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Internazionale 06 Ott 2006

Massimo Alberizzi scrive a Franco Abruzzo dal Sudan: "Vagli a spiegare tu ai servizi di sicurezza sudanesi che in Italia non ci sono giornalisti spie"

Lettera dal Darfur di Massimo Alberizi, consigliere nazionale di Senza Bavaglio a Franco Abruzzo, presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia sul caso Farina

Lettera dal Darfur di Massimo Alberizi, consigliere nazionale di Senza Bavaglio a Franco Abruzzo, presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia sul caso Farina

Caro Franco, ti scrivo dal Sudan. Sono nel sud, in un posto devastato che si chiama Juba, dove la guerra è finita, e andrò nel Darfur, dove la guerra invece continua. In Darfur un paio di mesi fa è stato arrestato un mio amico, Paul Salopek, del Chicago Tribune, due volte premio pulitzer. Io e Paul abbiamo lavorato assieme in Eritrea e nel 2004 in Sudan, proprio in Darfur dove il conflitto era appena cominciato. Eravamo entrati clandestini, cioè senza visto, in Sudan assieme ai guerriglieri che combattevano e combattono in Darfur. Paul ha ritentato la stessa strada quest’estate ed è stato arrestato. Ovviamente è stato accusato di spionaggio. Invece non è una spia ma un giornalista. E’ stato rilasciato perché ha potuto convincere, anche attraverso i buoni uffici di un governatore suo amico che è andato a parlare con il presidente sudanese, che tra spionaggio e giornalismo c’è incompatibilità e antagonismo. E che non ci sono giornalisti americani nel libro paga della CIA. Il presidente sudanese gli ha creduto e ha rilasciato Paul. La legge americana, come per altro quella italiana, vieta alle agenzie di spionaggio di reclutare giornalisti. Ebbene se mi dovessero arrestare per spionaggio ora glielo vai a spiegare tu ai servizi di sicurezza sudanesi che da noi non ci sono giornalisti spie? Che non ci sono colleghi al soldo del SISMI. Per favore non dirgli che sì, ce n’era uno ma è stato sospeso per un anno e che una volta finita la pena potrà tornare a fare ancora il giornalista. Altrimenti quelli non mi lasceranno andare via mai più e saranno convinti che effettivamente io sono una spia. Renato Farina si è macchiata di una colpa gravissima molto più grave di quella per cui fu radiato Osvaldo de Paolini, accusato di insider traiding. (mi domando poi perché per Osvaldo de Paolini non valga “il diritto come tutti i cittadini a un trattamento improntato a umanità e tendente alla sua rieducazione”). Con il suo comportamento scellerato Farina ha messo in pericolo la vita di decine di colleghi che ogni giorno, nello svolgimento del loro lavoro, rischiano di essere accusati di spionaggio. E il prestigio e l’autorevolezza di un’intera categoria. Tu parli di gogna mediatica, ma, scusami, non è francamente nulla rispetto alle conseguenze nefaste provocate dal suo comportamento. Sono spiacente ma non mi convinci! Nella organizzazione di cui tu sei presidente, l’Ordine, non c’e spazio per tutti e due: o me o lui!Con un cordiale saluto sperando che ti renda conto del grosso guaio che è stato combinato Massimo A. Alberizzi Consigliere Nazionale FNSI Senza Bavaglio Ecco il commento diffuso da Franco Abruzzo Sospensione/Le conseguenze Farina per 12 mesi non potrà firmare, non riceverà lo stipendio e i contributi previdenziali. E' poco? Tanti colleghi chiedono di conoscere le conseguenze della sospensione inflitta al giornalista Renato Farina per la vicenda della collaborazione con il Sismi. Precisiamo che Farina per 12 mesi non potrà firmare, non riceverà lo stipendio e i contributi previdenziali. E' poco? Si aggiunga che, a seguito delle sue scelte censurate aspramente dall'Ordine, Farina ha subito una gogna mediatica devastante. La gogna è una misura punitiva medioevale, che oggi si avvale dei moderni mezzi della comunicazione di massa (tv, radio, giornali e web). Nel XIV secolo, si legge nello Zingarelli, la gogna consisteva "nel mettere un collare di ferro che si stringeva attorno alla gola dei condannati alla berlina". Oggi i massmedia espongono le persone alla derisione e allo scherno pubblico. Ed è quello che è avvenuto, purtroppo, con Farina, prima di una condanna penale o di una sanzione disciplinare. Resta una domanda: i professionisti, che sbagliano (e Farina ha sbagliato di grosso), non hanno diritto come tutti i cittadini a un trattamento improntato a umanità e tendente alla sua rieducazione? I principi della Costituzione si applicano a tutti, amici e nemici. La giustizia è equità, non vendetta. (f. ab.).

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