirizzata al "Barbiere della Sera" ma faceva parte di una corrispondenza della lista di "Nuova Informazione" di cui faccio parte. Ne faccio parte io, ma non Francesco Abruzzo che l'ha ottenuta non so in che modo e l'ha resa di dominio pubblico (suppongo anche al "Barbiere della Sera") senza avere neppure il buon gusto di chiedermi il permesso. Per giunta accompagnandola nel suo sito con il titolo stravagante di "lettera-confessione" (non si capisce che cosa dovrei confessare, semmai sto esprimendo una critica). Da un punto di vista deontologico, francamente, non mi sembra il massimo soprattutto da parte di chi presiede l'Ordine lombardo dei giornalisti. Faccio queste precisazioni perchè, come argomentava Jakobson nei "saggi di linguistica generale", nel linguaggio ciò che conta non è soltanto il contenuto ma anche il contesto, l'interlocutore cui è rivolto. In questo caso, tra l'altro quella lettera faceva seguito ad una proposta di Riccardo Venchiarutti. Ed aveva il tono di una discussione franca e non paludata tra amici (come la mia lista è abituata ad avere). Quanto alle altre liste non sò, non sono abituato a guardare dal buco della serratura. Ciò detto spero che i colleghi apprezzeranno i contenuti di quello che voleva rappresentare un contributo a trovare vie d'uscita nuove alla situazione dell'Inpgi che è divenuta sempre più ingarbugliata. Riccardo Sabbatini

@fnsisocial

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